Il Castello del Borgo di Castelnuovo.
Il Borgo.
Il Borgo.
Il "fronte della cava dell'allume.
L'area geotermica di Castelnuovo
TEMPUS EDAX RERUM.
O
tempo, divoratore delle cose! E così il tempo vorace oltre a noi distrugge ogni cosa. Mi tornava a
mente questa sentenza di Ovidio, ieri
mattina, ultimo giorno dell’anno 2021, durante una breve camminata agli antichi
luoghi delle manifestazioni naturali geotermiche di Castelnuovo di Val di
Cecina, partendo dall’antica Porta Medievale del Borgo, oltrepassando il podere
Il Tiglio e incamminandomi sulla Via di Sant’Antonio, oltrepassando i ruderi
dei Vasconi e i sondaggi ancora attivi
della Società Belga che con altre più piccole Ditte, anche locali, affiancarono
Francesco De Larderel agli inizi dell’800, fino a cedergli, nel 1912, tutte le
loro Fabbriche dell’Acido Borico. Quindi, dopo più di 200 anni di sfruttamento
artificiale, siamo ancora su un’area “calda”, che aveva al centro il fosso “Riputido”
(cioè puzzolente), nel quale sversavano le acque dei “lagoni”. Questo Fosso perenne raccoglieva, in tempi
più vicini, le acque “nere, del paese nuovo e si immetteva nel Torrente Pavone.
Tuttavia, data la conformazione delle rocce, queste acque inquinanti, non
arrivavano al torrente, ma erano assorbite da uno dei pochi affioramenti di
anidriti, di epoca Triassica, cioè una delle più antiche emerse. Venendo dal
Borgo c’era una sola strada campestre che oltrepassava il Riputido, poco oltre
i fabbricati di Santa Susetta e quello del Tommi, oggi completamente distrutti.
Ed era poco dopo averlo oltrepassato che si trovava, sul lato sinistro della
strada, ai piedi della antica cava a cielo aperto dell’allume, la “pomice”,
cioè una terra fine e abrasiva. Ed era per questo che la mia nonna Enélide mi
mandava ogni tanto a raccoglierne una sacchetta per la pulizia delle stoviglie. Ma una delle attrazioni per noi monelli era la
“Grotta del Tommi”, una grotta naturale
a poche decine di metri dalla strada, coperta da terreni castagnoli,
roghi, edera , con una piccola imboccatura che vi accedeva, dovendo strisciare per forse quasi due metri per giungere all’interno. C’erano tracce di frequentazione animale,
forse volpi e istrici e forse anche tane di serpenti, ma a noi ragazzi le cose
che più ci piacevano erano i minerali che si potevano raccogliere, come lo
zolfo, l’ematite, e i cristalli del quarzo! Una diecina o più di anni fa, ci
accompagnai un geologo francese che si stava interessando dell’allume e delle
sue cave e miniere. Mi sembrò la grotta molto più piccola di come la ricordavo!
Ma adesso è impossibile accedervi. Più
verso il fondovalle c’era un’altra Caverna, già in parte franata, che si
chiamava “la Buca della Concia”, dato che probabilmente era una cavità
geotermica calda dove si conciavano le pelli degli animali. Sempre sul “Riputido”, verso valle, un tempo,
si potevano raccogliere ancora resti di allume, dato che sulla sua sponda
sinistra era esistita una grossa miniera di allume, e le cui lavorazioni venivano
effettuate sul Torrente Pavone in un fabbricato detto “L’Edifizio”, oggi “Mulino
del Defizio” in quanto era il luogo della macinazione del minerale utilizzando
l’acqua sia del torrente, sia quella derivata, attraverso condotti e “corte”,
dalle pendici delle Carline e dal Fosso di Liscone. Naturalmente questa strada
era quella più breve per noi ragazzi del Borgo per arrivare a “Poggi Lazzero” e
prendendo alcuni scorcioni, fino al famoso “Pozzo delle Pecore” sul Torrente
Pavone, dove potevamo tuffarci ed anche nuotare! Naturalmente nudi! Metto tre o
quattro foto: l’area della ex Belga, le antiche Cave dell’Allume; e una visione
dell’inespugnabile Borgo di Castelnuovo e del suo Castello! BUON ANNO 2022 A TUTTI I MIEI LETTORI!
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