La scritta invincibile.
Ho ripreso in
mano,
dopo
lunghissimi anni di dimenticanze
e nuove
ricordanze,
“Alla ricerca
del tempo perduto”,
e mi ha
colpito una semplice annotazione
sull’ultima di
copertina
del primo dei
tre volumi,
editi da
Einaudi nel 1963,
“Terminato alle 24 del 23 agosto 1971.
Bellissimo!”
C’era, tra le
pagine,
un rametto di
fiori,
secco ed ancor
profumato,
non so più
bene
cosa abbia
significato per me.
Infine, nel
terzo ed ultimo volume,
ho trovato un
biglietto cinese,
e la scritta a
matita:
“Terminata lettura, agosto 1975.
Opera memorabile, Carlo”.
Si, mi ero
letto, in cinque anni,
le 1150 pagine
di quest’opera
gigantesca e
memorabile!
E così sono
andato a Parigi
a visitare la
cameretta
dove Marcel
Proust morì.
Ma perché ho
ripreso a sfogliare
questo libro?
Forse per
ravvivare la fiamma
dei miei
ricordi lontani,
avvolti in una
nebbia sottile,
ritornando,
dopo
settantadue anni di assenza,
sulle antiche
scale
di un alto
casamento,
dove abitai
nel breve trapasso
dall’infanzia
all’adolescenza,
in un
microcosmo irripetibile:
il Palazzo di
Garibaldo.
Molte
gonnelline sfioravano,
più volte al
giorno,
sulle strette,
alte e buie scale,
i miei calzoni
corti,
ma senza
destare pensieri lascivi,
e poi passi di
calzolai, operai, spose,
ragazzi e
delle mie amate cugine;
loro così
belle
come più non
ho visto nella vita
e che ancora
non conoscevano l’amore.
Il sabato e la
domenica
mio padre non
si stancava
di suonare la
sua fisarmonica
e lo zio il
sassofono contralto,
mentr’io, dall’alta
finestrella
della
minuscola cucina,
mi affacciavo
sulla via
e sulla vita
che mi sorrideva.
Nella camera
di Garibaldo morente,
vidi per la
prima volta
un grande
quadro alla parete,
un carro con i
buoi bianchi
e un gran sole
rosso che illuminava
i campi di
grano biondo
e la scritta:
“Proletari di
tutto il mondo unitevi!”
Fu quella
scritta invincibile
che segnò il
mio futuro.
Nessun commento:
Posta un commento