Ritorno al Carbonciolo
Alla fine di agosto 2019 sono ritornato al Carbonciolo. Gli attuali proprietari, una famiglia tedesca, mi hanno dato l'autorizzazione, anche quella di scattare fotografie, ma senza riprodurle. Così nel metto due "antiche", credo scattate nel 1976, io con la mia figlia affacciata ad un finestrino...Il casolare ha mantenuto la struttura originale, con qualche lieve variante, ma naturalmente gli interni sono cambiati e non c'è più la grande stalla delle pecore, né quella delle vacche. Adesso una "strada" porta sull'aia. Ho cercato nel fossetto la sorgente, con la quale mi dissetavo...è ormai seccata! Come la mia memoria.
Il passato che ho
dentro
Qui, mi hanno detto, ci sei nato,
poi ti portarono piccino al Carbonciolo
nell’inverno del quarantatré,
e una donna ti stringeva al seno.
Non rammento più niente
del passato che ho dentro,
né dove nasca il mio tormento:
ma una vecchia ho nel cuore
che mi raccontava ridendo
le
avventure
di una principessa slava!
E altri mille particolari
galleggiano sulla materia cerebrale,
come bianche nuvole nel cielo sereno:
amori, dolori, speranze, paure,
zucca trippata e frittata d’erbe,
stoccafisso e maccheroni,
orzo bruciato nell’attostino,
il Ghiani, la Montesi, il caldaino.
Parole semplici e pure
nel tempo senza fine,
al suono della fisarmonica
tra i cameli in fiore.
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