sabato 30 giugno 2012


A un’amica poetessa!

Conosco una poetessa schiva, che scrive in silenzio e talvolta si prova a leggere i suoi versi in famiglia, con scarso successo, e un po’ di compatimento. Le sono amico da quasi cinquant’anni, e ho sempre apprezzato il senso della liricità che ha espresso in differenti forme artistiche. Ultimamente abbiamo parlato di poesie, le nostre, e di come esse siano così estranee ai tempi moderni. Siamo rimasti al lirismo romantico delle nostre giovinezze e non riusciamo ormai a trovare una via d’uscita, anche se lo volessimo, al labirinto nel quale ci siamo rifugiati. Forse è una risposta inconscia al rifiuto della vacuità che ci assedia, ad un mondo che ha perduto la sua delicata, ed a volte, crudele innocenza. Mi piace ascoltarla, soprattutto, mentre rievoca con passione e nostalgia le antiche storie del suo villaggio e della sua gente, il luogo incantato dove ancora vaga la sua anima. La incito vivamente a continuare a scavare nella memoria, a scrivere. Non importa aver la fronte cinta dal mirto, scrive di cose umili, alle quali, però, infonde inconsapevolmente il soffio dell’immortalità. Sono felice già per il solo fatto che abiti nel mio stesso paese e che ogni tanto la possa incontrare per quelle quattro chiacchiere che rompono la mia solitudine creativa. Stamani m’ha regalato due poesie:”Foglie” e “Le strade” e me ne ha letta un’altra, forse la più bella, “Sabina”.

 Le strade

…ho lasciato il mio paese,
perché l’ho lasciato?
Aspettavo aspettavo,
ma cosa aspettavo?
Ho lasciato le mie strade,
ma dove andavo?...

Foglie

Ma cos’è questo
affaccendarsi, raggrupparsi
frettoloso lungo la strada,
con un pettegolare
ansioso, sovrapporsi
e decidere intorno alla fontana,
di lasciare un tappeto
d’ambra e d’oro?

La bella estate è passata
e quanta sete!
…..

Si, la bella estate è passata e quanta sete!

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