A un’amica
poetessa!
Conosco una poetessa schiva, che
scrive in silenzio e talvolta si prova a leggere i suoi versi in famiglia, con
scarso successo, e un po’ di compatimento. Le sono amico da quasi
cinquant’anni, e ho sempre apprezzato il senso della liricità che ha espresso
in differenti forme artistiche. Ultimamente abbiamo parlato di poesie, le
nostre, e di come esse siano così estranee ai tempi moderni. Siamo rimasti al
lirismo romantico delle nostre giovinezze e non riusciamo ormai a trovare una
via d’uscita, anche se lo volessimo, al labirinto nel quale ci siamo rifugiati.
Forse è una risposta inconscia al rifiuto della vacuità che ci assedia, ad un
mondo che ha perduto la sua delicata, ed a volte, crudele innocenza. Mi piace
ascoltarla, soprattutto, mentre rievoca con passione e nostalgia le antiche
storie del suo villaggio e della sua gente, il luogo incantato dove ancora vaga
la sua anima. La incito vivamente a continuare a scavare nella memoria, a
scrivere. Non importa aver la fronte cinta dal mirto, scrive di cose umili,
alle quali, però, infonde inconsapevolmente il soffio dell’immortalità. Sono
felice già per il solo fatto che abiti nel mio stesso paese e che ogni tanto la
possa incontrare per quelle quattro chiacchiere che rompono la mia solitudine
creativa. Stamani m’ha regalato due poesie:”Foglie” e “Le strade” e me ne ha
letta un’altra, forse la più bella, “Sabina”.
Le strade
…ho lasciato il mio paese,
perché l’ho lasciato?
Aspettavo aspettavo,
ma cosa aspettavo?
Ho lasciato le mie strade,
ma dove andavo?...
Foglie
Ma cos’è questo
affaccendarsi, raggrupparsi
frettoloso lungo la strada,
con un pettegolare
ansioso, sovrapporsi
e decidere intorno alla fontana,
di lasciare un tappeto
d’ambra e d’oro?
La bella estate è passata
e quanta sete!
…..
Si, la bella estate è passata e quanta sete!
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