venerdì 29 giugno 2012





29 Giugno 1944, SS. Pietro e Paolo: Arrivano gli americani a Castelnuovo!

I soldati americani di un reggimento di fanteria e di esploratori della I Divisione corazzata del generale Harmon della V Armata “liberano dai nazifasciti, ormai in fuga verso il Nord Italia, dopo aver commesso gli ultimi orrendi crimini uccidendo 77 minatori e 9 partigiani, il mio piccolo comune. Termina la tragedia della “guerra militare” e quella della “guerra civile”, anche se, nel primo caso, ci saranno ancora morti sui campi minati di Sasso Pisano, mentre nel secondo le turbolenze sociali, accompagnate da episodi di violenza fisica contro ex fascisti e della RSI, continueranno per circa un mese, senza peraltro causare ulteriori vittime. Oltre la linea del fiume Arno e al di là della Linea Gotica appenninica, la guerra avrà uno svolgimento crudele e fratricida per altri lunghissimi undici mesi ed a Castelnuovo, nella germogliante democrazia,  si effettueranno numerose “collette” per aiutare gli eroici partigiani del Nord. E’ infine di forte significato simbolico il fatto che uno dei primi liberatori sia stato il figlio di una famigliola emigrata negli USA da Castelnuovo all’inizio del ‘900, il sergente Agostino Nocenti, nipote di Pietro di Lucino. Fu infatti alla curva della Stregaia che la jeep del Nocenti incontrò due donne, Telene e Nastasia,  che si recavano alla Fattoria di Bruciano, alle quali chiese, in uno stentato italiano, notizie dei suoi parenti. Telene rispose che in America c’erano le famiglie dei tre fratelli di suo marito, Filiberto Francini,  al che il sergente esclamò con gioia: “Io sono il cognato di Ugo Francini (Franks) di Masontown!” e detto questo invitò le due donne a salire sulla jeep riportandole a Castelnuovo tra il tripudio della popolazione. Ma non si trattò di un caso unico. Infatti, nei giorni successivi,  arrivarono con le truppe americane altri soldati figli di emigranti castelnuovini, di quelle circa quattrocento famiglie che nei primi anni del secolo avevano originato la più grande emigrazione di massa della sua storia. Nella dimenticanza generale sarebbe forse il momento di dedicare una Via od una Piazza ai nostri liberatori!  

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