PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 106. (1982)
Unionquadri
Il giorno 4 marzo 1982 si è riunito il “Gruppo
Aziendale Unionquadri di Larderello” per discutere molte questioni, di cui
alcune legate alla vertenza contrattuale in corso. Proposte dell’Enel, proposte
dei “quadri”, eventuali proposte sindacali…controproposte. I sindacati non
erano invitati e nemmeno i lavoratori che non fossero “quadri”; noi che siamo
molto interessati a seguire il difficile corso sociale ed a ricomporre le
contraddizioni emergenti tra i soggetti nei quali si articola oggi il mondo del
lavoro: operai, impiegati, tecnici, dirigenti, intellettuali (uomini e donne,
pensionati e giovani disoccupati…), abbiamo chiesto di poter essere presenti,
ma non abbiamo ricevuto risposta. Scriviamo quindi, in forma schematica, su
questo nostro “giornalino” alcune cose che avremmo volentieri detto e
confrontato in quella sede:
1) L’unità delle forze del lavoro, a tutti i livelli
professionali, è indispensabile per trasformare la Società;
2) Raggruppare fasce di lavoratori per livelli di
inquadramento, per titolo di studio, per mansioni, mentre si tende ad una
progressiva unificazione intercategoriale, è un elemento negativo, di
frantumazione, corporativo, destinato a provocare lacerazioni in tutti i posti
di lavoro e, in ultima analisi, a favorire la vittoria del padronato;
3) Nel sindacato c’è spazio politico, organizzativo,
culturale ed ideale per tutti i
lavoratori, qualunque sia la natura della prestazione individuale;
4) L’operaismo vecchio stampo ottocentesco non esiste
più: l’elementare suddivisione dell’universo in sole due classi antagoniste,
proletariato e capitalismo, è modificata dal progresso tecnologico,
dall’espansione del capitale pubblico, dall’espansione del settore terziario e
dei servizi, dalle fasce sociali non produttive;
5) Emergono nuove figure professionali, nuovi ceti, con
nuovi ideali e che sono portatrici/ori di nuovi valori etici;
6) Non per calcoli contingenti, di delega o elettorali,
il sindacato opera da tempo una profonda riflessione sulla collocazione –
nell’organizzazione del lavoro – di queste nuove figure professionali;
7) Solo l’unità tra una classe dirigente progressista,
valida sotto il profilo tecnico-culturale, democratica e i lavoratori
direttamente impegnati nella produzione, e tra le organizzazioni che li
rappresentano, può favorire lo sviluppo della Società;
8) Professionalità, differenziazione delle retribuzioni
legata alle reali mansioni svolte, al grado di autonomia, alle responsabilità
di comando e di coordinamento, a lavori ripetitivi, stressanti, pesanti;
mantenimento dell’egualitarismo sul salario sociale, tassazione progressiva sul
solo salario professionale…sono le basi per una battaglia comune tra operai,
tecnici, impiegati, “quadri”;
9) Non si può nascondere che, mentre si assiste a un
impetuoso cambiamento tecnologico e alla comparsa in termini difusi di nuove
figure ad alta professionalità, convivono ai livelli direttivi delle Aziende e
delle Istituzioni conservatori e innovatori, arrampicatori aziendali e tecnici
capaci, inutili burocrati ed efficienti funzionari: non tutto l’esistente è
valido, non tutto può essere sostenuto;
10)
Il padronato,
facendo leva soprattutto sul denaro (il più grande e suggestivo mezzo di
convincimento), mira a spezzare l’unità di classe, ad attirare una cerchia
ristretta, ma importante, di tecnici e funzionari, nella propria sfera di
influenza, per esercitare, nel modo più indolore possibile, la propria egemonia
sui mezzi di produzione: dividi et impera;
11)
Nessuno può impedire
ad alcuno di organizzarsi come, quando e con chi più gli piace. E’ democrazia. Ma è impensabile che
senza una effettiva unità di intenti, si chieda ai lavoratori di lottare “loro”
per le conquiste degli “altri”;
12)
E’ impensabile
parlare di democrazia e dar vita, nel contempo, ad organizzazioni simili alla
carboneria, basate non tanto sul terreno di una comune ideologia di fondo,
comunanza di sentimenti, di socialità, di substrato culturale, ma solo su
“interessi di casta”;
13)
E chi sono i
“quadri”? Dove finisce il “quadro” e cominciala “cornice”? Sono i “quadri”,
cioè la classe dirigente italiana, che hanno portato il Paese all’attuale crisi
economica e morale?
Senza settarismo, senza dogmatismo, il sindacato è
aperto a tutti “gli uomini ed alle donne di buona volontà”, per una battaglia
lunga e difficile, aspra ed esaltante, che ci trasforma mentre trasforma la
società, e matura coscienze, soffia l’alito vitale della speranza sulla vita
degli uomini e sul futuro del mondo. Molto di più della pacca amichevole sulla
spalla, di un po’ di denaro, di un finto sorriso, e l’illusione di essere
“importanti”.