giovedì 25 giugno 2015




Anne Frank, una breve storia d’amore.
Di Josephine Poole e Angela Barrett (2005, GB, tutti i diritti sono riservati).


Proviamo a raccontare la storia di una giovane ragazza ebrea, apparentemente insignificante paragonata alla Shoah, nata in Germania in una famiglia borghese, che riesce a percepire in tempo la minaccia dello sterminio fuggendo nella libera e democratica Olanda mettendosi in salvo e riprendendo una vita normale. Ma ormai il mondo intero è impazzito, non esistono praticamente più luoghi sicuri in Europa e in Asia ed anche in Africa. Le svastiche naziste dilagano ad ovest ed ad est e Mussolini, il grottesco tirapiedi fascista, fa il resto nei Balcani accodandosi alle armate hitleriane perfino nell’aggressione all’Unione Sovietica. Come ci ha detto la storia: ha fatto malissimo i suoi conti, non solo personali finendo da morto appeso per i piedi a Piazzale Loreto, ma per la  tragedia che il fascismo causò a tutto il popolo italiano. Ma la salvezza di Anne Frank, la piccola ebrea riparata ad Amsterdam, è solo apparente. Anche l’Olanda viene invasa dai nazisti, e gli ebrei son costretti, chi può, di nuovo a fuggire oppure a nascondersi. Dopo due anni di volontaria reclusione in un “alloggio segreto” nel cuore della capitale, gli otto ebrei che vi si erano ammucchiati vengono denunciati da un ignoto delatore e deportati in vari Lager in Olanda ed in Germania. Tra loro anche Anne, la sorella Margot, la madre Edith e il padre, Otto Frank, l’unico che alla resa della Germania sarà ancora in vita. Gli altri son  tutti morti. Di freddo, denutrizione e malattie. Tra loro anche Margot e Anne. Ma Anne ci ha lasciato, consapevolmente, un suo grande dono: un Diario, scritto nei due anni di vita trascorsi nell’alloggio segreto ad Amsterdam. Un Diario che la renderà immortale, perché nel buio e nella solitudine, nella paura e nell’ansia in cui è costretta a trascorrere interminabili giorni ed anni, mai in lei verrà meno la fiducia e la speranza, e mai la sua anima sarà conquistata dall’odio ma, bensì, dall’amore. Anne, appena quindicenne, scrive nel Diario, il 15 luglio 1944: “…noi giovani facciamo doppiamente fatica a mantenere vivi i nostri ideali in un tempo in cui ogni idealismo viene distrutto e schiacciato, in cui le persone fanno conoscere il loro lato peggiore, in cui si dubita della verità e della giustizia e di Dio. Questa è la difficoltà nella nostra epoca: gli ideali, i sogni, le belle aspettative non fanno in tempo a nascere che vengono già attaccati e distrutti dalla realtà più crudele. E’ davvero un miracolo che io non abbia perduto tutti i miei sogni dato che sembrano assurdi ed irrealizzabili. Eppure li tengo stretti, nonostante tutto, perché credo ancora nell’intima bontà dell’uomo. Non posso costruire tutto sulla base di morte, miseria e confusione. Vedo il mondo mutare lentamente in un deserto, sento sempre più spesso avvicinarsi il tuono che ucciderà anche noi, provo la sofferenza di milioni di persone. Eppure, se guardo il cielo penso che tutto questo si concluderà per il meglio, che anche questa crudeltà finirà, che nel mondo regnerà nuovamente la tranquillità e la pace. Nel frattempo devo preservare intatti i miei ideali, nei tempi che verranno forse potrò ancora metterli in pratica!” Il 4 agosto 1944 Anne viene deportata e morirà per aver contratto il tifo petecchiale provocato dai pidocchi nel marzo 1945, appena un mese prima della Liberazione del Campo ad opera dei britannici, nel Lager di Bergen-Belsen.

Anne Frank nacque a Francoforte il 12 giugno 1929. La sorella Margot, è vicina al suo lettino e Anne la osserva con occhi curiosi.



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