Fior di tomba.
A testa bassa vestita di nero
mesta e dolente davanti a me
varcò la soglia del cimitero:
presso una tomba
s’inginocchiò.
Un’ora pianse su quei duri sassi,
poi colse un fiore e
se ne partì
abbassò il velo riprese i passi
e tra la gente davanti a me sparì.
E dopo un anno gentile e bella
e sempre in lutto la trovo ancor,
l’ho salutata gli ho detto t’amo
che tu sei l’angelo dei sogni miei.
E da lei sola, solo da lei
cerco la pace che mi rapì.
M’ha detto senti, m’ha detto ascolta,
tardi ‘l destino ci ha fatto incontrar,
in questo mondo ho amato una volta
chi amavo è morto e non so’ più amar.
Del tutto casualmente, leggendo
un libro di tradizioni orali del
pistoiese, curato da Rossana Nerozzi, maestra a Saturnana per
venti anni, sui ricordi dei bisnonni dei
suoi alunni, ho trovato nella prefazione di Claudio Rosati il testo di una
vecchia canzone cantata in una taverna della montagna. Come un lampo mi son
tornati alla mente due versi “varcò la soglia del cimitero:/presso una tomba
s’inginocchiò” che avevo udito cantare nel circolo Enal del mio paese da un
gruppo di amici, tutti uomini fatti ed anche qualcuno vecchio, credo nel 1951,
quando andai ad abitare nel corso principale a pochi passi dal Circolo dove
teneva mescita Ercolina, una donna molto disinibita.
Questi forti bevitori, ed anche
giocatori di briscola, e fumatori del sigaro toscano, erano quasi tutti antichi
anarchici e socialcomunisti, cantavano sempre Addio Lugano, Miniera, Un bel
giorno andando in Francia, Se fossi una rondinella ed anche ballate popolari
licenziose, chi sa perché avevano nel repertorio questa tristissima canzone,
più adatta ad una voce femminile che a un coro di ubriaconi, forse a ricordo
dei loro amori e della fedeltà ad essi oltre la morte. Grazie ad internet ho
ascoltato per pochi secondi questa canzone narrativa registrata nel 1961 in località Sale,
Castelnuovo Nigra, (TO) nella esecuzione di Margherita Giacoma Fattorini, di 50
anni, contadina. La canzone, a quanto so’, si ritrova in Maremma, intorno al
fiume Albegna e compare in una raccolta di canti del grande ricercatore
Vittorio Vergari.
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