29 giugno 1944,
LIBERAZIONE DI CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA (PI). SS. PIETRO E PAOLO.
Sarà stato un giorno caldo e
luminoso e, a quanto mi ha raccontato il mio babbo, nei campi il grano era
maturo e le spighe alte. Il cannoneggiamento degli americani era cessato da
parecchie ore e ormai i soldati tedeschi erano tutti sul fronte del fiume
Cecina, sotto Volterra. Tuttavia gli “sfollati” dal paese, anche per evitare le
cannonate, le mitragliate e le bombe sganciate dagli aerei, nonché sfuggire a
episodi di violenza da parte di qualche soldato tedesco isolato, non erano
ancora rientrati a Castelnuovo dai rifugi nei fossi e nelle grotte dei
dintorni. Era anche un giorno festivo, una grande festa religiosa per gli
Apostoli Pietro e Paolo, purtroppo senza scampanio perché il prete era rimasto
gravemente ferito (una suora fu uccisa) da una cannonata americana. Sulla
strada rotabile in direzione di Massa Marittima, molti ponticelli erano stati
distrutti dalle mine tedesche e il traffico dei grandi mezzi corazzati
procedeva a rilento da strade secondarie, sulle dorsali delle colline.
Tuttavia, nei pressi del Ponte della Stregaia, camminavano svelte due paesane che
si erano avventurate a piedi per raggiungere la Fattoria di Bruciano per
procurarsi qualche alimento. Una si chiamava Telene Antonelli e la compagna
Nastasia Calzolari. Proprio lì sopraggiunse una jeep americana con la grande
stella bianca e si fermò all’altezza delle donne. Uno dei soldati, in uno
stentato italiano, chiese loro se il paese fosse lontano e se ci fossero ancora
dei soldati tedeschi. Telene disse che ormai da giorni non c’erano più soldati
tedeschi e la strada era sicura. Il soldato allora le domandò se conoscevano il
signor Pietro di Lucino, che era un suo parente. Telene rispose che lo
conosceva bene e che anche la famiglia di suo marito i Francini (Franks)
vivevano in America. Il tenente allora esclamò: “Io sono il cognato di Ugo
Francini, Ugo Franks di Masontown!”I soldati fecero salire le donne sulla jeep
giungendo in paese tra lo stupore e l’entusiasmo della popolazione. Intanto un
gruppetto di giovani, tra cui mio padre, si mosse per andare incontro agli
esploratori americani innalzando la bandiera italiana dalla quale avevano
strappato l’insegna sabauda e la bandiera bianca. L’incontro con gli americani
avvenne tra le spighe mature del grano dei campi del Podere La Fontaccia. Anche
a causa della grande emigrazione da Castelnuovo tra la fine dell’Ottocento e
l’inizio del Novecento, verso gli Stati Uniti d’America, molti italo-americani
combattevano nelle armate alleate perciò l’accoglienza ai liberatori fu
spontanea e calorosa. Tutto filò alla perfezione. E gli americani trovarono già
un embrione di democrazia, tanto che il Maggiore responsabile del settore per
il Governo Militare Alleato, appena cinque giorni dopo, fu in grado di
insediare il Sindaco e la
Giunta Comunale.
I soldati americani appartenevano
al Complesso Tattico B della Prima Divisione Corazzata, 34 Divisione di
Fanteria del Generale Harmon, della 5 Armata USA del Generale Clark.
Forse sarebbe il momento di
dedicare una via o una piazza o un monumento ai soldati americani liberatori!
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