Nel tempo dell'aridità.
Amo moltissimi poeti, da Lucrezio in poi. Ma, incredibilmente, mentre la poesia ingrossa sempre più gli argini della creatività, ritorno soltanto ai quattro o cinque più amati. Tra loro ci metto Jaroslav Seifert che ho soltanto sfiorato, prima del 1986, quando ebbi nel 1971 La colonna della peste. Poi fu Premio Nobel ed ebbe anche qualche traduzione in Italia. Adesso credo sia dimenticato quasi da tutti. Per me è stato fonte di ispirazione (non di plagio) per un duetto d'amore tra una giovane studentessa e un maturo professore dell'Università Carlo di Praga! Ripensando a Jaroslav quasi mi pento di voler dare alle stampe il mio inutile libretto di poesie, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro! E poi io non ho un editore, stampo in privato in trecento copie, le quali, con la morte dei loro acquirenti, i traslochi, l'umidità, e la necessità di far posto in abitazioni sempre più piccole, diventeranno, anche se inconsapevoli, inutili orpelli da potersene disfare! Anche la "Macchina da clistere", quella che la nonna attaccava ad un chiodo della camera e poi, quando c'era il bisogno, riempiva di acqua tiepida e camomilla e dopo aver untato il "fusello", con delicatezza lo infilava nell'ano! Non se ne vede più una! Stasera c'è un rosso tramonto che vedo affacciandomi ad una finestra del salotto, e scatto una foto...ma che non ha nulla a che fare con Seifert e con la Poesia!
Nessun commento:
Posta un commento