MA IL BLOG E’ MORTO?
No, non è morto, ma agonizzante! Questi 30 mesi di semi isolamento
sociale hanno dato un gran colpo sia alla creatività, sia alla volontà di fare.
Adesso sembra aprirsi uno spiraglio di luce, ma, mentre figlie e nipoti faranno
presto a recuperare, noi vecchi non saremmo più capaci, parafrasando Proust, di
andare alla ricerca del tempo perduto, perché il tempo, con la memoria evanescente, si sta estinguendo e
la prospettiva di vita assottigliando. Anche la “creatività” si è dileguata. Ho
mantenuto, con alti e bassi, il mio Blog, fin dal 2007 a un anno fa, ma ormai
da mesi lo stò perdendo. La maggior parte delle giornate la impegno nella corvée
casalinga, in passeggiatine sempre più brevi, nel sonno, e nell’accudire alla
mia gatta cieca. Ho messo anche un poco di ordine nel mio archivio storico e
letterario, per i posteri, se ci sarà qualcuno che avrà voglia di farlo. Penso
anche alla mia biblioteca, ma questo pensiero non è doloroso, in fondo saranno
sette gli eredi (moglie, due figlie, quattro nipoti) 1000 volumi ciascuno se li
sceglieranno tra di loro. Per me, il paese natio, è quasi morto. Mi restano
quattro o cinque tra amici ed amiche. Ma la socializzazione è scarsa. Gli amici
di Volterra, Radicondoli, Pomarance, Massa Marittima, l’ho mantenuti e li amo; i contatti si sono affievoliti, ma per mia
fortuna ci sono! Da tempo ho in corso il progetto di pubblicare, entro il 2023,
un ultimo libriccino di poesie selezionate tra quelle degli anni passati, in
lingua italiana e tedesca, con la traduzione di una carissima amica, come un
ringraziamento ai grandi poeti tedeschi che ho tanto amato (ed anche, qualche
volta, copiato!) Negli ultimi due mesi, tuttavia, ho avuto la gioia di partecipare
ad alcuni eventi su temi da me sempre amati. Il primo è stato essere citato,
come autore e scopritore, in uno spettacolo teatrale dedicato a Marie Curie! Un
secondo di aver scritto una prefazione ad un album colorato a fumetti sulla
vita e la morte della poetessa Dina Ferri, e di averla letta in una affollata conferenza
a Radicondoli insieme all’ artista Mirella Menciassi. Il terzo, di aver tenuto
una conferenza a Montecerboli, riprendendo il tema dell’album dedicato a Dina
Ferri, ma ampliandolo a nuove considerazioni biografiche e creative della poetessa.
Il quarto, la riapertura degli incontri a Radicondoli (i famosi PIL = Piccoli
Incontri Letterari), ai quali ho partecipato, fin dal 2007, ritrovando antiche
amicizie e nuove. Dunque questa volta metterò sul Blog il testo della mia
Conferenza su Dina Ferri, purtroppo non potendolo appesantire con le foto dei
documenti.
Buonasera a
tutti e grazie per l’invito!
Oggi vi parlerò
della poetessa Dina Ferri, nata nel 1908 a Radicondoli e morta nel 1930 a
Siena. E’ la seconda volta, perché ne parlai già nel 1999, all’UdTE, ma non
sarà una ripetizione perché in questi ultimi 24 anni la memoria di Dina si è
ancor più dilatata e, per la verità, io non ho mai cessato di occuparmi di lei.
Ormai Dina
Ferri è entrata a far parte di un esiguo gruppetto di altre scrittrici toscane
tra Ottocento e Novecento ed esperti di lettere, e professori universitari ne
hanno scandagliato i brevi anni della sua vita, a partire dalla celebrazione a
Radicondoli nel 2008 nel Centenario della nascita, fino ai giorni nostri.
Io venni a
conoscenza dell’esistenza di Dina Ferri, pastorella e poetessa, nella mia
primissima età, credo tra gli anni 1943-1946, attraverso la ripetizione di
alcuni suoi versi, da parte della mia nonna materna, quando la accompagnavo
portando il nostro gregge di pecore sulle pasture di Pietralata, proprio di
fronte alle montagne della Carlina e della Cornata.
E lassù la
nonna, oltre a racconti piuttosto truci di delitti e rapine, come erano
avvenuti negli anni ’20 del Novecento, tra Castelnuovo e Sasso Pisano, diffusi
dal cantastorie Fortunato Milani e stampati in ottava rima, mi diceva che,
aldilà di quei monti, in un podere solitario, era nata una poetessa, Dina
Ferri. E indicando l’orizzonte ripeteva brandelli di poesie, che stranamente
non ho mai dimenticato. Erano composte da una pastorella che su quei prati
montani portava il suo gregge dal podere Prativigna, tra Gerfalco ed Anqua.
E’ dalla
conoscenza di questi piccoli brani di poesie, rafforzati da alcune mie
frequentazioni, dopo che ero venuto ad abitare nel Borgo di Castelnuovo, e dai
tanti incontri nei poderi del comune di Radicondoli essendo garzone di un mio
zio che con un Isomoto portava vasellame e pile per i mezzadri, che sentii
ancor più evocare la poetessa “pastora” Dina Ferri, morta giovanissima.
Si, anche le
persone “semianalfabete”, vecchi e ragazzine, erano capaci di declamarci
qualche verso di Dina! Ma allora non c’erano FB, Google, telefoni cellulari e
Pande e Ciao! E le mie curiosità restavano inappagate.
Intanto
amoreggiavo con una giovane contadina, sorella di un giovanotto che veniva con
una Lambretta ogni sabato a casa nostra a Castelnuovo per imparare a suonare la
fisarmonica, e lei lo accompagnava.
E anch’io,
con una bicicletta sottratta a Rineo della Serrata, un muratore che la lasciava
al muro della Villa al mattino per riprenderla la sera, andavo qualche volta a
trovarla al Mulino delle Cerbaie, sul fiume Cecina, nella vallata di
Radicondoli.
Questa
ragazza mi raccontava che al Mulino, prima di loro, ci aveva abitato per
decenni la famiglia di Santi Ferri, uno stimatore e socialista, poi trasferitasi
al podere Prativigna nei boschi delle Carline e, infine, sfrattati per motivi
politici dal Conte d’Anqua ed emigrati in un poderuccio, detto I Trogoli, nei
pressi di Ciciano, nel Comune di Chiusdino. Avevano due figli, Dina (1908) e
Amilcare (1912). E ai Trogoli nacque la sorella di Dina, Orietta nel 1915.
Dina
cominciò ad andare in prima elementare a Ciciano all’età di 9 anni. Il padre,
uomo intelligente e alletterato, gli aveva già insegnato i rudimenti della
scrittura, e Dina iniziò a scarabocchiare su un quadernuccio a quadretti alcuni
pensieri portando al pascolo le sue pecore! Ma era morta giovane. E le mie
curiosità andarono a finire nel dimenticatoio.
Ormai ero
diventato grande, ero entrato a lavorare a Larderello nel febbraio 1956, poco
più che diciassettenne; facevo la corte a diverse ragazzine, insomma il mio
spazio vitale era circoscritto tra Larderello e Castelnuovo. Gli anni passavano, e fu così che nel 1972, dopo il ritrovamento
del “Soffione Travale22”, il cosiddetto “soffione della speranza”, che anche il
Comune di Radicondoli entrò a far parte dei Comuni Geotermici. Tuttavia avendo
soprattutto antica esperienza agricola, e poca o nulla di quella mineraria, gli
Amministratori avevano necessità di stringere rapporti con noi geotermici!
Ricordo che
nel 1973 venne a Radicondoli un socialdemocratico molto importante, Pietro
Longo, già Ministro, e nel Consiglio dell’ENEL, per fare un po’ di
proselitismo. Il sindaco Radi, un socialista, che abitava a Belforte ed aveva
una trattoria, che conoscevo da sempre, anche da quando ci andavo con lo zio e
l’Isomoto, mi chiamò come suo “esperto” per eventualmente controbattere qualche
affermazione del socialdemocratico. Ma non ce ne fu bisogno perchè la relazione
fu sobria, tecnica e non di parte, semmai ci furono promesse per tutto il
territorio quel territorio. Che, di fatto, furono mantenute!
Io ero
seduto accanto a un uomo un po’ anziano, e chiacchierando mi disse di essere
della famiglia Ferri che abitava alla Battellona con la moglie ed era il
fratello di una poetessa morta nel 1930: Dina Ferri!
Fu per me un
colpo di fulmine! Mi disse anche che a Castelnuovo, Montecerboli e Pomarance, abitavano
famiglie imparentate coi Ferri, ma che da tanto tempo non si vedevano, i
Moschini, i Ferri, i Biondi…. Mi disse anche che in casa sua avevano una
piccola stanza dove erano custodite molte carte, e libri di Dina Ferri, e che,
praticamente, salvo un prete, nessuno aveva mai visto! Gli chiesi se poteva
mostrarmeli e magari se potevo prendere degli appunti, perché la poetessa Dina
Ferri mi aveva molto colpito! Mi disse, vieni pure a casa nostra!
Detto fatto.
Dopo qualche giorno cominciai a frequentare la casa Ferri alla Battellona,
conoscendo anche la loro figlia (era stata chiamata Dina, come la nostra
poetessa), che, sposata, abitava al Palazzetto di Chiusdino, con la quale
strinsi un’amicizia che resta intatta e forte fino ad oggi!
Fu così che
anch’io scrissi la mia prima poesia su Dina e un’altra sul mio amore al Mulino
delle Cerbaie. Finalmente, nel 1998 pubblicai il mio primo lavoro su Dina
Ferri: una Antologia Lirica, nella quale ci sono 21 poesie, una biografia e
brani di prosa. C’è pure un dramma lirico: “Dormirò sul ciglio del fossato”,
messo poi in scena nello stesso anno a Chiusdino da una Compagnia teatrale di
Siena, con un grande successo! Ed è proprio nel 90° anniversario della nascita
di Dina, che fu organizzato dall’Università di Siena un Convegno di studi su
Dina Ferri, che ebbi l’onore di aprire con una relazione, poi pubblicata, che
si ridestò l’interesse per la poetessa. Da allora la vicenda umana e letteraria
di Dina Ferri si è dispiegata coinvolgendo storici, letterati, poeti,
musicisti, pittori, scultori maestre di scuola e docenti universitari.
Forse Dina
era predestinata dalla storia a diventare poetessa, come sembra analizzando i
tre nomi registrati dall’Ufficiale di Stato Civile di Radicondoli il 1° ottobre
1908: Dina, Maria, Flora, che significano “Colei che giudica”, dalla Bibbia
“Dinah”; Maria, “l’amata” dall’egiziano “Mrj”; infine Flora, dal latino, “Dea
della Primavera”.
Dico
sommessamente che, fin dagli anni ’70, sono stato, un ricercatore dilettante,
ma instancabile, aiutato, in tali ricerche da molte persone; incontrando e
intervistando e registrando le voci, delle poche amiche di scuola di Dina
(adesso tutte morte); e raccogliendo gli articoli sulla stampa senese e locale
dell’epoca, compreso un acuto testo, sempre poco citato, di Wilma Franci
Cillerai di Chiusdino; e scattando le rare fotografie esistenti.
Nell’anno
2006 il pronipote di Dina, Claudio Borgianni compone e mette in scena un
concerto musicale rappresentato il 2 dicembre nelle Scuderie del Palazzo
Comunale di Radicondoli “L’erba che mangia i sassi”, dedicato alla poetessa,
che riscosse un grande successo. Da quest’anno si susseguono altri eventi
importanti, alcuni recentissimi, curati da noti storici e scrittori, come Luigi
Oliveto, Daniele Montagnani, Pier Paolo Fiorenzani, Paolo Bartalini e Gilberto
Madioni, fino ad arrivare all’ultimo saggio-antologia, molto aggiornato, di
Nicoletta Mainardi pubblicato da Le Lettere di Firenze nel 2020.
Nel 2008, 1°
Centenario della nascita di Dina, il famoso scultore Andrea Roggi, pose
all’ingresso del paese di Radicondoli una bellissima grande scultura bronzea,
che si aggiunge ad altre sculture in marmo ed opere pittoriche e titolazioni di
strade del paese.
Il “Quaderno
del nulla” fu pubblicato negli USA nel 1933 in una pregevole edizione che andò
presto esaurita e mai fu ristampata. Una selezione di quest’opera fu realizzata
da me, in poche decine di copie, in lingua inglese, per i miei amici e parenti
americani e canadesi.
Tuttavia
mancava ancora qualcosa nell’avvicinarsi al 1° Centenario della morte di Dina, che
cadrà nel 2030, per rilanciare e risvegliare l’interesse per l’opera e la
vicenda umana e letteraria della poetessa: l’arte del fumetto, la quale,
finora, è stata solo parzialmente utilizzata dagli scolari di Chiusdino in un
delizioso piccolo album “C’era una volta Dina…”, con testi di Silvia Schiavo e
illustrazioni di Erika Grassini, presentato al Circolo ARCI di Palazzetto di
Chiusdino il 29 settembre 2018, 110° anniversario della nascita della poetessa.
Infine il 24
settembre di quest’anno, è stato pubblicato un testo illustrato, edito a cura
del Circolo ACLI di Radicondoli con il sostegno del Comune, un fascicolo
completamente illustrato a colori da una giovane artista senese, Mirella
Menciassi, che è riuscita a dar vita a vicende complesse con l’arte del
fumetto. Ritengo sia stata una pubblicazione geniale, in particolare per
tentare di avvicinare i giovani alla storia così ricca della Comunità Locale,
attraverso questo piccolo capolavoro, un vero gioiello di colori e grafica in
un racconto delicato, dato il tema tragico della breve vita della poetessa Dina
Ferri.
Ho disponibili
purtroppo soltanto 6 copie in omaggio per voi, magari potete passarle anche ad
altri, anche non presenti stasera per essere lette. Ci troverete la mia
prefazione che, integrerà quello di cui parlo stasera.
Dina, nata
nel 1908, morì per una forma di tubercolosi intestinale, malattia, a quei tempi
incurabile, nel 1930: aveva compiuto appena 21 anni. Fu una veloce stella
cadente e la sua scia luminosa svanì presto. Non riuscì in vita a vedere il
frutto della sua genialità, quelle pagine del libro ancora in fase di stampa
che aveva intitolato! “Quaderno del nulla”.
Era vissuta tra la Prima Guerra mondiale e
l’avvento del fascismo, non vedendo, di quest’ultimo periodo che l’ascesa
vittoriosa e il consenso del popolo italiano. Scopritori, la maestra Giuseppina
Cairola e gli intellettuali e nobili Lusini Aldo e Misciattelli Piero, oltre
che le insegnanti dell’Istituto Santa Caterina da Siena, dove studiò per tre
anni terminando un ciclo quadriennale, interrotto dalla sua malattia e dalla
morte il 18 giugno 1930.
Nel 1931 uscirà in Italia il suo unico libro
“Quaderno del nulla”. Poco dopo, nel 1933, uscirà negli Stati Uniti d’America
una bellissima e completa edizione in lingua inglese, che ho avuto la fortuna
di acquistare.
Ma si dovrà
giungere al secondo dopoguerra per assistere in Italia, nel territorio senese
tra Chiusdino e Radicondoli, alla riscoperta di Dina Ferri, dei suoi quaderni e
del suo libro. E tutto avverrà grazie ad un prete, un grande prete umanista,
don Martino Ceccuzzi, conosciuto come autore di molti libri di storia,
racconti, arte, del territorio senese e ormai trasferitosi da Siena sulle
colline tra la Montagnola, Rosia e Montesiepi-San Galgano di Chiusdino. E a don
Ceccuzzi si deve, sotto lo pseudonimo di Idilio Dell’Era, la pubblicazione di
una edizione ridotta del “Quaderno del nulla” nel 1974. Ed è proprio da questa
data e da questo libro, che ebbi in dono frequentando Montesiepi, che scattò in
me il desiderio di conoscere finalmente Dina Ferri, l’autrice del Quaderno del
nulla, la sua famiglia diventata poi mia carissima amica, vedere i suoi libri e
le sue carte, fare interviste alle poche compagne di scuola ancora in vita,
percorrere i suoi sentieri e i ruderi dei casolari dove aveva vissuto!
E a Dina
sono rimasto fedele per tutta la vita, scrivendo e raccontando, e andando ogni
tanto a TROVARLA nel Camposanto di
Chiusdino dove è una sua lapide.
Adesso vi
leggerò le due o tre paginette del Dramma “Dormirò sul ciglio del fossato” che gettano un po’ di luce sulle ultime ore e
volontà di Dina Ferri e sulla sorte della sua ultima versione del “Quaderno del
nulla” che non sono più state trovate, ma sono emerse soltanto dalle ultime
lettere che Dina scrisse al padre prima di morire:
(Scena VIII
pg. 80-83. Dal dramma di Carlo Groppi
messo in scena dal Teatro di Siena a Chiusdino nel 1998, ispirato alla
vita ed agli scritti di Dina Ferri.
E cosa ne fu del Misciattelli e del Lusini?
Il nobile
Piero Misciattelli proprietario della grande Tenuta di Luriano, scrittore e
familiare di un alto prelato in Vaticano, morirà ancora giovane; Aldo Lusini,
già Ufficiale della Milizia Nazifascista, e fondatore della famosa rivista
culturale senese LA DIANA, nella quale comparvero due suoi articoli su Dina
Ferri con la riproduzione di alcune poesie, scomparve dalla scena per molti
anni, senza più interessarsi di Dina Ferri fino al 1957 quando uscì su una rivista
senese un lungo articolo dedicato alla poetessa, nel quale ci sono alcuni
passaggi molto interessanti sulla
scomparsa del testo definitivo autografo del
“Quaderno del nulla”. Morì l’anno seguente a Siena e per quante ricerche
abbiamo, fatto anche nei bauli delle sue carte ed all’Archivio della Biblioteca
degli Intronati di Siena, tale quaderno non è mai più stato trovato.
Esistono
soltanto le altre due copie manoscritte, ma mancanti delle ultime riflessioni
di Dina durante i lunghi mesi del ricovero ospedaliero di Siena.
Anche la
famiglia di Dina non ebbe più la forza interiore da dedicare a tale impresa
dopo la grande tragedia che la colpì il 27 giugno 1944: una cannonata degli
americani centrò il ricovero dove si erano rifugiati la sorella di Dina,
Orietta, il marito, Rolando Rosselli, un ex carabiniere, e il figlioletto di sei
anni d’età. Dei tre rimase incolume il
figlio, stretto tra i due genitori, ma due anni dopo anche il figlio morirà.
Anche Santi
Ferri, il padre di Dina, che tanto aveva trasmesso alla figlia, un socialista
della prima ora, poi socialdemocratico, fu abbastanza emarginato a Chiusdino
dai comunisti dominanti, e visse gli ultimi anni molto isolato. E, forse, fu
anche per la predominante presenza dei comunisti nei comuni di Radicondoli, Chiusdino
e Siena, a lasciare per anni nell’oblio Dina Ferri e il suo “Quaderno del
nulla”.
2) Notebook of Nothing di Dina Ferris’s,
The Lyrical Diary of a Sienese Shepherdess, Pubblicato dalle edizioni Bruce
Humphries, Boston, 1933, rilegato, tiratura sconosciuta).
3) Quaderno del nulla, di Dina Ferri,
stampa parziale a cura di Idilio Dell’Era, IPL-Milano, brossura, 1974.
4) Ricordo di giovinezze lontane, Dina
Ferri, BOZZA di Groppi Carlo, 2015, inedito, con i testi delle 9 interviste a persone
che avevano conosciuto Dina Ferri. Bozza per la stampa eventuale nel 2030 100°
della morte della poetessa.
E poi ci sarebbe qualche immagine
IMMAGINI
E DOCUMENTI
1) La Diana, Rassegna d’arte e vita
senese, diretta da Aldo Lusini e Piero Misciattelli, fondata a Siena nel 1925.
Anno III, MCMXXVIII, Una poetessa della
campagna senese, pp.104-109, con 2 ill.ni e 7 poesie. Fotocopia.
2) La Diana, Rassegna d’arte e vita
senese diretta da Aldo Lusini e Piero Misciattelli, fondata a Siena nel 1925.
Anno V, MCMXXX, L’anima e l’arte di Dina Ferri pastorella senese, pp. 176-186,
con 8 poesie, una preghiera e 2 brani in prosa di Dina Ferri. Fotocopia.
3) Fotografie, busta 1: 2 foto con Dina
Ferri all’Istituto Superiore di Siena.
Busta 2: fotocopia statua eretta a Radicondoli, Dina
Ferri,2008.
Busta 3: foto di Alfredo Ferri, cugino di Dina Ferri.
Busta 4: foto di Anna Picciafochi; Maria Grazia Biagini;
Aida Corsi (gli intervistati/e).
Busta 5: Foto del podere I Trogoli, di Ciciano.
Busta 6: Foto di Santi Ferri e Rosa Vichi.
Busta 7: Estratto atto di nascita di Dina Ferri.
Busta 8: 90° anniversario nascita di Dina Ferri.
Spettacoli a Chiusdino.
Busta 9: Foto di Orietta, Rolando e Gianfranco.
Busta 10: Foto Dina ferri e Errita Moschini; foto delle maestre
Cairoli, a sin. Giuseppina.
Busta 11: Foto finale del Dramma scritto da C. Groppi; foto
di un convegno a Chiusdino, 2008.
Busta 12:
Lettera di Aldo Lusini a Sante Ferri del 24 giugno 1930; Articolo di Aldo
Lusini su una rivista senese,1956,
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