Pensieri disadorni,
qualche ricordo e
dolore.
Passeggiata al calar della notte
di quasi primavera,
cammino nella solitudine
di finestre illuminate
e bagliori filtrati
di programmi televisivi,
sempre una nota più in alto:
si tratti di guerra
o di pubblicità
non si può restar senza,
c’è, tutto sommato,
poca differenza.
Mi soffermo al piede
di un grande tiglio,
ed alla siepe piantata
a ridosso di una panchina
per nascondere un casto bacio,
semmai ci fossero ancora
innamorati come lo fummo noi:
tanto, tanto tempo fa,
che non par vero.
E non manco di dare un’occhiata
alle tabelle dei necrologi,
adesso che gli amici
se ne vanno silenziosi
in Paradiso, tra gli Angeli;
oppure volano le ceneri nel vento
dei nostri boschi,
o nei prati fioriti tanto amati.
Nelle antiche stagioni arrivavano
le prime rondini da terre lontane:
instancabili attraversavano il mare
tornando ai vecchi nidi,
allegre e laboriose
allevavano i rondinini.
Adesso le rondini non saettano
sotto le mie grondaie:
chissà in quali cieli aprono le ali.
Da anni ormai, dai mari, partono
i barconi colmi di disperati,
vittime di un mondo disumano
ma non tutte le porte ed i cuori
li abbracciano e tendono lor la mano.
E siamo ricchi…
sappiam ben far la guerra,
inventare strumenti di morte:
per gli uomini e il pianeta.
Mi domando sgomento:
ma Dio dov’è nascosto?
Cosa aspetta a slegare i quattro
Cavalieri dell’Apocalisse?
E rifondare, su vergini stelle,
il nuovo Eden
dove regnino in eterno
pace, amore e godimento?
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