Martedi, 12 giugno 2007
“Ciao. Inizio questa nuova avventura nel mondo anaffettivo
della comunicazione virtuale. Mi vengono in mente, adesso, soltanto le parole
di Goethe nel Faust: "Vuoi tu volare e temi le vertigini?". Proprio
così. Ma ormai volo, volo e ho le vertigini!”
Sono trascorsi 4 anni e 165 giorni e splinder chiuderà
tutti i blog, e quindi anche i miei 774 post, il 31 gennaio 2012. In questo pur breve
periodo mi sono accadute cose memorabili, solo in parte raccontate sul blog La
Vita Larga , comunque non condannate
all’annientamento, almeno così rapido come sono gli scritti elettronici, ma
destinate addirittura a sopravvivermi. Avrò tempo per dare alcune coordinate a
chi in questo momento ha davanti a se un’attesa di vita lunghissima, come, ad
esempio, voglio sperare ardentemente, i miei nipotini. Manterrò così fede
all’impegno morale che ho assunto con uno dei miei maestri (e non come zelante
scolaro, ma modesto scriba), R. M. Rilke, che ci ammonisce a praticare la virtù
dell’attesa, della pazienza, perché importante non è il tempo, ma la crescita.
Ormai sto’ condensando la materia creativa che ancora informe s’agita nella mia
anima, in una sorta di “pensieri poetici”, dove “poetici” sta a significare il
dir molto con poco. La scarnificazione letteraria mi
fa concentrare sulla “parola” singola, quella della poesia. Negli ultimi due
anni ho “lavorato” a due filoni fondamentali; il primo una sorta di
completamento dello “zibaldone poetico di un blogger ai margini (2007-2009)”,
dato alle stampe nella primavera 2010, dal titolo provvisorio “Viandante nella
memoria, poesie e prose” ed il secondo “Agnes e Martin: l’amore, il dolore. Una
storia romantica” che comprende inoltre tutte le poesie scritte durante il
2011, una ventina. La postfazione a questa seconda raccolta chiarirà meglio il
mio rapporto con la poesia, e servirà come incipit al nuovo percorso che ho
appena iniziato sul blog “Grazie alla vita”.
Postfazione
“Quando un principe
sta per parlare, si deve tacere.” Così scrive Franz-Xavers Kappus da Berlino
nel giugno 1929, dando alle stampe le
ormai famosissime dieci “Lettere a un giovane poeta”, che R. M. Rilke gli aveva scritto tra il 1903 ed il
1908. Ma, proprio prendendo spunto da queste lettere, e dall’idea di Rilke
sulla poesia, mi sono ancor più spinto, nell’esplorazione della mia anima e
della sua memoria profonda, proseguendo nella scrittura e nella creazione
poetica, andando, come dice il Poeta, di stupore in stupore: “…le opere d’arte
sono di una solitudine infinita; solo l’amore può afferrarle e custodirle.
Lavorare con calma e umiltà. Attendere con pazienza l’ora della nascita, di un
nuovo chiarore. L’arte esige tanto dai suoi semplici fedeli quanto dai creatori.
Il tempo, qui, non è una misura. Un anno non conta: dieci anni non sono niente.
Essere artisti non vuol dir contare, vuol dire crescere come l’albero che non
sollecita la sua linfa, che resiste fiducioso ai grandi venti della primavera,
senza temere che l’estate non possa venire. L’estate viene. Ma non viene che per quelli che sanno
attendere, tanto tranquilli e aperti come se avessero l’eternità davanti a
loro. Lo imparo tutti i giorni a prezzo di sofferenze che benedico. La pazienza
è tutto”. Ed è stato proprio Rilke a farmi incontrare con Jacobsen, con Tove e
Waldemar e con Schönberg e i sui Gurrelieder, e con il Cantico dei Cantici.
Dalla meraviglia di questi incontri è nato il toccante duetto d’amore tra Agnes
e Martin, che troverete in questo manoscritto. Scrivo anch’io con sofferenza e
pazienza da tempo immemorabile, solitario cantando per una gioia futura. O,
almeno, lo spero.
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