Ricordi lontani, evanescenti.
Seduto nel luminoso mattino
di una bizzarra primavera,
quasi in perfetta solitudine
se non ci fossero i gridi
e i saettanti voli dei rondoni
sulle alte muraglie,
apro il libro dei ricordi lontani,
sempre più smilzo ed evanescente.
Ormai anche il mio tempo
si avvicina “al salto nel buio”
della morte e, dopo,
non c’è dato di sapere.
In questa antica Piazza del Plebiscito,
fin dal Medio-Evo cuore pulsante
di un Borgo arroccato,
chiuso da quattro porte,
qui, dove ora passeggio,
c’era l’unica fonte e cisterna
protetta da leggi severe,
e, al di sotto, i serbatoi
racchiusi da mura possenti.
La Piazza, la Cripta, la Scuola,
la Chiesa, l’orto del Prete,
un tempo cimitero,
un brulicar di vecchi, di monelli,
e di storie! Anche di amori,
e antiche memorie.
Sul lato Ovest s’apriva la “Voltola”,
un misterioso passaggio, coperto
e sterrato, sotto il pavimento della Chiesa,
intitolata al “Principale”, Gesù,
il Salvatore, che usciva alla Porta Santa!
Una ripida scala ci portava
all’interno di una grande navata
sormontata da un antico Cristo
crocifisso, molto venerato.
E qui ebbi anch’io,
in un solo rito, Cresima e Comunione,
dall’Arciprete Stanislao Menichelli,
un paesano di antica stirpe,
che aveva dimora fuori della Porta Santa.
Ma con la cattolica religione
non ho avuto feeling,
forse perché i miei genitori
si erano separati prima dei miei
cinque anni di età, pur avendo
sposato in Chiesa!
Del mio Battesimo
non ci son memorie.
Don Stanislao fu l’ultimo prete
castelnuovino di un’ultra centenaria storia;
ci si provò un altro, Claudio,
che quasi ordinato, lasciò la tonaca
per una bella ragazza, che sposò:
ma non rese i regali degli amici!
In compenso scrisse deliziosi sonetti
parafrasando Renato Fucini.
C’ero diventato amico!
Sul lato ad Est c’era la casa
di Chiapparicci e dei suoi figli,
Graziano e Vittoriano,
nomi benvisti dal Fascio dominante,
(ma per poco!)
Vittoriano, mio coetaneo,
ebbe vita breve per fulminante malattia
e volò troppo presto in cielo.
Ricordo di aver pianto!
Scendendo in Via dell’Indipendenza
c’era la casa dei Fabbri,
un caposonda con moglie e figlio,
Nardo, un po’ strano e intelligente!
Nato prima delle Leggi Razziali,
potevo benissimo esser registrato
Benito o Umberto o Galeazzo,
ma ebbi il nome Carlo,
un nome famoso ed anche neutro,
dato San Carlo ed anche Carlo Magno!
A Karl Marx nessuno pensava!
Prima dell’inizio
del grande altissimo muro,
c’era la casa di Alamanno,
che ebbe il figlio schiacciato
da un camion della Boracifera
presso la curva dell’antica ghiaccera!
Da quell’alto muro,
dove la vista spaziava
fino alle cime dei monti,
la Carlina e la Cornata,
si raccontava fosse precipitato
il Nangi, addormentato,
dopo una solenne sbornia,
restando quasi illeso,
sul duro selciato.
Forse restò un po’ zoppo,
ma superando i cent’anni di età,
fu pubblicamente festeggiato!
Scendendo dalla Piazza
in Via dell’Indipendenza,
si aprivano case abitate:
quella di Italo,
giovane ardimentoso
e capo banda!
La sua mamma,
la mitica “”Bruna”,
gestiva un Bar alla fine
di Via della Repubblica
prospicente il Piazzone,
dove tutte le storie
avean dimora!
Quella di Cirone, musicista,
e del mio babbo amico;
del cieco Orazzini, dei Raspi,
fino alla latteria di Milda.
C’era anche un forno
per il pane e le schiacciate,
ed un sarto, Egidio,
che dopo la morte
di mio nonno Dario,
rivoltò il suo logoro cappotto,
e ne fece per me uno nuovo!
Dalla Piazza del Plebiscito
si accedeva in Piazza Padella,
un luogo senza sbocco,
proprio ai piedi
dell’altissimo campanile.
Ci abitavano numerose famiglie,
quella di Nonno Chele, dei Nepi,
di Bazzino, di Leonida Grassini,
amico di mio zio Gino,
ed anche mio,
che ebbe vita avventurosa
navigando sulle petroliere.
Nella solitudine
della sua vecchiaia, gli procurai
un pasto caldo alla Mensa Comunale,
e lui, per ricompensa,
m’invitava in Corsica,
al Camping “Corsicana”,
tra i nudisti, inviandomi cartoline
di nude femmine bellissime!
Ma non ci andai, e me ne pento!
I Bucalossi, con i loro tre o quattro figli,
abitavano sul lato Ovest della Piazza,
nella ex Casa della Milizia Fascista,
non se la passavano troppo bene.
Ero amico e compagno di scuola
di Corrado. E’ ancora vivo
e a lui si deve un grande impegno
nella Confraternita di Misericordia
di Castelnuovo,
opera di un immenso bene!
Per gli amori ero troppo piccolo,
e il primo timido bacio
fu per Aurora, la francesina,
che abitava in fondo alla Chioca,
a pochi passi
dalla mia casa nel Borgo.
Pure Normina mi piaceva tanto,
ma il suo ricordo, oltre il nome,
è svanito; e più non sò
se sia morta o viva!
Quasi tutto il Borgo Antico è sparito:
cani e cristiani, ciuchi e maiali,
e vecchi cantastorie come Pocchio,
e musicanti e gonnelline corte
e ginocchi sbucciati, stente vigne depredate
e castagne rubate, e il suon delle campane,
il lavatoio
per le ciarle delle donne,
e l’abbeveratoio per i somari:
un mondo intero irripetibile
è svanito.
In quello di oggi non restano
che evanescenti ricordi
e sogni mossi dal vento,
negli stretti vicoli!
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