CARLO
GROPPI
TUTTE LE POESIE
(vita di un
uomo)
1952 – 2022
“NON ESISTE ALCUN COLLEGAMENTO DIRETTO, MA SOLO CREATIVO
E IMMAGINARIO, TRA IL MIO LAVORO POETICO E LETTERARIO
E GLI EVENTI DELLA MIA VITA PRIVATA”
Prefazione (4
– 13)
Cronologia (14 – 36)
Prime poesie, 1952 – 1956. (37 – 81)
Le speranze e i rimpianti, 1957 – 1967.
(82 -218)
Di nuovo in cammino, 1968 – 1978. (219 –
259)
L’età forte, 1978 – 1984. (260 – 330)
L’anima mia è smarrita, 1984 – 1985. (331
– 348)
La pesca delle perle, 1985. (349 – 383)
Arance a Natale, 1986. (384 – 405)
Side track, 1986. (406 – 433)
Fabbrica amica, 1987. (434 – 455)
Il Sillabario, 1988 – 1993. (456 – 489)
Flos Solis Maior, 1993 – 2003. (490 – 514)
Stella d’argento, 2003 – 2006. (515 – 541)
La cometa Swan, 2006 – 2008. (542 - 647)
El poeta canta por todos, 2008. (648 –
668)
La vita larga, 2008 – 2010. (669 - 800)
Viandante nella memoria, 2010 – 2011. (801
– 860)
Agnes e Martin: l’amore, il dolore, 2011
– 2012. (861– 916)
Canto quel che si perde, 2012 – 2013. (917
– 987)
La lunga marcia, 2014. (988 – 1021)
Canta la mia anima muta, 2016. (1022 –
1061)
Notte che sgorgi e ti dilati, 2018. (1062
– 1102)
Vorrei cantare il futuro, ma non oso,
2019. (1103– 1153)
Non tutto morirò, 2020 – 2022, (1154 – 1235)
Postfazione dell’autore, (1238 – 1255)
Indici, (1256 )
Indice dei titoli e dei capoversi, (1257
– 1299)
Indice generale, (1300 – 1322)
Note e commenti, (1323 – 1341)
Nota biografica, (1342)
Ringraziamenti e debiti, (1343)
“Quando il giardino della memoria
inizia a inaridire, si accudiscono le
ultime piante e le ultime rose
rimaste con un affetto ancora
maggiore. Per non farle avvizzire,
le bagno e le accarezzo dalla
mattina alla sera: ricordo, ricordo,
in modo da non dimenticare”.
Orhan
Pamuk
Il Cielo che tutto contiene il nostro venire e l’andare,
Non ha né visibile fine, né manifesto principio.
E niuno mai disse il vero su questa difficile finzione:
Da dove siamo venuti e dove andremo.
Omar Khayyam
PREFAZIONE
“…oggi il poeta è tornato a sapere, ad avere
gli occhi per vedere e, deliberatamente, vede e vuole vedere l’invisibile nel
visibile. Oh, egli non cerca di violare il segreto dei cuori. Sa che spetta
solo a Dio di leggere infallibilmente nell’abisso dei singoli perché ne conosce
il passato, il presente e l’avvenire. Il poeta sa che nel cuore dell’uomo non
si troverebbe che debolezza e ansia e la paura, povero cuore, di vedersi
scoperto. Ed è per questo che ogni poesia nasconde un mistero”.
Per parte mia ho tentato di
giustificare l’impulso ad utilizzare la “parola”, nella poesia, “Con le mani ricolme di fragili sogni”,
raccontando il primitivo contatto con una ferita profonda e inguaribile, un
“grande dolore”, come mi fu preconizzato, a cui farà seguito un “grande amore”
o, meglio, i grandi amori, dei quali la vita non m’è stata avara. Ho inserito, infine,
una “postfazione” con esaurienti indici, bibliografia e le note, delle quali
una tutte le introduce.[i]
Come sappiamo, la storia della vita di
un poeta è più o meno indissolubile dalla storia della sua opera d’arte. Vi
possono essere degli sdoppiamenti, delle interferenze, ma tanto più grande e
duratura è l’opera d’arte, tanto più strettamente è legata alla vita. In tal
senso ho inserito una biografia, tra quelle tante biografie che si possono fare
di ogni persona, scegliendone l’aspetto predominate, che nel mio caso ho
ritenuto essere quello “creativo”.
Altri elementi di approfondimento si
potranno trovare nei diari, nelle lettere, nei racconti inediti :“La casa di legno ed altre storie dell’età
fiorita” e nell’ “Autobiografia
1938-1963”.
Recentemente ho avuto modo di discutere
alcuni testi della raccolta “El poeta
canta por todos”, pubblicata nel 2008, con una intelligente amica, la
quale, portandovi drastiche cesure, m’ha avvertito di essere con me
“implacabile”, nel tentativo di farmi “crescere” ed “innalzarmi” alla poesia
universale! A lei ho scritto una lettera, nel tentativo di spiegarle, in questo
caso come Ungaretti, le “ragioni della mia poesia”. Infine, dopo l’uscita del
volume Grazie alla vita, ho ricevuto
un munifico inaspettato contributo, da parte di un amico lontano, al quale
avevo inviato il libriccino. A questo invio è seguita una lettera di ringraziamento,
anch’essa credo importante per scoprire i fondamenti e le prospettive del mio
lavoro. Le ripropongo entrambe:
“Cara..., come
ti dissi, un po’ accalorato, continuo a metter ordine tra le mie cose, e adesso
sono a buon punto con l’indice dei titoli e dei capoversi (sono arrivato al
numero 580 sugli 846, quindi abbastanza avanti). Naturalmente mi soffermo di
tanto in tanto su qualche testo…pensando a quello che mi hai detto ed anche
alla lima di Leopardi, ossia al fuoco purificatore. Infatti la maggior parte
delle mie poesie non si debbon ritener tali e per ora le conservo come gli aghi
e i rocchetti del filo e gli spilli della nonna, inutili, ma a me cari. Mi
parlavi di “crescita”: ormai non è più possibile, anche le vertebre si
schiacciano e negli ultimi anni la mia statura s’è abbassata di due o tre
centimetri, altro che crescere! E poi io non scrivo poesie, ma storie! Una
specie di interminabile diario, difficile strappare una pagina senza perdere il
filo dell’ordito. Non voglio, con questo, intendere, che quel che racconto sia
vero. Come il cantastorie Ashanti,
vorrei ripetere ciò che egli diceva alla fine delle sue storie: “Quella
che ho raccontato è la mia storia, dolce o amara che vi sia sembrata, qualcosa
portatela con voi, qualcosa lasciate che torni a me”. Raccontare e scrivere: c’è il problema degli
ascoltatori e dei “lettori”, è vero: quantità e qualità dei medesimi. Oppure
nessuno, dato che considero le mie poesie-storie in modo assolutamente
affettivo. Dunque, ad essere sincero, le poesie sono il mio specchio segreto,
uno specchio magico, che annulla il tempo e me lo fa rivivere e da’ speranza
d’esser rivissuto. La “poesia”, forse non quella scritta, ma quella che danza
nel mio sistema cerebrale, è stata la preziosa ambasciatrice verso il mondo
esterno, lo spazio vitale nel quale m’immergo ogni giorno. Stringo i fili del
destino. Quando mi trovo a tirarli ecco
apparire sul proscenio, a distanze variabili, la mie donne, le mie bandiere, i
miei compagni, la mia fabbrica “amica”, i mie cari parenti e familiari, i miei
sogni e ideali…i miei incubi e tormenti, a tutti mi lega la poesia! Come
disfarmene? Ad esempio,la raccolta di poesie, scritte per la maggior parte
negli ultimi anni s’è intrecciata con la stesura e l’incessante “limatura” del
più vasto poemetto “Agnes e Martin: l’amore, il dolore. Una storia romantica” e
con l’assemblaggio di testi dedicati alla città di Volterra, sotto il titolo
“Elegia Volterrana”. La rivisitazione del passato, esaltante e doloroso, ha
attinto abbondantemente suggestioni dai più amati “maestri”, Leopardi, Saba,
Machado, Seifert, Brecht, Caproni, Fried, oltre che dal soggettivo vissuto,
anch’esso, se posso dirlo, intimamente esaltante ed anche doloroso. In questi
ultimi anni non sono mancate “riflessioni” sulla poesia e sull’essere poeta,
delle quali ne riproporrò due, una, relativa all’essenza della poesia in
Leopardi, l’altra al perché insisto a scrivere poesie. Per Leopardi la poesia
canta ciò che non esiste, ciò che è altrove, ciò che si colloca al di fuori del
cerchio della terra o, comunque, della storia: i giorni primevi; la quiete
inorganica; la “donna che non si trova”; il fanciullo; il selvaggio; la greggia
ignara della noia; la beata, misteriosa indifferenza della luna. Illusione
suprema, errore divino, è l’amore, che sembra capace di dischiudere, come la
bellezza e la musica, “alto mistero d’ignorati Elisi”. E Leopardi ne ha cantato
il miracoloso potere in più luoghi della sua opera. Ma il vero e la noia (ossia
il sentimento della vacuità universale) accompagnano come un’ombra funerea il
sogno dell’evasione. L’articolo sul “Sole24Ore” di
domenica 9 settembre 2012, pagina 26, “Poeti italiani all’estero”, …per il
prestigio dell’editore, la cospicuità dell’impresa e l’abilità di chi l’ha
compiuta, The Farrar Strauss Giroux Book of Twentieth-Century Italian Poetry,
uscito a New York e allestito dal poeta e traduttore Geoffrey Brock, è
veramente uno specchio formidabile che consente di ricalibrare la poesia
italiana del periodo d’oro 1900-1965, in un
contesto internazionale, ed anche di meditare, in forma surrealistica, sulla
mia personale collocazione, nell’infinito coro poetante nazionale. La
sovrabbondanza dei poeti selezionati nell’antologia, ben settantatre, è di gran
lunga superiore al magico numero preconizzato da Saba, che reputava felice un
popolo se in un secolo vedeva nascere quattro o cinque poeti! Ma è, allo stesso
tempo, infinitamente esigua, rispetto, ad esempio, all’Italia che annovera
oltre centomila persone viventi che hanno pubblicato almeno un volume di
poesie! Naturalmente io non compaio tra i settantatre, anche se non son più un
adolescente contaminato dal sacro fuoco della poesia, ma un vecchio e solitario
cantore, i cui esordi risalgono al 1952, l’anno in cui feci dono di un piccolo
manoscritto, rilegato con cura, alle amatissime cugine Jolanda ed Eleonora,
contenente, oltre ai soliti testi romantici giovanili, per lo più lamenti di
amori solitari, anche poesie civili, alcune preveggenti, come il risveglio
dell’Asia e la fine del colonialismo in Africa. Tante volte ho pensato di
bruciare libri, quaderni, moleskine…cancellare ogni traccia e tacere per
sempre. Mi ha dissuaso il ricordo di una lettura lontana, la prefazione di
Montale ad un volumetto di “liriche cinesi (1753 a.C. – 1278 d.C.), nella quale
il grande poeta si sofferma a parlare dell’essenza della poesia facendo
riferimento al poeta Po Chu-i, vissuto tra il 772 e l’846 d.C. Po Chu-i
fu, oltre che innovatore, un uomo più che umano nella inestinguibile passione
del canto. Il rinnovamento della parola e l’amicizia furono le forze
ispiratrici di questo illuminato che conobbe il favore e il disfavore dei
potenti, senza legarsi mai a nessun bene di quaggiù. El poeta canta por todos…cantava
per tutti, e pur vedetelo quando scopre la poesia da lui scritta sul muro di
una locanda!
Il mio goffo
poema sul muro della locanda
nessuno
finora s’era curato di leggere.
Muschio e
tracce d’uccelli ne avean cancellato i caratteri.
Poi giunse un
avventore dal cuore così traboccante,
che benché
fosse Paggio al trono dell’Imperatore,
si degnò con
un lembo del suo ricamato mantello
di spazzar
via la polvere e di leggere.
Così l’opera giunse a destinazione, trovando finalmente
il suo lettore. Un solo lettore! Perciò mi
chiedo, perché disperarsi? Io ho ben più numerosi lettori del Paggio Yuan Chen!
A due amiche ho fatto leggere la bozza del poema “Agnes e Martin” e
le risposte mi consolano e mi spronano a non abbandonarmi alla sterile
disperazione, ma a proseguire, finché le forze mi sosterranno, nell’esaltante
cammino della ricerca e del godimento della felicità, della bellezza e
dell’armonia. Ti ringrazio per
il tempo che mi hai concesso, per la passione delle tue parole nel prendere in
seria considerazione i sentimenti di un quasi sconosciuto, parole che mi
portano a riflettere ed anche a rileggere i testi in modo “critico”, fin dove
sarà possibile, usando lima e accetta, e qualche volta il fuoco”.
Inaspettatamente,
poco prima del Natale 2014, mi scrive una lettera Sergio, uno dei miei “maestri
di vita” nella grande Fabbrica di Larderello:
A Carlo, amico caro,
se grande fu la sorpresa nel
ricevere un plico proveniente da Castelnuovo, immensa fu la gioia nel tenere in
mano i due libretti regalatemi e poi la lettura dello scritto che li
accompagnava. Sei un grande in ogni senso, ma che dico, lo sei sempre stato!
Per me fosti un sincero amico, reciprocamente ci stimammo come colleghi tecnici
nella geotermia, mi guidasti sindacalmente nella CGIL, avemmo una vicinanza
politica ed anche un’esperienza in cariche comunali, poi le strade si
allontanarono di 90 km. Perché io, più vecchio di 9 anni, andai a Pisa da
“passivo pensionato” e tu rimanesti da “poeta” nella nostra adorata terra. Non
ho recenti tue notizie sulla salute, anche se dalle poesie apprendo che esci
per comprare il pane e il giornale, giri per il desolato paese e/o ti soffermi
a colloquiare col vecchio castagno e la quercie antica. Che bello! Spero che
alla gentilezza del tuo animo e alla vivacità della mente corrisponda una buona
fisica salute del corpo. Dandoti le mie notizie, ti dico che nei 25 anni post
lavoro, con Giovanna abbiamo – ogni due mesi mediamente per 15-20 giorni –
vissuto a Pavia per accudire ai quattro nipoti che nacquero a ritmo sostenuto,
aiutare cioè Fausta che non aveva lassù nessun parente ed era impegnatissima
nel suo lavoro di medico universitario. Poi dal
15 giugno al 5 settembre di ogni anno, abbiamo (ed ancora!) ospitato i
longobardi nella nostra casa di Marina di Castagneto…facendo finta di essere
anche noi nonni, in vacanza! Sempre ci ha aiutato la Provvidenza, dandoci vita
e tanta buona salute. Di questa, io ho solo l’handicap del dolore continuo ai
ginocchi per mancanza di cartilagine e poco ho risolto con la protesi metallica
a quello destro e con le infiltrazioni di acido ialuronico in quello sinistro:
ciò comunque, ho cercato di ignorare il dolore ed ho fatto una vita attiva
coltivando il giardino e l’orticello esterni alla casa e, quale socio dell’Associazione
Amici dei Musei e Monumenti Pisani, ho partecipato frequentemente in Pisa a
conferenze e visite guidate in palazzi antichi, musei e chiese. Ma anche fuori
città: in novembre – per due giorni – siamo stati a Padova(Mostra Corcos), in
settembre a Trento (Mostra Dosso Dossi) e a Thun; in marzo a Bologna (Mostra
Vermeer) e poi a Forlì (Mostra Liberty). Nell’anno scorso, facemmo un tour in
Polonia e visitammo anche Auschwitz e Birkenau. Ma, come tu dici, l’essere
poeta è una qualità fisiologica, l’aveva Carlino – indimenticabile amico e
cognato – l’hai tu, in maniera ancora più evidente, io NO! Sono nato con
interessi profondi per la storia e per l’architettura e mi piacciono le arti
figurative, concretamente fui un edile, cioè un tecnico infarinato di
meccanica, elettrotecnica, geologia e arte mineraria, seppi scrivere diverse
centinaia di Relazioni, convenzioni, capitolati tecnici ecc…formulare progetti,
ma…non so comporre nemmeno la…Vispa Teresa! Dico che mi vergogno o meglio che
sono geloso di te e degli altri grandi poeti! Basta, forse ti avrò annoiato,
scrivendo di me. Ho durante il mese di novembre, letto e riletto e meditato, le
poesie di Grazie alla Vita (ed ho ripreso quelle de La Vita Larga): non sono
ripetitive e ci ho trovato un pensiero sempre più evoluto, in alcune avrei
gradito una minore frequenza degli accenni alla morte. Mi sono assai piaciute
quelle a pagina 12, 16, 23, 28,33, 40,45 e la freschezza della gita in
Pietralata (24) nel ricordare il babbo; considero le poesie delle pagine 67,
68, 69 delle vere Odi all’altezza dei rinomati poeti del primo Novecento. Ma è
“al Serrappuccio” che ho insistito nella meditazione, mi sento a 85 anni nello
stato della tua nonna: “la nonna, già vecchia, che per amor di noi, la vita sua
allungava” così Giovanna ed io lo siamo stati e lo siamo per le figlie e per i
nipoti e penso che anche tu farai altrettanto e te lo auguro! Nella tua poesia
non c’è il solito sciocco richiamo ai “bei tempi passati” perché quando
asserisci che la creatività s’appanna (50) ti correggi con “imparando ad ogni
alba sempre cose nuove”. La conclusione (61) molto mi piace, estendendola:
“caro amico, tu lo sai, ancora amiamo e del futuro cantiamo.” L’altro libretto
mi ha reso triste, è entrata in crisi la
mia coscienza: non conobbi, nella loro realtà, i fatti dell’eccidio del Sorbo
dei due sardi e dello Spinola e Stucchi Prinetti, eppure ero grandicello e poi
da adulto non fui estraneo alle ricorrenze politiche antifasciste, forse e mi
giustifico, fu il barbaro assassinio dei 77 minatori che nella sua entità ebbe
a soverchiare gli altri eccidi: ogni anno, di giugno, facevo fare i lavori di
riordino e di manutenzione al Cippo e al luogo precedendo Mauro Tanzini che si
premurava di ricordarmelo. Oggi so tutto di quegli infelici anni e ti sono
grato per le ricerche storiche che hai fatte e di avermi mandato quel bel
libretto. Ti prego di accettare benevolmente il mio contributo alle spese
tipografiche sostenute per la valorizzazione di Castelnuovo e della mia sempre
amata terra. Concludo inviando ai tuoi familiari gli auguri di Buon Natale e
per un propsero 2015. Ti voglio bene, Sergio.
Ed
ecco la risposta al munifico dono dell’amico lontano, morto nell’estate del
2018:
Caro
Sergio,
non ti nascondo che leggendo la tua meravigliosa
lettera, non solo per il contenuto, ma, se mi permetti, per la limpida forma
della scrittura, che è rimasta come la ricordavo, pulita e significante, gli
occhi mi si sono riempiti di lacrime! E poi, l’incredibile contributo
economico! Che di fatto ti ha reso il principale azionista del “poeta”
appartato, Carlo Groppi? Come ho detto a mia moglie e a mia figlia Barbara, la
minore (1971), che vive a Castelnuovo, è stata tra le più belle lettere che
abbia ricevuto nell’intera mia vita! Senza essere retorico affermo che è
sufficiente ricevere una sola volta una lettera come questa per credere ancora
nel valore della poesia e continuare a scrivere! D’altra parte, senza la poesia
non potrei vivere. E’ un fattore fisiologico, è vero, ma esso trae le sue
origini in un tragico dramma infantile: non solo la frantumazione della mia
famiglia quando avevo l’età di cinque anni e mia sorella di due, ma il fatto
che quando a sette anni (dopo due anni di convivenza con la mia mamma), decisi
una fuga incredibile, andando a vivere con mio padre ed i miei nonni, nessuno
venne a ricercarmi! Dunque io abbandonai madre e sorellina, ma nessuno, salvo
un fiacco tentativo di rapimento mentre uscivo dalla scuola, più mi ricercò!
Oggi ne parlo col dovuto distacco, che conosco i drammi delle vite umane, ma
allora chiusi lo scrigno dell’anima al segreto inconfessabile e riversai la mia
pena nella poesia. Era l’anno 1952 quando iniziai il “Canzoniere” e da allora,
fino ad oggi, ho sempre scritto decidendomi a pubblicare qualcosa a partire
dalla fine degli anni ’90. Adesso, questo diario segreto dell’anima ha
oltrepassato le cinquecento pagine e vedrà la luce solo dopo la mia morte,
nella sua completezza. Ho anche un diario in prosa, che chiusi l’anno del mio
matrimonio (1964). Adesso è stato accolto e depositato al Centro Diaristico
Nazionale di Pieve Santo Stefano, coperto dalla privacy per settantacinque
anni. Dunque, caro Sergio, caro amico, come
vedi e leggerai ho parlato, volutamente, di me nel tentativo di aprire a te la
mia anima nascosta. Ma sono altresì molto interessato alla tua “biografia”,
essa davvero eccezionale, sia per la sensibilità tua che per il periodo storico
nel quale hai vissuto: guerra, ricostruzione, industrializzazione, impegno
sociale volontaristico, ecologia, arte, cultura…periodo tragico ed esaltante
allo stesso tempo. E poi, la Fabbrica amica, Larderello, la geotermia e gli
uomini veri che esistevano ancora! Di te serbo alcuni incancellabili ricordi,
tra i tanti, compreso il telegramma che mi mandasti il 21 novembre 1965 con le
felicitazioni della nascita della mia primogenita, Tania! Ho anche qualche
fotografia di noi due insieme: una sul cantiere della prima grande centrale geotermica
sul Monte Amiata, a Piancastagnaio; una alla mensa di Larderello, un quartetto
molto assortito in accanita discussione: tu, io, Carlino e Miro! E, infine, anche quella che ci scattarono alla
presentazione del libro di Lucia Fedi nel Cinema Teatro di Larderello: tu, io,
Marcello e Carlino. Ai tanti ricordi è possibile solo accennare: i mesi e gli
anni nello stesso Palazzo degli Uffici! Tu eri tra il gruppo dei “costruttori”
della speranza, giovani progressisti, innovatori nell’architettura industriale
e civile, amici di grandi geni, come Giovanni Michelucci, e, allo stesso tempo,
energici assertori del valore dell’impegno sul lavoro, del rigore, della
precisione. Sempre i primi ad arrivare in ufficio, gli ultimi ad andarsene.
Pronti a stare in mezzo ai propri collaboratori, e scevri da ruffianesimi di
bassa lega. Ricordo anche, tra le diverse occasioni, un sopralluogo a Latera
per l’ubicazione di un sondaggio profondo, che poi si rivelò produttivo, non ci
si faceva a starti dietro (e calzavi gli stivali) per quei campi di pomice,
fradici, con il fango che restava appiccicato alle suole, sembravi instancabile
davanti a me, al Paolicchi, al Petri,
Adriano e al Lovari! Noi, giovani pigmei! Sempre pronto ad insegnarci qualcosa
e mai stanco. Infine anche i legami familiari: la mia amicizia con Carlino, tua
sorella Marisa e la conoscenza diretta ed indiretta con i vostri genitori…Sei stato un mito e rammento di averne parlato a
lungo nel mio Diario! Sento con gioia che non sei cambiato!” (Sergio Beneventi
nato il 5 marzo 1929 a Larderello è morto il 6 luglio 2018 a Ghezzano di Pisa).
Ma, non per ultimo, c’è
stato l’apprezzamento di una amica, molto dolce e intelligente, che mi ha
dedicato una poesia, accostandomi ad un grande poeta brasiliano:
“…la
poesia è dedicata ad un poeta, che gioca con le piccole parole per raccontare
il suo mondo interiore. E lo ammetto, dentro ci sei tu nei miei pensieri. Non
prendertela, non voglio dire che tu fossi mio nonno!!!! Ma che è bello
incontrare un poeta un po’ più grande di me, con il quale mi posso sentire
ancora un po’ bambina, pronta ad imparare cose nuove ed ascoltare nuove favole…La
poesia che mi hai mandato è BELLISSIMA!!!! Baci”.
Ad un poeta
Se avessi potuto scegliere
avrei scelto te,
di certo!
Saresti stato
un nonno tenero e allegro
e triste talvolta,
quando la tristezza è buona
e fa bene.
Avresti sussurrato
nei miei orecchi di bambina
piccoli versi, paroline strane,
ne avrei capito
solo la musica,
mi sarei messa a ridere.
Mi avresti anche
parlato d’amore.
Non quello del mondo,
ma proprio l’amore
che fa palpitare,
che leva il respiro.
Te lo avrei visto negli occhi
ad ogni passo leggero
di una bella ragazza
per strada.
Mi sarebbe piaciuto,
chissà se lo hai fatto,
per qualcuna, davvero.
Se hai tenuto una bimba
in braccio o per mano
raccontandole storie di poeti assurdi,
di amori ancora vicini,
del vento che passa,
che vuole cantare.
Nelle tue parole
mi sento ancora bambina.
Nel 1956, avevo 18
anni e da tempo mi ero avvicinato alla poesia. Acquistai una antologia popolare
di poeti del Novecento edita da Vallecchi, costava 800 lire, non poche per me
che ne guadagnavo 32.000 al mese! Ma la sorpresa maggiore l’ebbi
dall’introduzione: per la prima volta mi capitava di leggere delle parole indirizzate
direttamente a me…come lettore, s’intende, e queste parole, che introducevano e
invitavano alla lettura di poesie di Saba, Jahier, Govoni, Rebora, Palazzeschi,
Campana, Valeri, Cardarelli, Sbarbaro, Ungaretti, Montale, Betocchi. Caproni e
Quasimodo, mi colpirono profondamente. Mi fecero accettare, già fin da allora,
la mia diversità e la mia solitudine. Successivamente sono passato dalle
antologie e dalle storie della letteratura, ai testi veri e propri, sforzandomi
addirittura di leggere in lingua originale: francese, spagnola e tedesca. I
primi poeti li trovai nella collana dello Specchio di Mondadori, come Saba,
Montale e Valeri, ai quali sono sempre rimasto fedele. Altri se ne aggiunsero a
illuminare la mia fantasia e i miei sogni. Un lungo elenco.
La mia
esistenza terrena è trascorsa quasi tutta dentro una grande fabbrica, in un
ufficio; e un ufficio, si sa, non è luogo di avventure romantiche, drammatiche
o romanzesche. Non mi sono pentito di aver scelto (o essere stato costretto
dalle variabili della vita) l’umile lavoro a giornata dentro una fabbrica, e
non la sorte in mondi più redditizi, come qualcuno dei miei compagni di banco
ha potuto realizzare; confesso di aver sempre amato il mio mestiere e la mia
fabbrica, perché è lì che ho realizzato me stesso e il mio piacere. Vorrei
soltanto aggiungere come sia sorto in me, fanciullo, il desiderio della poesia,
per quali arcane vie la vocazione (o il dono) della poesia mi abbia sorpreso e
preso. Non ho ricordi precisi su ciò, perdonatemi dunque di non poter fare a
meno di citare la celebre testimonianza di messer Boccaccio: “…non ero ancora
giunto al settimo anno di età, e non ancora avevo letto poesie, né udito alcun
maestro, e appena conoscevo i primi elementi della scrittura, ed ecco, spingendomi
la stessa natura, mi venne il desiderio di poesia…”. Spingendomi la natura,
aiutata dal primo elemento della predizione che m’avrebbe fatto un altro poeta,
Umberto Saba, cioè l’incontro con “un grande dolore”, mi venne desiderio di poesia: questo, forse,
è tutto quello che posso dire. Ed è, certo, tutto quello che ho tentato di dire
nella poesia “Con le mani ricolme di
fragili sogni…”, che ho pubblicato nel 1997 sul “Sillabario”, inserto
letterario della rivista “La Comunità di Pomarance”. Dove poi mi abbia portato
quella spinta naturale, e quel primo grande dolore, al quale si accompagnò
presto l’avverarsi della seconda predizione: un grande amore, e come io abbia o
non abbia, realizzato quel desiderio, non è certamente un problema mio. In anni
lontani ho accarezzato, in segreto, dolci illusioni sulla sorte della mia
poesia. L’ho vista crescere grande e forte; come un fiume selvaggio rompere gli
argini robusti dell’indifferenza e irrigare benefica i sentimenti degli uomini.
Poi l’ho nutrita come si nutre un ammalato che ha perduto ogni speranza nella
vita; simile ad un animale selvatico e ferito essa ha rifiutato la luce e il
silenzio è calato tenebroso – il silenzio, colmo di lacerante dolore – perché
c’erano uomini meravigliosi a calpestare la Terra e il loro canto si diffondeva
nell’universo. Ora io guardo con serena commozione agli anni della mia vita, a
questo lungo passato d’alterno e modesto lavoro, a questo incessante colloquio
con me stesso. Non più, dunque, la gloria, non più il silenzio della
mediocrità, ma la consapevole affermazione di un divenire, una traccia entro
uno spazio ed un tempo definiti: il vissuto, il vissuto-pensato, il sogno che
si fanno quotidiana presenza a sfidare la morte e l’oblio. L’unica certezza che
ancora adesso mi sostiene è quella piccola scintilla che resta accesa nella mia
anima, la capacità di essere rimasto in gran parte bambino e perciò capace di
meravigliarmi dei lievi e incessanti
moti della vita.
Ci ho pensato tanto al senso della
poesia, nel poeta, e nel rapporto col mondo. Da giovane credevo anche,
figuriamoci un po’, di cambiarlo il mondo! Poi mi sono dovuto accontentare di
un intimo intenerimento, rileggendo il passato, come se guardassi un album di
vecchie foto di persone care…amate…che vivono ancora e soltanto dentro la mia
anima. A parte il caso Ungaretti, che avendo incontrato il grande amore, Bruna,
all’età di 78 anni, riuscì a scrivere poesie meravigliose, forse le più belle
di tutte, avverto adesso, proprio nella scrittura più che nel fisico, il peso
della vecchiaia. Componimenti lirici polimetrici, indisciplinati, potendo
comprendere versi di tutte le specie, non rimati e rimati nel modo più
vario, dunque molto spesso senza ritmo;
parole vecchie, temi malinconici, poche speranze, pochi desideri, e poi
ricordi, ricordi, che affollano il dormiveglia, morti e vivi, che par di
tirarli per un filo, e tutti si muovono intorno a me, spariscono, rieccoli, ma
come si chiamava? e che ne sarà stato della sua vita? Anche per questo cerco di
evitare confronti, reading, letture collettive e così resto nel calduccio della
tana. Alla poesia riconosco un grande valore: il suo basso costo, anzi è una
delle poche passioni che non gravano sul PIL. In tempi di crisi essere poeti è
dunque gratificante.
Su
questi ultimi anni, ho poco da aggiungere: ho mantenuto rare e vecchie
amicizie; ho goduto di una discreta salute; mi sono disinteressato del gossip e
dei politicanti; ho esaurito le copie dei nove libriccini di poesie, e lavoro a
due o tre interessanti progetti! Naturalmente sono un po’ preso dalla
“solitudine” e dalla “nostalgia”, vivendo nel minuscolo luogo natio, ed anche dalla fatica ad alimentare
il mio personale Museo dell’innocenza. Ma non dispero. Anzi, si sono aperti
quattro filoni di ricerca, storie lontane, di donne e ingenui amori, che
talvolta avverto fluttuare benevoli ancora intorno a me. Poi il “ricordo”,
ossia il canto per ciò che si perde ed ho perduto.
Mi
consolano rari, ma intensi, apprezzamenti dei quali ne voglio citare qualcuno, mentre
altri li lascio alla “postfazione”: una
mia nipote, particolarmente sensibile, ha scritto, a proposito di una mia
poesia, che <essa è bellissima e
bisogna farla conoscere a tutto il mondo!>, e che alla vigilia del
Natale 2013 un’altra amica, la più amata tra tutte, mi abbia voluto mandare un
bacio tenero e materno commentando alcune liriche con parole che da sole
valgono un “tesoro”: “...avermi ricordato
che la tua mamma sia nata nel 1921 mi ha causato bei e felici sentimenti. Devi
sapere che i miei figli sempre hanno detto quando una tua lettera arrivava
<<il nostro grande fratello ha scritto!>> E, per dire la verità, anch’io parlavo del loro grande fratello! Ma
quando leggo le tue ultime poesie sono anche altri sentimenti che sento, lo sai.
Un celebre lirico siro-libanese ha scritto che nelle poesie è importante non
solamente il contenuto, ma soprattutto i pensieri che il lettore sente. Io
credo che un poeta come te e anche come Adonis, fanno poesie e sentenze che
toccano spirito e cuore. Tante volte sono veri sentimenti, speranze, ma anche
fantasie e desideri. E tante volte suonano come musica di cetre appese ai rami
dei salici. In ogni caso, le tue poesie sono bellissime! Finalmente il
contenuto del testo è questo che il lettore di ciò fa: sogni, speranze,
felicità o tristezza? In uno stato sereno ti abbraccio…”.
A lei voglio credere, nella speranza che
in Paradiso, possa leggere questo Canzoniere!
CRONOLOGIA
1938
Carlo Groppi nasce a Castelnuovo
di Val di Cecina (Pisa) il 3 settembre, in una casa del vicolo del
Serrappuccio, primogenito, da Renzo e da Fignani Sestina, entrambi discendenti
di famiglie residenti nel territorio comunale. Quella paterna con tradizioni
operaie e quella materna mezzadrili. Nel 1939 o 1940 la famiglia si trasferisce in una casa del
Borgo al n. 26 di Via Cavour. Renzo e Sestina si erano sposati il 28
ottobre 1937. Nel 1941 vedrà la luce la sorella Leonia e successivamente, dopo
la separazione dei genitori avvenuta nel 1943, gli altri fratelli, Fulvio,
Giorgio e la sorella Giuseppina. Renzo, nato nel 1915, era un bambino intelligente
e ricco di sensibilità musicale, a dodici anni, sotto la guida del padre,
Dario, virtuoso musicista, suonava già
il clarinetto divenendo rapidamente "primo clarino" nella Filarmonica
Municipale “Principe di Piemonte” e successivamente “Giuseppe Verdi”. Per tale
dote musicale sarà assunto, nel 1927, come operaio dalla “Larderello SpA”.
Successivamente suonerà altri strumenti, sempre con virtuosismo, soprattutto la
fisarmonica. Sestina, nasce nel 1921 al podere "Gli Innesti" di
proprietà di Fabbri Fabrizio, da Fignani Giuseppe e da Mirolli Guglielma, mezzadri.
1943 – 1946
Renzo e Sestina, dopo circa sei anni di matrimonio (28 ottobre 1937), si
separano all’inizio del 1943, e la sentenza legale avverrà presso il
tribunale di Pisa nel settembre dello steso anno, proprio nel giorno del primo
micidiale bombardamento a tappeto degli Alleati sulla città, sotto al quale
morirono migliaia di persone. Carlo e la sorella Leonia, data la tenera età, nonostante fossero stati affidati al babbo,
seguirono la mamma, la cui famiglia di
mezzadri, lasciato il podere “gli Innesti”, si era trasferita al Carbonciolo,
un podere distante alcuni chilometri ad ovest del paese, la cui più importante
risorsa era costituita da un gregge di circa cento pecore, alle quali anche
Carlo accudiva portandole al pascolo, da mattina a sera, in completo
isolamento, dato che in quel tempo, nella società contadina, già all’età di sei
o sette anni si assumevano responsabilità di adulto, proprio come per i bambini
pastori. Nel settembre 1944, dopo la Liberazione del Comune avvenuta il 29
giugno 1944 da reparti della V Armata americana, Carlo inizia a frequentare la
prima classe delle elementari, a Castelnuovo, compiendo, a piedi, e senza che
alcuno lo accompagnasse, il lungo sentiero montano, tra il bosco e il corso di
un torrente selvaggio, detto “dei lastroni”. Egli serberà per sempre il ricordo
di aver avuto molta paura! Tuttavia deve essere andato per pochi giorni a
scuola, poiché alla fine dell’anno scolastico fu respinto. La fuga dal podere e
dalla mamma deve essere avvenuta nella primavera 1946, dato che già il 9
settembre seguente sarà ammesso alla Comunione ed alla Cresima, frequentando per
tre giorni il “ritiro” all’Asilo delle suore, e già abitava con i nonni paterni (Dario,1879
– 1948), pensionato, musicista e calzolaio ed Enélida Benucci (1884 – 1974),
casalinga, e con il padre, ripetendo la Prima elementare, partendo dalla casa
in via Cavour n. 26. Praticamente egli rimase al podere con madre e sorella,
per soli 3 anni, dalla primavera del 1943 alla primavera del 1946, un periodo
misterioso e breve. Forse è per questa brevità, oltre al senso di colpa della
sua fuga e al dolore provato successivamente alla stessa, senza che nessuno sia
andato a ricercarlo, che lo fecero crescere timido. A questo trauma si dovrà
ricondurre il rapporto affettivo madre-figlio che per il resto delle loro vite
si considereranno sostanzialmente come due estranei. E’ proprio Carlo, più
tardi, ad interrogarsi, ritrovando una rara fotografia della Cresima-Comunione:
Aveva appena compiuto 8 anni da sei giorni. Tale evento può gettare un fascio
di luce sul buio della memoria di quegli anni drammatici: “…ed ecco questa meravigliosa fotografia nei miei otto anni! Chi mi
avrà vestito in modo così bello ed elegante? Non certo mia nonna, anche se
allora aveva l’età di 61 anni e da ragazza aveva fatto la cameriera ad una
principessa russa! Mio padre ne aveva appena 31, ma non si intendeva di vestiti
dei bambini e nemmeno era religioso. Credo che mi abbia vestito mia zia Iris,
allora giovane sposa di 36 anni e madre
delle amate cugine Jolanda ed Eleonora, gemelle, tredicenni! “
1946 – 1948
Carlo seguirà con buon profitto tutto il ciclo scolastico delle elementari, che ultimerà nel giugno 1950. Nella primavera del 1946, all’uscita della scuola di Via Verdi, subisce un tentativo di “rapimento” da parte di alcuni parenti del ramo materno, che intendevano ricondurlo al podere, il tentativo fallisce e questo evento lo indurrà ad interrompere definitivamente i rapporti con la madre. In questo periodo non vedrà mai la sorella Leonia (nata il 14/4/1941). La madre, intanto, si rifarà una famiglia con un giovane siciliano, Antonio Amodeo, dal quale nasceranno Fulvio (28/1/1947), Giorgio (4/6/1949) e Giuseppina (14/2/1957). Renzo, per parte sua, riallaccerà l'antico amore con la prima fidanzata, Severina, che s’interromperà qualche anno dopo, con drammatiche e grottesche conseguenze. Il divorzio tra Renzo e Sestina arriverà molto più tardi, nel 1972, mettendo fine, dopo circa trent’anni, al periodo di “separazione legale”. La nonna Enélida avrà una grande influenza sulla formazione emotiva e culturale di Carlo, dato che ella sapeva leggere e scrivere, conosceva storie e leggende, aneddoti paesani, proverbi, nomi e soprannomi, sapeva cantare ed amava la musica, era una valente cuoca, ed in più conservava memoria sia dei suoi genitori che della sua giovinezza, in particolare dei due anni trascorsi sull’Isola del Garda come cameriera personale di una principessa russa. Anche il nonno, Dario, nonostante un carattere più burbero, oltre ad essere un eccellente musicista, era solito raccontare le sue vicende di emigrante negli Stati Uniti d’America all’inizio del ‘900 e le numerose avventure vissute nelle miniere di carbone della Pennsylvania. Dario aveva combattuto, in fanteria, nella prima guerra mondiale e successivamente, anche per il suo virtuosismo musicale, era entrato a lavorare alla Società Boracifera di Larderello. Prima della guerra era iscritto al Partito Socialista e dopo non si era iscritto al Partito Fascista. Così riebbe la tessera del PSI di Nenni alla fine della seconda guerra mondiale, portando con fierezza all’occhiello, nelle feste, il garofano rosso. Negli anni guerra, ormai con una misera pensione, si era messo in proprio a fare il calzolaio, non aprendo una bottega, ma andando “a opre” dai mezzadri, nei poderi della campagna, soprattutto sul versante di Fosini. Vi rimaneva sempre due o tre giorni e quando ritornava, a parte le poche lire, portava farina, qualche galletto, o mallegato o noci…Di lui si ricorda solo un aneddoto: In un podere, avvicinandosi l’ora del desinare, la massaia gli chiese: “Dario, cosa volete oggi per desinare, due uova, due salsicce?” alla quale rispose: “Si! Due uova e due salsicce!”. E questo motto è rimasto nella memoria collettiva dei vecchi castelnuovini. Mi rattristo averlo conosciuto appena nell’ultimi suoi due anni di vita, tra il 1947 ed il 1948, quando ormai la sua morte era vicina. In questi anni Carlo conduce una vita molto appartata della quale pochi saranno i segni che rimarranno nella sua memoria, e le lunghe giornate si riempieranno della passione alla lettura: Il Corrierino dei Piccoli, Gordon Flash, L’intrepido, L’Unità, il Calendario del Popolo sono quelle abituali. All’età di dieci anni Renzo gli regala il primo libro “vero”, che lo impressionerà molto: Kim di R. Kipling al quale seguiranno i “ Libri della Giungla”. Nonostante il trauma della “separazione” e la morte del nonno Dario (1948), questo periodo rimarrà impresso nel suo subcosciente come uno dei più sereni della vita adolescenziale. A ciò contribuirà l’intenso rapporto d’affetto che lo lega alle due cugine, gemelle, Jolanda ed Eleonora, di cinque anni più grandi, figlie di Gino, fratello del babbo. E dovrà proprio a loro, aver potuto godere di tutto quell’amore che gli era stato violentemente sottratto dal destino. Nell’estate del 1948 incontra l’amore precoce, una ragazzina francese, Aurora, venuta in vacanza dai parenti nel Borgo di Castelnuovo e che ritornerà, imprevista, a ricercarlo, dieci anni dopo, dando avvio ad una imprevista, intensa, breve e indimenticabile storia.
1949
- 1950
Dopo la morte di Dario (1948), la famiglia
si trasferisce (1950) in un appartamento posto nella via principale del paese,
in due stanzette al quinto piano. Carlo, uscito dal Borgo cambierà radicalmente
sistema di vita: verrà acquistato il primo apparecchio radiofonico, inizierà a
svolgere l’attività di “garzone” nel negozio dello zio ed a frequentare
intensamente la casa delle cugine, accompagnando sempre lo zio nel suo commercio per il vasto
territorio dei comuni di Castelnuovo e Radicondoli, a bordo di una motocicletta
(Isomoto) accuratamente modificata per il trasporto di merci pesanti: bombole
del gas, pile per apparecchi radio, carburo e soda caustica, stoviglie. Il suo
rendimento scolastico elementare è ottimo, e tutti gli insegnanti gli
dimostrano un grande affetto: maestra Marrucci Imperia, maestra Franceschini
Lia, maestra Nesi Norma, maestro Orsini Otello, maestra Desi Domitilla (Didi). Inizia
a leggere assiduamente i settimanali “rosa” a fumetti acquistati dalle cugine:
Grand Hotel, Sogno, Tipo, Bolero, ed anche le riviste politiche e sportive che
trova nelle abitazioni degli amici. Avvia una collezione di francobolli generica,
insieme all’amico Mauro Lisi, amicizia che durerà tutta la vita. Nell’estate
del 1950, terminate le scuole elementari, frequenta la giovane e bella
maestrina Marisa Berti per la preparazione all’esame di ammissione alla Scuola
Media, aperta per la prima volta a Pomarance, un paese distante circa 15
chilometri da Castelnuovo, esame che egli supera facilmente.
1951 - 1952
Nella primavera 1951 Carlo, nonostante le
rimostranze dei professori dato il suo ottimo rendimento scolastico, è costretto dal padre a lasciare la Scuola
Media per preparare l’esame di ammissione per le Scuole Aziendali quadriennali
istituite dalla Larderello SpA per selezionare i futuri operai ed impiegati da
immettere nei settori dello Stabilimento. La preparazione avviene nel salotto
di Marisa Berti, la deliziosa maestrina dalla veste svolazzante e fiorita,
forse il suo primo amore e dal suo fidanzato, Mauro Bacci. Superato l’esame
insieme ad altri 33 ragazzi dei 100 esaminandi, inizia a frequentare la scuola
nel settembre 1951. All’età di tredici anni, come risulta da un diario
(depositato al Centro Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, AR), inizia a scrivere “poesie”: “… frequentavo il primo corso delle Scuole Aziendali a Larderello, dopo
aver interrotto, al primo anno, le Scuole Medie a Pomarance ed un fugace
contatto, sia con la letteratura italiana, la lingua latina e la lingua
francese. Su questa modestissima base culturale si accese dentro di me la fiammella
della poesia. Di quei primissimi esordi infantili non resta quasi niente. Pochi
versi, appuntati su un manoscritto due anni più tardi, che ho salvato come
testimonianza: “Poesie infantili”,
nove testi, dei quali soltanto tre saranno
inseriti nel “Canzoniere”.
Alla fine dell’anno la famiglia si
trasferisce in un piccolo e modesto appartamento di due stanze, in affitto,
costruito parzialmente in legno (la famosa “casa di Raspino”), ubicato di
fronte ai giardini pubblici del capoluogo, luogo magico, fonte di intensa
ispirazione.
1953 - 1955
Da quest’anno, Carlo trascriverà
i suoi testi poetici, alcuni dattiloscritti “a
bottega”, con la vecchia Remington Remette dello zio, ed altri, manoscritti,
in una serie di “quaderni” e fogli sciolti raccolti successivamente in
“cartelle”, non rispettando però, pur se non in minima parte, la successione
cronologica. Carlo prosegue con eccezionale profitto gli studi alle Aziendali
di Larderello che terminerà, dopo i quattro anni dei Corsi, nel giugno del 1955
risultando il miglior allievo nella specializzazione nel campo della
trivellazione del sottosuolo per la ricerca di fonti geotermiche utilizzate per
la produzione di energia elettrica. Già l’anno precedente era risultato il
primo del suo Corso con il punteggio di 61/64. E’ in questo periodo che viene a
contatto, attraverso due importanti biblioteche, quella Aziendale e quella
Pubblica di Larderello, dei più famosi autori scientifici e letterari del
mondo. Lettore instancabile e curioso esplorerà quasi tutti i settori culturali:
dal cinema, alla musica, alla fotografia, al teatro, alla poesia, alla scienza.
Nella Biblioteca Pubblica si trovano riviste letterarie e scientifiche, settimanali
e mensili, giornali quotidiani, cataloghi di varie case editrici. Carlo
scoprirà il suo grande amore, quello per la casa editrice Einaudi. Così ne
parla nel suo diario: “…frequentando
assiduamente la biblioteca, che era gestita (bastava vedere le novità che
venivano acquistate) da persone intelligenti e di formazione democratica, vi
lessi testi indimenticabili che contribuirono alla formazione primaria del mio
pensiero: Lettere dei condannati a morte della resistenza europea, con la
prefazione di Thomas Mann, Spagna Clandestina, l'Uva puttanella e Contadini del
Sud di Rocco Scotellaro, Fausto e Anna di Cassola, i romanzi di Cesare Pavese,
le poesie di Spoon River di Edgar Lee Master, i racconti di Cechov, Uomini e
Topi, Furore di Steinbeck, Per chi suona la campana di Hernest Hemingwei, le
poesie di Prevert, Paul Eluard e di molti altri”. E’ attraverso i quattro anni di studio
nella scuola collocata all’interno di un grande stabilimento industriale, e con
la guida del giovane comunista Massimiliano Ciompi, fidanzato della cugina
Eleonora, dal quale si recava frequentemente per il montaggio di un apparecchio
radio, che verrà a contatto con il mondo sindacale e politico, che, dopo
l’adesione alla FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana, 1954), lo
porterà in futuro ad aderire al Partito Comunista Italiano ed al sindacato
della Cgil. Inizia in questi anni una corrispondenza con l’amico Ivo Panichi,
studente a Livorno e la lettera scritta, sia manoscritta che elettronica,
accompagnerà Carlo per tutta la vita. Sono anche gli anni dei primi amori,
degli impacciati balli allo “Chalet” del Piazzone, delle veglie alla Casa del
Popolo ed al Bar di Bruna, giocando a carte, ed anche delle escursioni nelle
campagne vicine e al torrente Pavone. Appassionato di cinema, di calcio e di
ciclismo, sarà un assiduo alle proiezioni al Cinema Tirreno, alle radiocronache
di Nicolò Carosio dal Bar di Ateo, e, nel tempo libero praticando il calcio,
con una palla di gomma, nel piazzale antistante il garage del Martelli, a fianco
della Villa del Principe Ginori.
1956
Il 16 febbraio, Carlo viene
assunto dalla Cooperativa Nuova Liberlavoro di Montecerboli e immesso, in
economia, con la qualifica di “manovale”, nell’organico della “Larderello SpA”
con funzioni di impiegato tecnico all’Ufficio Geologico, nella Sala di
Rappresentanza del principe Piero Ginori Conti, insieme a Lorenzo dell’Agnello
e Lando Cellai. Il 29 maggio i due migliori diplomati delle Scuole Aziendali,
Carlo Groppi e Giancarlo Montagnani, con una cerimonia semplice e solenne,
nello stile della scuola, vengono premiati dal Direttore Generale, Niccolò
Gennai, presenti tutti i professori e gli allievi dei quattro corsi, nell'aula
di meccanica delle Nuove Scuole Aziendali che si erano inaugurate l’anno
precedente dal Ministro dei Trasporti on. Armando Angelini, con il Premio
dedicato a Plinio Bringhenti, un pioniere della geotermia: trentamila lire,
corrispondenti a circa un mese di salario di un operaio. Giancarlo Montagnani,
di due anni più grande, aveva idee comuniste già ben radicate, portava a scuola
il quotidiano del PCI, l'Unità, e animava le discussioni politiche insieme a
Romano Bargelli, Benito Gazzarri,
Ottorino Parenti, Umberto Frequenti. Il dibattito culturale, politico,
sentimentale, proseguiva con gli amici a Castelnuovo, favorito da un maestro
elementare, Franco Bertini, umanista e comunista. Scrive Carlo nel Diario: “…si discuteva di "grandi temi",
dell'Unione Sovietica, della Cina, di Marx, della dottrina cristiana e delle
altre religioni, di filosofia, ci riunivamo un gruppetto di giovanissimi amici
nell’aula scolastica Sotto la Voltola e in un capanno di legno nell’orto di
Aspasia leggendo a voce alta Il Poema di Lenin di Maiakovski, le poesie di
Neruda e Bertolt Brecht, Le Fiabe Italiane di Italo Calvino…io (politico e
poeta), Adolfo (musicista e poeta), Giuseppe (pittore), Ivo (filosofo)…eravamo
proprio in un limbo astratto, quello che contava era la certezza che potesse
essere costruito un mondo nuovo, socialista, di fratellanza, di libertà, di
piena poesia; dopo abbiamo capito che ciò
non è possibile, che questo "Parnaso che i poeti in terra sognaro"
non appartiene alla nostra epoca. Però lo pensavamo e lo volevamo, influenzati
da tutto quello che vedevamo di buono, di intelligente, di solidaristico,
appartenente alle forze progressiste, di sinistra. Il cinema neorealista, i
poeti Saba, Neruda, Aragon, Chaplin con le sue tenere opere, gli articoli sui
giornali, ricordo quelli di Attilio Camoriano il cronista dell'Unità che mi
faceva piangere di commozione raccontando le gesta di Fausto Coppi, quelli di
Casiraghi e di Aristarco su Cinema Nuovo; mi sembrava che il meglio
dell’umanità fosse tutto dalla nostra parte. Perfino tra i nostri amici, i
migliori, i più intelligenti, erano comunisti! Il Gazzarri, il Bargelli, il
Becorpi, il Montagnani, il Galletti, il Ponziani, il Ciompi, il Giudici, erano
di sinistra e così i giovani impiegati della Larderello: il Chiavistrelli, il
Beneventi, il Gamberucci, Bruno Giobbi, Gigi Calvani, Aldo Borgianni, tutte le
persone che ci parevano le migliori e che
si elevavano nettamente sopra le altre, erano di sinistra. Così molti
insegnanti: il Corsi, il Battini, il Michelotti, il Cascinelli, ci sembravano
tutti appartenere a questo mondo e pertanto ne ricevevamo una spinta positiva che faceva gravitare molti di noi in
tale orbita. Anch'io, ormai, da tre o quattro anni, scrivevo le mie poesie,
tenevo il mio quaderno, il mio diario segreto, leggevo moltissimo, cento libri
all'anno, tutti rigorosamente elencati e suddivisi per differenziare la
lettura, per aprirla alla grande
letteratura internazionale, ai russi, ai francesi, agli americani. Quindi la
mia cultura autodidatta si stava
notevolmente accrescendo e in
modo più organico. Anche la lettura di molti settimanali e mensili, oltre che
dell'Unità quotidiano, come Le Scienze, Sapere, Civiltà delle Macchine, Rinascita,
Vie Nuove, Il Calendario del Popolo, Il Contemporaneo, ed altri, serviva a
mantenermi aggiornato sul dibattito delle idee, politiche e letterarie”.
E’ anche l’anno del XX° Congresso
del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e del drammatico “rapporto
Kruschev”. Carlo completa il secondo quaderno di poesie, Prime poesie, che
comprende 42 testi.
1957
Nel mese di novembre 1957 scoppia la prima
grande rivoluzione anticomunista, dopo i “moti” di Berlino del 1953, in un
Paese del Patto di Varsavia, l’Ungheria, che avrà riflessi importanti su tutti
i partiti comunisti dell’Europa. A seguito di questi avvenimenti suo padre,
Renzo, lascerà la tessera del PCI, mentre Carlo, pur non essendo ancora
iscritto a tale partito, si schiererà a favore dell’Unione Sovietica. Influenzato
dalla passione filatelica dal suo diretto superiore, il geometra Lando Cellai,
che ha avviato una collezione a tema ONU, avvia una collezione di francobolli
dello Stato della Città del Vaticano.
1958
In primavera,
all’età di 74 anni, la nonna Enèlida Benucci, viene colpita da ictus che la
paralizzerà quasi del tutto. Curata all’Ospedale di Siena si ristabilirà solo
parzialmente. La famiglia si trasferisce in un appartamento più ampio e
salubre, nel Serrappuccio, proprio in quello in cui era nato il poeta. Renzo
assume a tempo parziale una “domestica”. E' l'anno nel quale, per la prima
volta, Carlo, godrà di una vacanza: due settimane a Follonica, dove incontrerà
Luana, uno dei suoi grandi amori in quell’anno denso di incontri sentimentali,
tra i quali quello con la ragazza con la cicatrice sul labbro che abitava ad un
mulino sul fiume Cecina, nel comune di Radicondoli e quello con Aurora, la
francesina, ritornata a cercarlo dopo dieci anni dal loro primo incontro
Nell’inverno, ad una festa da ballo dei contadini, alla Fattoria di Bruciano,
incontra sua madre dopo dodici anni di separazione, ma ormai sono due estranei.
Inizia in quest’anno la serie degli innumerevoli
viaggi e soggiorni all’estero e in Italia.
1959
- 1960
Il 15 settembre, dopo un intenso
corteggiamento, iniziato nell’autunno del 1958, si fidanza “ufficialmente” con
una giovane bellissima ragazza del paese, Grazia, che sposerà nel 1964 e avrà
compagna per tutta la vita. La vita sentimentale del poeta prenderà un assetto stabile, con la donna che
ama e dalla quale è riamato. Lo stesso
giorno aveva ricevuto la comunicazione dalla Società Larderello SpA di essere
stato assunto alle proprie dipendenze, a tempo indeterminato, nello stesso
Ufficio Geologico, con la qualifica di “manovale” come “cartografo” e con il
numero progressivo di matricola di 7780. Migliorerà di poco il trattamento
economico, con il contratto di lavoro
dei “metanieri”, ma grandemente la prospettiva e la sicurezza del posto di
lavoro. Pesano per lui le discriminazioni politiche in un periodo di anticomunismo che avvolge la grande fabbrica.
Nel settembre riceve il foglio di “congedo illimitato” al servizio militare,
causa una congiuntivite virale, ritenuta contagiosa.
1961
Dal 1961 al 1994, Carlo svolgerà una intensa
attività politica-sindacale-amministrativa. Frequenta un Corso di
Specializzazione con il CEGOS di Milano per un diploma in “programmazione,
metodi e tempi di lavoro” da applicare nelle Officine di Manutenzione della
Larderello SpA. Per due legislature è Sindaco del Comune di Castelnuovo di Val
di Cecina (1987-1993). Innumerevoli gli incarichi derivati, tra i quali quelli
di segretario provinciale di Pisa della Cgil per il settore dell’energia, di
componente il Comitato Direttivo della Fidae-Cgil della Regione Toscana, di
amministratore dell’USL 5, di componente i consigli zonali, provinciali e
regionali del Pci e della Cgil. Svolgerà, a livello territoriale e di Regione
Toscana, attività culturale, assistenziale e ricreativa come Direttore della
Biblioteca Comunale di Castelnuovo V.C. (1962–1968); consigliere del
CRE-Larderello (1963-1970) e dell’ARCA-Enel Toscana (1974-1979), facendo altresì parte
(1979-1983) della Commissione Esaminatrice Regionale per le assunzioni di
personale, operaio e tecnico,
nell’ambito del Compartimento Enel di Firenze-Bologna. Viene a far parte
del suo Ufficio Margherita Moratti con la quale stabilirà una amicizia
duratura.
1962
Carlo avvia
in quest’anno, un rapporto epistolare con una giovane mamma appartenente alla
borghesia di Zurigo, e, quasi contemporaneamente, con una ragazza di Praga e un
anziano ebreo, il signor Fialka, di Plzen. Da questi contatti nasceranno
amicizie durevoli e avranno un ruolo molto importante nella sua vita. Inizia la
collezione di francobolli della Cecoslovacchia che interromperà nell’anno 2000. Si iscrive al
PCI, nella Sezione di Castelnuovo di Val di Cecina, Cellula “Larderello”,
presentato da due comunisti della fabbrica, Renzo Panichi e Sauro Marconi e
viene eletto nel Comitato Direttivo e nella Segreteria della Sezione di
Castelnuovo di Val di Cecina. In marzo, ottiene il secondo premio per la
fotografia alla Mostra Artistico Artigiana della zona Boracifera. Gli viene
conferito l’incarico del riordino della storica biblioteca comunale “Edmondo De
Amicis” chiusa da diversi anni. Inizia a
pubblicare, su riviste e giornali, lettere, articoli di politica e sindacato. A
questa notevole mole di scritti si aggiungeranno nel tempo molti altri articoli
pubblicati, su temi letterari e storici.Nell’autunno si trasferisce nel Nuovo
Palazzo degli Uffici della Larderello, entrando a far parte della Divisione
Impianti e Manutenzione (DIM), nell’Ufficio Programmazione diretto dall’ing.
Volponi e Ing. Bersani. e destinato alla Sezione Preparazione della
Divisione Impianti e Manutenzione, lasciando così l’Ufficio Geologico e i suoi
vecchi amici: Lando, Lorenzo, il Millo, il Nati, Saulo e Dante Fontanelli.
Inizia la nuova attività con l’ingegner Giovanni Allegrini e con il geometra
Carlo Chiavistrelli. Qui conosce il giovane tecnico, Lamberto Panicucci,
trasferitosi dalla Piaggio di Pontedera a Larderello. La loro sarà un’intensa e
duratura amicizia.
1963
Con il 1 gennaio viene promosso impiegato. Con Lamberto inizia
un corso privato di lingua tedesca a Pisa, nell’accogliente salotto di Jutta e
Marcello, che durerà per oltre due anni. Carlo, si iscrive al sindacato Fidae (Federazione
Italiana delle Aziende Elettriche, aderente alla Cgil) e viene eletto nel
Consiglio del Circolo Culturale della Larderello-Enel. Partecipa al Convegno Nazionale della
Fidae-CGIL che si svolge ad Ancona sul tema dei Circoli Aziendali dell’ENEL, con Baldi Valdo, Pierattini Mario
e Marcello Pasquinelli. Viene nominato Responsabile della Biblioteca Comunale
di Castelnuovo di Val di Cecina che aprirà il 1 febbraio 1964. Mette fine alla
sua autobiografia “Sono nato nel vicolo del
Serrappuccio, 1938-1963”, successivamente accolta dal Centro Diaristico Nazionale di Pieve Santo
Stefano (AR). In Aprile, ottiene il secondo premio per la fotografia
alla Mostra Artistico Artigiana della zona Boracifera, Larderello. Nel
settembre viene classificato primo dei quattro segnalati al Concorso Nazionale di poesia tra i dipendenti
dell’Enel con la lirica “Una donna”. Sarà questo il primo ed ultimo concorso al
quale il poeta parteciperà. Viene pubblicato in Italia un libriccino con le
poesie vincenti e quelle segnalate. Con Lamberto trascorre un periodo di
vacanza in un campeggio a Miramare di Rimini. Memorabili rimarranno due
escursioni in “motorino” di Carlo e Lamberto. La prima arrivando all’Isola
d’Elba e compiendone il periplo, la seconda nelle Colline Metallifere, tra
Montieri, San Galgano, Montalcinello!
1964 - 1965
27 aprile 1964, matrimonio “civile” di Carlo e Grazia. Gli sposi
compiono il “viaggio di nozze” soggiornando per alcune settimane a Roma. La
coppia va ad abitare nell’appartamento dei genitori di Grazia (Enzo, Eny e il
nonno paterno, Filiberto), in via Renato Fucini 11. Viene eletto membro del
Comitato Direttivo e della Segreteria della Sezione del PCI di Castelnuovo,
prendendo parte attiva alla vita politica del Comune e della Fabbrica. Partecipa
a Roma ai funerali del leader comunista Palmiro Togliatti. Il 21 novembre 1965,
nasce a Piombino (LI) la sua primogenita, Tania.
1966 - 1967
Completa il terzo quaderno di poesie, Le
speranze e i rimpianti, che comprende ben 85 testi. Purtroppo un grande numero
di altri testi (circa 70) scritti tra il 1952 e il 1966, risultano distrutti o
dispersi. Di essi esiste un solo elenco dei titoli, unico labile indizio capace
di farci intuire le tematiche poetiche. Al Premio letterario internazionale di
“Radio Praga”, per un racconto ispirato alla storia della Repubblica
Cecoslovacca, viene classificato 15° assoluto e 3° degli italiani, in una
graduatoria di trenta premiati. Iniziano in questi anni i rapporti, prima
epistolari, poi, successivamente personali, con la famiglia di Rudolf
Loewy, residente a Plzen, in Boemia e
che dureranno fin oltre il 2000. Enel-Co.Fi, lo nomina il 24 gennaio 1966,
nella rappresentanza del nuovo CITEL di Larderello, in attesa delle elezioni
del nuovo CRE. Nel settembre 1966
partecipa all’opera lirica a Castelfiorentino, con l’amico e compagno Carlo
Chiavistrelli, che tanto sarà determinante nella sua formazione culturale,
Andrea Chènier. Groppi è’ uno dei promotori del Comitato per la pace e la
libertà nel Vietnam dell’Alta Val di Cecina, il quale, rapidamente annovera 77
aderenti.
1968 - 1969
1968: viene eletto nel Consiglio
del Circolo Aziendale Enel di Larderello (CRE) nella lista della
Fidae-Cgil. All’inizio del 1968, dopo aver ottenuto un diploma Enel in
“Programmazione reticolare (PERT-GASP)”, passa dalla Divisione Impianti e Manutenzione
(DIM), al Servizio Minerario per la costituzione dell’Ufficio di Programmazione
Sonde, alle dipendenze dell’ingegner Ugo Cigni, rimanendovi fino al 1991, anno
del pensionamento. Il 1 febbraio 1969 lascia l’incarico di Responsabile delle
Biblioteca Comunale di Castelnuovo, dopo sette anni di intensa attività. Nel
maggio 1969 visita Atene, Istanbul, Smirne ed Efeso. Un viaggio ed
un’esperienza memorabili. Ottobre 1969, ottiene il 3° Premio per la fotografia
nella mostra del CRE di Larderello. Fondatore del Comitato per la Pace nel
Vietnam dell’Alta Val di Cecina, subisce un processo politico per oltraggio al
Presidente degli Stati Uniti d’America attraverso un opuscolo diffuso nell’Alta
Val di Cecina e nello Stabilimento Enel di Larderello. Con una sentenza
esemplare Groppi sarà assolto con formula piena, perché “il fatto non
costituisce reato”. Stringe numerose amicizie tra cui quella con il pittore
Bruno Caruso. Partecipa alla grande marcia per la pace nel Vietnam di Milano
con Ferruccio Parri ed alla Marcia della Pace di Assisi. Viene eletto membro
del Comitato Federale del PCI di Pisa.
1970
Partecipa, come delegato, alla V Conferenza
Nazionale degli operai comunisti che si svolge a Milano dal 28 febbraio a 1
marzo. Tra la primavera 1970 e quella dell’anno 1972 lavora negli uffici
Enel-Servizio Minerario a Firenze, frequentando assiduamente la vita artistica
della città. Dal 1970 inizia una lunga serie di viaggi in molte città e regioni
d’Italia. Il 30 luglio 1970 elabora un programma di ricerca storica per il territorio di Castelnuovo e della sua
Comunità, dalle origini fino ai nostri giorni, articolato in 123 schede. Ottiene
il 4° posto nel Concorso Fotografico tra i CRE del Compartimento di Firenze,
settore colore, primo dei segnalati dopo i premiati.
1971
Il 18 settembre, nasce a Volterra (PI) la
figlia secondogenita di Carlo, Barbara. Renzo e Enélida si trasferiscono dal
vicolo del Serrappuccio, in un piccolo appartamento posto al piano terreno di
quello dove abita il poeta. Viene eletto Presidente della Sezione Fotografica
del CRE-Larderello, svolgendovi una intensa attività e proseguendola nell’anno
successivo..
1972
Viene eletto
nel Comitato Direttivo e nella Segreteria Provinciale della Fidae/Cgil di
Larderello, assumendo, nel breve periodo, incarichi di responsabilità nel
Consiglio Direttivo regionale della Fidae-Cgil; nella Camera del Lavoro di Pisa
e nel Consiglio della Federazione del PCI
di Pisa. Si iscrive all’ANPI nazionale rinnovando la tessera fino ad
oggi. Ricopre incarichi di responsabilità nelle Associazioni Culturali di
fabbrica e Regionali (CRE, ARCA), ed a seguito dell’assunzione di impegni nel
campo sindacale lascia gli incarichi politici per le incompatibilità allora esistenti.
Dopo un Corso di studio e diploma IBM per programmazione reticolare (PERT) collabora
con gli ingegneri Ugo Cigni ed Anselmo Giovannoni, ad una relazione sull’Applicazione
di metodi di programmazione nelle perforazioni geotermiche, presentata al
Symposio delle Nazioni Unite Pisa-Larderello, pp. 20+19 allegati grafici. Redige
una ricerca: “Storia del fascismo con particolari riferimenti alla zona di
Castelnuovo”, manoscritto con un audiovisivo proiettato nel salone della Casa
del Popolo di Castelnuovo.
1973
Inizia da
quest’anno, e proseguirà fino al 2018, l’attività di collaborazione alla
stesura di alcune tesi di laurea (n° 21), di studenti e studentesse delle
Università di Firenze, Pisa, Siena, Berlino e Milano, su temi storici,
artistici e letterari. Viene eletto nel Consiglio Direttivo FIDAE-CGIL della
Toscana il 5 maggio 1973 nel XI Congresso, nel quale ha presentato una relazione
scritta. Da questa data e fino al 1985 sarà
molto impegnato nell’attività sindacale della CGIL. Insieme al compagno
Leonfranco Becuzzi pubblica, il 30 novembre di quest’anno, il “Libro Bianco
sulla politica dell’ENEL nel Settore Geotermico” che darà un contributo
determinante al rilancio di tale attività ed avrà una notevole risonanza a livello Regionale e Nazionale. Pubblica un lungo articolo su un periodico del PCI sul
tema geotermia.
Nella
primavera del 1974 muore serenamente, novantenne, la nonna Enélida, tanto amata;
nel maggio dello stesso anno ottiene il 1° premio al Concorso Fotografico “Il
semaforo”, a Castelnuovo di Val di Cecina; nel 1976 fonda il periodico mensile
di Fabbrica “Informazioni FIDAE/Cgil, poi FNLE/Cgil, che dirigerà da n° 0 (21
aprile 1976), fino al 1985 pubblicando oltre 90 articoli sui temi non solo
sindacali, ma letterari. In questo anno inizia una lunga serie di viaggi che lo
porteranno in Cecoslovacchia (dove,
negli anni seguenti, si recherà più volte), Svizzera, Benelux, Romania.
Ungheria, Francia, Scandinavia, Grecia, Danimarca, Turchia, Spagna, Portogallo,
Bulgaria, Polonia, Austria, Olanda, Germania, Yugoslavia, Andorra, Israele, Liechtenstein,
e, in particolare, nelle città di Istanbul, Parigi, Plzen e Praga e, per tre
anni consecutivi, all’isola di Corfù. Nel 1976 viene eletto consigliere
dell’ARCA Toscana, responsabile delle politiche verso i bambini handicappati.
Viene eletto Presidente del Consiglio d’Istituto delle Scuole Medie di
Castelnuovo-Monteverdi, carica che manterrà fino al 1979. Inizia a pubblicare
una serie di saggi (circa 60), su riviste e giornali, in particolare con il
trimestrale La Comunità di Pomarance, tutt’ora in corso.
1977
Pubblica il saggio “ Travale 22. Per una completa utilizzazione delle
risorse geotermiche”, con un contributo di Antonio Baldi, a cura delle
Federazioni CGIL-CISL-UIL della Provincia di Siena e della Regione Toscana,
Arti Grafiche Nencini, Poggibonsi. Pubblica sul periodico sindacale “Informazioni”
della Fnle-Cgil di Larderello le sue prime poesie: “Dina Ferri”, e “6 nonsense”,.
1978
Completa il
quarto quaderno di poesie, Di nuovo in cammino, composto da 41 testi. Causa i
molteplici impegni sindacali si dimette
dalla Commissione Distrettuale ARCA/ENEL Toscana. Pubblica la poesia
“Piazza Leopolda”
1979 - 1984
Nel 1979 viene eletto Segretario
Provinciale di Larderello della FNLE/Cgil, carica che manterrà fino al 1981. Pubblica
il saggio “Travale 22: energie alternative”, uscito due anni prima, sulla Collana Controscienza, Cooperativa Centro di
Documentazione di Pistoia, n. 1, pp. 60 s.in.n. Nel 1981 pubblica il saggio “Problemi e prospettive
della geotermia italiana” insieme a L.
Becuzzi, G. Pacini ed altri.Sul periodico sindacale di fabbrica della
Fidae/Cgil di Larderello pubblica alcune poesie, ed altre seguiranno negli anni
successivi. Il 14 marzo 1983 pubblica il saggio “Marx oggi”. Stringe rapporti di amicizia con artisti e
poeti, tra i quali Caruso, Tavernari, Guttuso, Barca, Chiavistrelli, Calabria, Bussotti,
Gherardi, Cheli. Redige una nota bio-bibliografica ai quaderni 0 – 5, di 260 poesie (1952 – 1984): la raccolta
è impaginata solo con un sommario ordine cronologico e la scelta dei testi si è
basata su originali inediti, manoscritti in diversi quaderni, poesie pubblicate
sul mensile del sindacato Fnle/Cgil di Larderello. Di numerose poesie, di cui
si è conservato un indice, non è stato possibile rintracciare il testo, altre
sono contenute in lettere non al momento accessibili. Restano inoltre inediti molti
abbozzi, frammenti e tutte le poesie e ballate a tema scherzoso e satirico.
Tra aprile e maggio 1984, suo padre, Renzo,
manifesta i primi segni della malattia che lo condurrà alla morte: un mesotelioma
pleurico causato dall’inspirazione, oltre venti anni prima, di microfibre di
amianto. Carlo lo assisterà assiduamente
e si invertiranno, man mano che il male procede, i ruoli: da figlio diventerà
padre e il padre regredirà a figlio. Nell’agosto 1984, in occasione della Festa
dell’Unità di Doccioli, viene preparata una piccola selezione di poesie a tema
“politico, preceduta da una “Nota
dell’autore” che si ripropone:
“Ho iniziato a scrivere poesie nel 1952,
all’età di quattordici anni. Non mi sono mai chiesto il perché, ho solo
assecondato un impulso che mi nasceva dentro, sentendo agitare nel buio una
forza in lotta per conquistare luce, forma, vita. E in questa lotta tra tenebra
e luce, tra kaos e armonia, tra oblio, morte e creazione, forse si rispecchia
il supremo tendere della mia anima, il supremo desiderio di ogni uomo: il
rifiuto dell’annientamento, la conquista dell’eternità. Ora presento, per la
prima volta e con trepidazione, una parte di queste 248 poesie ai lettori.
Nella scelta, tenendo presente che vengono stampate in occasione della
quarantesima “Festa dell’Unità” dei comunisti di Castelnuovo di Val di Cecina, ho
privilegiato quelle a più marcato contenuto politico e sociale, cercando
tuttavia di offrire un’immagine abbastanza ampia dei temi e delle forme che
hanno caratterizzato oltre trent’anni del mio lavoro. Al di là di
considerazioni estetiche sul “valore” reale o presunto dei testi – povertà di
linguaggio, ovvietà dei temi, accentuati caratteri ambientali… - è la
sorprendente tensione creativa che per tanti anni mi ha avvinto e che ancora mi
pervade, a stupirmi in questo stop di riflessione. Non ho mai dimenticato ciò
che ebbe a scrivere Pablo Neruda nel 1974 a proposito della poesia: “Le
battaglie politiche sono state inseparabili dalla poesia. La liberazione
dell’uomo passa a volte attraverso il
sangue, ma sempre attraverso la poesia.
Il canto degli uomini si fa ogni giorno più ricco nella nostra grande epoca di
martirio e di liberazione”. Neruda si riferiva,chiaramente al suo paese, al
Cile, ma io, come per il Canto di Majakovski, cercavo di adattarlo alla
situazione in Italia. A suo nome chiedo benevolenza ai compagni e lettori ai
quali queste poche copie del ciclostilato sono destinate”.
1985
Il 19 gennaio, dopo breve
malattia causata dal prolungato contatto con fibre di amianto durante la sua
attività lavorativa di saldatore presso il Magazzino Sonde di Larderello, muore
il padre, Renzo, figura fondamentale della sua vita. I musicanti della
Filarmonica, dei quali era stato anche Maestro, gli suoneranno le malinconiche
“marce funebri”, che accompagnano il feretro, dalla Chiesa del SS. Salvatore alla
casa della Valdarno. Completa il quinto quaderno di poesie, L’età forte,
composto da 49 testi. Nel maggio viene eletto consigliere del Comune di
Castelnuovo di Val di Cecina per la lista social-comunista che otterrà la
maggioranza dei voti, assumendo gli incarichi di assessore e vicesindaco. A
seguito di tale elezione lascia tutti gli incarichi sindacali per
incompatibilità con quelli di amministratore pubblico. Completa i quaderni di
poesie sesto e settimo: L’anima
mia è smarrita, 1984 – 1985 (25); La pesca delle perle (33).
1986
Completa i
quaderni di poesie ottavo e nono, Arance a Natale e Side track, composti da 22
e 28 testi.
1987 - 1989
Viene eletto
Sindaco del Comune di Castelnuovo di Val di Cecina a seguito della malattia del
compagno di partito Navarino Cerboneschi. Viene eletto membro della giunta
della Comunità Montana Alta Val di Cecina e membro del Consiglio di Gestione
USL Alta Val di Cecina. Intesse un rapporto di collaborazione con il prof.
Bernard Andreade, Direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma,
relativa allo scavo archeologico avviato alcuni anni prima a Sasso Pisano. Completa
il decimo quaderno di poesie, Fabbrica amica, composto da 18 testi.
1990
Alle elezioni
amministrative del 1990 viene rieletto, con la nuova legge maggioritaria,
Sindaco di una lista civica di ex comunisti, carica dalla quale si dimetterà
nell’estate del 1993 a seguito di una grande frattura con i membri della
maggioranza, ma.resterà “consigliere anziano” in carica fino alla scadenza del
mandato (1995). Completa il quaderno delle “Poesie scherzose, 1959 – 1990,
composto da 26 testi.
1991 - 1992
Il 1° agosto termina,
con il pensionamento, dopo trentacinque anni e sei mesi di ininterrotta
attività lavorativa a Larderello, ai
quali si devono aggiungere i quattro anni delle Scuole Aziendali, il suo
rapporto con il mondo della Fabbrica, tanto amata. Dalla iniziale qualifica di
manovale s’è innalzato alla prima categoria, arrivando a ricoprire un importante
ruolo nel campo della “programmazione
reticolare (PERT)” nell’applicazione dei sistemi operativi informatici alla
pianificazione e gestione delle risorse nel campo della perforazione mineraria,
raggiungendo il livello massimo di “tecnico
specialista esperto in programmazione”. Nel settore delle nuove tecniche
informatiche applicate alla programmazione aveva ottenuto, a partire dal
1962, quattro diplomi di specializzazione. Arriva il cane “Otto” che sarà l’inseparabile
amico fino alla sua morte, nell’inverno 2010. Promotore dell’organizzazione del
Partito Democratico della Sinistra a Castelnuovo di Val di Cecina. Inizia a
scrivere i primi racconti che raccoglierà successivamente in un volume inedito dal
titolo “La casa di legno ed altre storie”. Nel 1991 collabora con i ricercatori
Stefano Boni e Sara Ongaro, dell’Università di Firenze, ad un saggio sul tema:
“Il PCI nel Comune di Castelnuovo di Val
di Cecina”.
1993 – 1994
Nel 1993 completa l’undicesimo quaderno di poesie, Il Sillabario, composto da 22 testi. Trascrive i titoli delle poesie del tema “la bicicletta”, raccolta composta da 25 testi, e andata perduta. Il 26 marzo interviene al Convegno Regionale, nella Certosa di Pontignano (SI), sul tema: Geotermia in Toscana, ambiente e sviluppo”. Nel mese di maggio si dimette dall’i’incarico di Sindaco del Comune ritenendo di non non poter condividere le idee della sua maggioranza relativamente ad una grave questione di “malaffare” venuta alla luce all’interno del personale del Comune. Nel febbraio 1994, durante un intervento chirurgico per asportazione di un’ernia discale, presso la Divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale Le Scotte di Siena, rimane parzialmente paralizzato, con esiti gravissimi di meningite spinale, per un’infezione contratta in sala operatoria. Si susseguiranno cure e riabilitazione (e, forse, un miracolo), fino alla primavera dell’anno seguente. Mentre Carlo è ricoverato in ospedale, muore nell’ospedale di Plzen, per una crisi cardiaca, il suo grande amico Rufolf Lowy. L’ultima telefonata tra i due amici avverrà dunque dai due ospedali! Ma i rapporti con la famiglia di Rudolf non si arresteranno.
Nel 1995 è
tra i fondatori dell’Ulivo a Castelnuovo di Val di Cecina. Frequenta archivi,
biblioteche, personalità culturali di Volterra, Massa Marittima, Follonica,
Grosseto, Siena, Pontedera, Roma, Pisa, Firenze, oltre agli archivi storici dei
Comuni delle Colline Metallifere Toscane. Riprende gradualmente l’attività
socio-culturale e politica. Nel 1996 si iscrive al Gruppo Collezionisti della
Valdera frequentandone l’attività. Conosce alcuni amici con i quali manterrà il
contatto fino ad oggi: Bertini, Panicucci. Nel maggio 1997 si reca al Santuario
della Madonna di Montenero (LI) per depositare
lo stemma ufficiale del Comune di Castelnuovo, una scultura di un noto
artista, appositament creata, dato che in questo Santuario si raccolgono tutti
gli stemmi dei Comuni toscani, Regione della quale questa Madonna è
protettrice. Accompagnano il Sindaco molte persone e la Corale di Castelnuovo. Nel
1998, su proposta del dott. Angelo Marrucci, Direttore della Biblioteca
Comunale di Volterra, viene accolto come socio nell’Accademia dei Sepolti di
Volterra. Sempre in questo anno è socio fondatore dell’Associazione Toscana di
Storia, Usi e Costumi Locali; e nominato presidente dell’Associazione culturale
Il Chiassino di Castelnuovo di Val di Cecina, carica che manterrà per i
seguenti dieci anni. A causa della malattia e limitato nell’attività fisica,
riprende gli studi di microstoria locale avviati nel 1970 progettando di
scrivere una cronologia storica della Comunità di Castelnuovo di Val di Cecina,
dalle origini fino ai giorni nostri. In questo periodo pubblica le seguenti
opere: 1996, Né latino né tedesco né
lombardo né francesco. La Comunità di Castelnuovo dalle origini alla fine del
XIII secolo, Migliorini, Volterra; 1997, Dare qualcosa in cambio di niente.
Storia di congreghe, compagnie e confraternite di Misericordia, Migliorini,
Volterra (libro che ebbe l’onore di una recenzione di Giovanni Batistini sulla
rivista Rassegna Volterrana, n. LXXIII-LXXIV, a pg.182); nella primavera 1997
si fa promotore dei Luoghi della fede di Castelnuovo di Val di cecina,
inserendo con notevole risalto nei
luoghi della Toscana il patrimonio religioso della sua Comunità. Intanto in
questi anni continuano ad uscire in stampa alcune sua altre opere: Fabbrica
amica. Sindacato e lotta politica a Larderello (1944-1956), Migliorini,
Volterra;1998, Dina Ferri: antologia lirica, Migliorini, Volterra;1999, Il
maldocchio ai maialini. Lotta politica e vita quotidiana dei mezzadri nelle
Colline Metallifere (1944-1955), ed. privata; 1999, Fiorin di cacio, facciamo
finta di chiamare il micio...Proverbi e modi di dire sulla pastorizia delle
alte valli del Cecina e del Cornia (in collaborazione con Claudia Vallini), ed.
privata; 2000, Sopra le tombe vecchie è passato l’aratro. La Comunità di
Castelnuovo dall’inizio del XIV secolo alla morte di Michele Marullo (1500),
ed. privata. Il 12 ottobre 1998, viene messo in scena a Chiusdino, lo
spettacolo teatrale: “Dormirò sul ciglio del fossato”, dramma di Groppi
ispirato alla vita della poetessa Dina Ferri, della quale sarà uno dei maggiori
studiosi. Alla fine del 1999 viene chiamato a far parte
dell’Organo di Indirizzo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra,
carica che manterrà fino alla scadenza dei due mandati consecutivi (ottobre
2012), rivestendo per sei anni la carica di Vicepresidente e per un breve
periodo di Presidente della Fondazione. Membro della Redazione del periodico
“Fondazione-Volterra” dal 2004 al 2012. Presidente
del Comitato Volterra per Pieter de Witte, sarà il responsabile
dell’allestimento della grande Mostra dedicata al pittore fiammingo che otterrà
un largo consenso internazionale. L’ambito delle conoscenze umane,
sociali, politiche e culturali si amplierà considerevolmente attraverso la
frequentazione di notevoli personalità volterrane, tra le quali, lo studioso
Angelo Marrucci, l’astronoma Annalisa, il fotografo Fiaschi, il professore
Renato Bacci, il poeta Veracini, lo storico e antropologo Giovanni Batistini,
il critico d’arte Lessi, il giornalista Porretti, la dottoressa Alessandra,
l’archivista diocesano don Mario Bocci, lo scrittore e storico Paolo Ferrini,
il regista, editore ed attore teatrale Migliorini…nonché lo scrittore Bernard
Vanel, di Mende (FR) e la studiosa di archivi storici, Silvia Trovato. Sul
“Sillabario”, supplemento alla rivista trimestrale “La Comunità di Pomarance”
diretto da Piero Pistoia, Paolo Fidanzi e Jader Spinelli compaiono alcune sue
poesie nei numeri: 2/1996, 4/1996, 1/1997,
2/1997, 3/1997 e nel volume di B. Vanel Ombres Toscanes viene pubblicato un
breve flash del loro incontro.
Nel 2001 pubblica: “La piccola banda di Ariano.
Storie di guerra e di Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane (1940-1945)”,
I^ edizione. Completa il tredicesimo
quaderno di poesie, Stella d’argento, composto da 27 testi. Prende contatto con
Maria Meier della Fondazione “Santa Catarina” di Travale (GR) e avvia un
rapporto con l’Associazione Chalom per la ricerca sul Campo di Interamento per
Ebrei a Roccatederighi che lo porterà alla collaborazione con il periodico
milanese della Fondazione Italiana dei “Figli della Shoah”, nella quale sarà
chiamato successivamente a far parte.
2002 - 2003
Pubblica la II ^ edizione de “La piccola banda di
Ariano”. Storie di guerra e di Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane
(1940-1945”, volume notevolmente ampliato. Il 25 aprile 2003 Carlo è invitato
dal Sindaco di Campiglia Marittima (LI) Silvia Velo e dal Presidente il Centro
Studi “Giuseppe Mussio”, dott. Gianfranco Benedettini, storico, presentando la sua ricerca su Alfredo
Gallistru ed altri episodi della battaglia del Frassine e di Monterotondo
Marittimo, di fronte ad un grande pubblico.
2004 - 2006
Nel 2004 viene nominato membro della redazione
della rivista La Comunità di Pomarance e membro della Società storica Agapito
Gabrielli di Massa Marittima. Viene eletto vicepresidente dell’Organo di
Indirizzo della Fondazione CRV e membro della Rete Archivistica Provinciale di
Pisa. Pubblica gli opuscoli: “Dalla Maremma ad Auschwitz”; “Un angelo a Massa
Marittima...Norma Parenti”; “L’arcobaleno suona ancora. Dramma
dell’Intolleranza e della Resistenza”; “Stella d’argento, Un’orchestrina jazz a
Castelnuovo (1944-1951)” con l’aggiunta di un CD musicale e “Castel del Sasso
in Val di Cornia: 2000 anni di santità”, in Rassegna Volterrana, a. LXXX -
LXXXI, pp. 51-77, Volterra; Larderello,
geotermia: dagli Etruschi al 2004, Ed. Accademia dei Sepolti, a. LXXXIII, pp. 167-214, Volterra, pp. 47. Inizia la
collaborazione con la Rivista “Toscana Folk” del Centro Studi delle tradizioni
popolari della Toscana, che durerà fino al 2013. Collabora con Catia Sonetti al
volume di storia della Camera del Lavoro di Pisa, per il settore della
Larderello-ENEL edito da ETS di Pisa in quest’anno. Il 7 settembre 2004 nasce
ad Addis Abeba (Etiopia), il suo nipote: Bereket (7 settembre), figlio di
Barbara e Massimo Ricci. Nell’estate 2006 muore a Castelfiorentino (FI), la
madre, Sestina Fignani, con la quale, dopo molti anni di separazione, aveva
riallacciato un tenue rapporto sentimentale. Carlo parteciperà al funerale
riabbracciando i due fratelli e una
sorella, e così si ricongiunge sentimentalmente e con affetto il gruppo dei “Groppi” di Renzo e Sestina: Carlo,
Leonia, Fulvio, Giorgio e Giuseppina. Il 7
dicembre 2006, nel 60° anniversario del voto alle donne, al teatro dei Vari di
Colle di Val d’Elsa viene messo in scena
l’episodio su “Norma Parenti”, nello spettacolo teatrale “Staffette
partigiane” su testo di Groppi. Nello stesso anno stringe
amicizia con una giovane studentessa; incontra
infine Susana, docente universitaria di Almeria, avviando un creativo e
amichevole rapporto. Completa il dodicesimo quaderno di poesie, Flos
Solis Major, composto da 22 testi.
2007
Nell’aprile partecipa, come invitato, al Congresso Nazionale del PDS a
Firenze, ove si sancisce l’unificazione con la Margherita, in un nuovo partito:
Partito Democratico. Pubblica privatamente, presso la Grafitalia di Sandro
Gherardini, maestro stampatore, in un volumetto numerato, poesie tratte dal “canzoniere”
iniziato nel 1952: “La cometa Swan”,
es.n. 350, pp. 64, con illustrazioni fuori testo in bianco e nero. Pubblica
il saggio “In questi fummacchi risiede un grandissimo tesoro…Dalla scoperta
dell’acido borico nei lagoni toscani, alle soglie del terzo millennio,
Cronologia 1702-2004” in Rassegna
Volterrana, a. LXXXIV, pp. 81-156, Volterra, Ed. Accademia dei Sepolti, .pp.
75. Inizia a pubblicare le proprie riflessioni ed emozioni sul blog La Vita Larga.
Il 15 agosto, messa in scena a Montecastelli
Pisano del dramma “I Briganti”, ispirato alle gesta dei “fratelli Moriani”, tartto
da una sua ricerca storica. A partire da
quest’anno parteciperà ai Piccoli Incontri Letterari (PIL) che si svolgono
mensilmente presso la Casa della memoria di Belforte (SI), nei quali stringe
amicizia con poeti e poetesse: Graziano C., Graziano G., Lucio, Marta, Barbara,
Daniela, Antonella, Rosella, Michela, che si aggiungono a quelli di più antica
frequentazione, Sergio, Lorella, Loredana, Luciana, Anna. Antonella Stillitano
commentò “...sono piacevolmente stupita
della tua poeticità, la tua spontaneità nell’osservare e nel raccontare è
semplicemente stupenda, sembri guardare le situazioni con la lente
d’ingrandimento ed hai un forte senso dell’immaginazione, insomma mi è piaciuto
molto il tuo modo di raccontare un pomeriggio a Villa Palagione, mi hai resa
felice!” In quest’anno, Annalisa, del
Gruppo Astrofili Volterrani, anima e musica cinque poesie sul web: La cometa
Swan, L’eclisse di luna, Io t’insegnavo a veder le stelle, Flash Gordon e Il
solstizio d’estate. Scienza e poesia” si incontrano. Lo sguardo stupito
dell’uomo si volge al cielo stellato e s’interroga; si commuove per “quell’amor
che muove il sole e l’altre stelle”. Dall’amore di Carlo per le stelle e
dall’incontro di simpatia e ammirazione per il Gruppo Astrofili di Volterra è
nata l’iniziativa di pubblicare un CD con cinque poesie e di accompagnarle con cinque brani musicali israeliani e immagini
del cosmo da parte di Annalisa, laureata in Teoria della Comunicazione e
appassionata di astronomia, sua
affettuosa amica. SRT premette al volume “Los presupuestos generales del
estado…”, pubblicato nell’anno, alcuni versi di una poesia del poeta. Inizia a tenere conferenze letterarie nel territorio delle
Colline Metallifere che raggiungeranno negli anni seguenti il numero di circa 250.
2008
Completa il quattordicesimo quaderno di poesie, “La
cometa Swan”, composto da 106 testi. Pubblica privatamente, presso la
Grafitalia di Sandro Gherardini, maestro stampatore, in un volumetto numerato,
poesie e prose poetiche tratte dalla raccolta iniziata nel 1952, il
quindicesimo quaderno delle poesie “El poeta canta por todos”, es. n. 300, poesie in
lingua spagnola con testo a fronte in lingua italiana, traduttrice Susana Ruiz
Tarrias, pp.52. Sulla rivista volterrana diretta dal poeta Roberto Veracini “ Il
Foglio di Poesia”, a. 3, n. 1, compaiono le poesie “Elvira” e “Pensando a Mao Tse-Tung”.
Pubblica due libricini: Fiorin
di cacio, facciamo finta di chiamare il micio...Proverbi e modi di dire sulla
pastorizia delle alte valli del Cecina e del Cornia (in collaborazione con
Claudia Vallini), I e II edizione, con lievi modifiche dalla prima nell’introduzione.
Collabora con Olimpia Westinghouse alla stesura della tesi di Laurea “Pieter de
Witte a Volterra”. A giugno, insieme a Grazia, compirà una memorabile gita nella
Sardegna del centro-nord ricavandone forti impulsi creativi.
2009
Davide Dainelli musica e canta la poesia di Carlo: “E questo è il nostro amore”.
Pubblica il volumetto: Di passere e d’altri uccelli…proverbi licenziosi,
Grafitalia, Peccioli, pp.32. Il 31 maggio presenta a Palazzo Strozzi di
Firenze, nel Salone del Gabinetto Wiesseoux, in anteprima, in qualità di
Presidente il Comitato Volterra per de Witte, la Mostra che si aprirà a lo stesso giorno nelle sale espositive del Palazzo dei Priori.
Il 25 ottobre, a Volterra, coordina l’evento “I poeti e il Candido”, nell’ambito
della grande Mostra su Pieter de Witte,
al quale partecipano 11 poeti della
Toscana.
2010
Completa il sedicesimo quaderno di poesie, La vita larga, composto da 104
testi. Pubblica privatamente, presso la Grafitalia di Sandro Gherardini, maestro
stampatore, in un volumetto numerato, poesie e prose poetiche tratte del “blog
iniziato nel 2007, “La Vita Larga. Zibaldone di pensieri poetici di un blogger
ai margini (2007-2009)”, es. n. 207, pp. 112.
2011
Completa il
diciassettesimo quaderno di poesie, Viandante nella memoria, composto da 47
testi. Chiude il blog La Vita Larga
e dà inizio il 24 novembre al nuovo blog Grazie alla Vita. In questo anno
Barbara e Massimo realizzeranno la seconda adozione, Yobdar, una splendida
bambina nata ad Addis Abeba il 20 aprile 2008, che insieme a Bereket sarà una
grande felicità per Carlo e Grazia che a loro si dedicano con un grande amore.
2012
Pubblica privatamente, presso la Grafitalia di Sandro Gherardini, maestro
stampatore, un volumetto numerato, poesie e prose poetiche, “Viandante nella
memoria. Poesie e prose, (2010-2011)”, es. n. 320, pp. 80. Completa il
diciottesimo quaderno di poesie, il poemetto: “Agnes e Martin, l’amore, il
dolore. Una storia romantica”, composto da 49 testi. 15 agosto, messa
in scena a Montecastelli Pisano del dramma “Norma Parenti, Partigiana, Medaglia
d’Oro al valor militare alla memoria”, ispirato alla tragica ed eroica vita di
Norma Parenti, da una sua ricerca storica. Irene Marconi musica e canta la
ballata “Norma Parenti”. Sullo stesso tema inizia un rapporto di collaborazione
con lo scrittore Michelucci, con il regista cinematografico Bicicchi e con il
gruppo delle ricercatrici massetane coordinate da Nadia Pagni. Inizia il
rapporto di collaborazione con la scrittrice Laura Paggini di Livorno per la
stesura del romanzo ambientato sul campo di concentramento per gli ebrei a
Roccatederighi. Incontra in Toscana Isabel Allende Maria Bossi, figlia di
Salvador Allende ed ha con lei uno scambio di vedute e informazioni sul Cile.
2013
Marzo, esce il libro di Riccardo Michelucci, al quale ha collaborato,
“L’eredità di Antigone” dieci storie di eroine del ‘900 morte per la libertà.
L’Italia è rappresentata da Norma Parenti e il suo ritratto figura in
copertina. Mette mano alla sistemazione di tutte le poesie, raccogliendole nel volume
“Sono nato nel vicolo del Serrappuccio” e ne seleziona 160 in una “Antologia”.
Il 31 agosto viene rappresentato a Montecastelli Pisano il dramma lirico “Dina
Ferri”, liberamente tratto da una pubblicazione di Carlo. In agosto viene
presentata a Pedradefuego (Sardegna) la ricerca di Carlo sui “sardi nella
Resistenza: Vargiu, Piredda e Gallistru”. Il 1 settembre partecipa alle
commemorazioni del golpe fascista in Cile (11 settembre 1973), con una
testimonianza che riprende in parte il tema del colloquio personale con Isabel
Allende. Collabora con il gruppo teatrale Lotus di Piombino per l’allestimento
di uno spettacolo su Norma Parenti. Incontra e stringe amicizia con l’artista
ceramista Renzo Becuzzi di Aritzo. Collabora con l’Associazione Art&Craft
di Irene Paoletti per l’allestimento di un dramma lirico su Norma Parenti.
Svolge alcune conferenze sui temi dei “proverbi licenziosi”, Norma Parenti e
Dina Ferri. Frequenta le riunioni dei Piccoli incontri letterari di Belforte e
mantiene rapporti epistolari con Nadia,
Antonella, Carla, Laura, Red, Trudi. Alimenta il diario informatico del blog
“Grazie alla Vita”. Completa il diciannovesimo quaderno di poesie, “Canto quel
che si perde…”, composto da 60 testi.
2014
Inizia il nuovo quaderno “Grazie alla Vita”,
tiene alcune lezioni agli studenti medi di Pomarance e Larderello, sulle
vicende della Resistenza nelle Colline Metallifere. A Livorno esce il
libro-romanzo di Laura Paggini tratto dai documenti e dagli incontri con Carlo.
Il 16 febbraio tiene la prolusione commemorativa dell’uccisione di cinque
partigiani a Campo ai Bizzi. Il 2 maggio parla per la prima volta in pubblico,
a Montecerboli, della sua opera poetica. Lavora alla ricerca dei proverbi
licenziosi. Esce il volume “Norma parenti” di Cocolli, Pagni e Tiezzi, al quale
Carlo ha dato un fondamentale contributo, mentre vanno in scena, sempre nel
ricordo del 70° anniversario della morte di Norma, due opere teatrali che
riscuotono un notevole successo e delle quali Carlo è stato collaboratore. Pubblica,
sotto l’egida dell’Amministrazione Comunale di Castelnuovo di Val di Cecina, il
volume con i profili dei due partigiani sardi uccisi nelle Colline Metallifere
e di Alfredo Gallistru, ucciso nella battaglia di Monterotondo: “Ora son fiore,
ombra, albero, vento…Partigiani sardi nelle Colline Metallifere Toscane:
Alfredo Gallistru, Francesco Piredda, Vittorio Vargiu, Grafitalia,
Peccioli-Comune di Castelnuovo di Val di Cecina, br. ril. pp. 104, tiratura 700
copie, non in commercio. All’inizio
di giugno compie un viaggio memorabile a Gerusalemme, ripercorrendo i luoghi Santi
della passione e morte di Gesù e i luoghi simbolo dell’identità ebraica, il
Muro del pianto e Yad Vaschem. Mette a punto l’antologia di 47 poesie inedite, “Grazie
alla vita”, che uscirà in autunno in 348 copie, tutte prenotate, presso lo stampatore Sandro Gherardini della
Grafitalia. Il libro sarà molto apprezzato e riceverà lusinghieri commenti
critici da Sergio Beneventi, Anna Giugni, Carla Bassi, Emilia Provezza,
Lamberto Panicucci, Caterina Trombetti, Trudi Diggelmann e molti altri. Mentre
si rarefanno i contatti e le corrispondenze con alcune figure importanti degli
ultimi anni della sua vita, in agosto, dopo una lunga frequentazione, è ospite,
nella sua casa di Montalcinello, della poetessa Caterina Trombetti (la Musa di
Mario Luzi e l’amica di Evaldo Serpi), ricavandone una forte emozione. A
Caterina, presentata da Carlo, l’associazione Il Chiassino, dedicherà il
riconoscimento “Una vita per la poesia”, premio annuale non venale ai maggiori
poeti legati al territorio delle Colline Metallifere Toscane. Continua a
lavorare con entusiasmo alla ricerca dei proverbi Comincia a meditare un progetto di un
volumetto di poesie, tradotto in lingua tedesca ed illustrato da una decina di
immagini di pittori che ha conosciuto Renato Guttuso, Bruno Caruso, Gert
Backhaus, Samuele Calosi, Rosalia Dell’Agnello, Claudio Bruni, Dino Petri,
Gabriella Balestri, Jos Krah, Karel Svolinsky, Bargelli, Renzo Bussotti,
Farulli, Susanna Manghetti, ma l’iniziativa non si concretizzerà. .
2015
Nei primi mesi dell’anno lavora
intensamente alla raccolta dei proverbi, giunti oltre i 7000. Svolge alcune
conferenze sui temi dei proverbi, della Resistenza, dell’amore tra Wagner e
Mathilde, Guido e Filli, e su Giovanni
Michelucci, in alcuni centri delle Colline Metallifere Toscane. Esce sulla
rivista La Comunità di Pomarance il suo breve saggio su Bruno Cappelli, Uomo,
Medico e Scienziato. Presenta a Massa Marittima, presso il Terziere di Borgo,
la proposta di avviare il processo di canonizzazione di Norma Parenti.
Partecipa alle iniziatiPOESIAve del Gruppo Fotografico del Chiassino, come
guida a Sasso Pisano e Scavo Archeologico ed alla Rocca Sillana. Nonostante un
periodo di “aridità” scrive alcune poesie. Presenta alla Associazione Culturale
Il Chiassino il conferenziere Tomaso Urso e lo scrittore Bruno Niccolini. Il 7
giugno presenta a Castelnuovo V.C. la mostra fotografica per il 70°
anniversario della Liberazione d’Italia e svolge la conferenza storica
unitamente al Sindaco dott. Alberto Ferrini. Partecipa all’evento eccezionale
della presentazione della ricerca della sua amica Nadia Pagni, il 20 giugno, a
Massa Marittima, alla presenza degli ultimi protagonisti e testimoni della
Resistenza, e ad un pubblico di circa 200 cittadini e il 26 luglio a Suvereto
presenta il libro Norma Parenti durante la Festa dell’Unità. Infine due
avvenimenti che porteranno un grande cambiamento nella sua vita: l’incontro con
Carlo Ciattini, Vescovo di Massa Marittima e, il 29 giugno, la morte della sua
più cara amica, Trudi Diggelmann-Baur a Zurigo, spentasi serenamente all’età di
94 anni. Per sue volontà il carteggio tra Trudi e Carlo sarà riunito. Inizia
una collaborazione di ricerca per la vicenda di Alessandro De Larderel con Lea
Fayard, una professoressa francese di Aix en Provence. In autunno confeziona
manualmente un nuovo fascicolo della collana “Poesia”, grazie al fortuito
ritrovamento di alcune email salvate come copie cartacee da un ignoto poeta di
Praga, inviate ad una giovane ragazza, che umilmente riaccosta alle famose 10
lettere di Rilke ad un giovane poeta. Tale fascicolo non sarà pubblicato e
rimarrà come “copia unica”, unitamente agli altri due “Ricordi di giovinezze
lontane: Dina ferri” e “Kennst du das Kand…?”. Lavora per predisporre quattro
incontri letterari a Castelnuovo, Montecerboli, Pomarance e Massa Marittima,
che svolgerà con successo nell’autunno. L’anno 2015 si chiude con la raccolta
di 46 poesie.
Lavora alla sistemazione di vari
carteggi, alla predisposizione della stampa del volume su Dina Ferri per conto
del Comune di Radicondoli e, in particolare, alla sistemazione del Canzoniere ed
alla raccolta delle lettere con Marina, sua nipote. Si concentra sulla poesia e
letture di Giovenale, Seifert e Borges. Accoglie con interesse la visita di Lea
Fayard e collabora alla definizione della sua opera, sia biografica che
romanzesca su Alessandro de Larderel. In aprile mette a punto la stesura del 6°
volumetto di poesie: “Notte che sgorghi e ti dilati”, contenente 32 testi
composti tra il 2014 e l’inizio del 2016. Invia alla rivista La Comunità di Pomarance,
della cui redazione fa parte, tre piccoli scritti che usciranno nel corso del
2016, di cui uno sulla preistoria a Castelnuovo, un altro su Santa Caterina di
Labourè ed un altro ancora sulla presentazione del suo libriccino di poesie.
Continua ad alimentare il Canzoniere. Lavora alla selezione di alcune poesie da
tradurre in lingua francese. Carlo e Grazia sono molto sereni e indaffarati con
i bambini, ma la spinta creativa si è appannata. A settembre esce il sesto volumetto di poesie:
“Notte che sgorghi e ti dilati”, stampato dalla Grafitalia di Sandro Gherardini
in 398 copie, molte delle quali già prenotate. Anche Lola Teale, di madrelingua
inglese, si dice disposta ad operare una traduzione di cinque poesie di Carlo
nel 2017. Il 7 dicembre presenta, in prima assoluta, il libro Notte che sgorghi
e ti dilati, alla Università della Terza età di Pomarance. Invia alla Regione
Toscana, il testo e le foto per la valorizzazione di Castelnuovo nel progetto “Toscana Ovunque Bella”. L’articolo appare
sul WEB.
2017
L’anno inizia con una conferenza,
alla Misericordia di Pomarance, sul Diario del maestro Lessi, 1877 - 1890
(parte prima). Il 25 gennaio tiene una conferenza a Montecerboli su Sesto
Bisogni, deputato socialista, nato a Castelnuovo nel 1885. Riordina la corrispondenza
di amicizia 2007-2010 con M.M.; lavora alacremente alla raccolta dei “Proverbi”
raggiungendo il numero di circa diecimila. Continua la raccolta di informazioni
per il Dizionario De Larderel. Alimenta il Canzoniere con alcuni testi. Il 15
gennaio muore il marito della sorella maggiore Leonia: Bogi Agelindo, suo
antico amico, e Carlo condivide i suoi ultimi giorni di vita. Era nato nel
1932, e non aveva ancora compiuto gli 85 anni. Alla fine di gennaio, muore
all’età di 80 anni Salvatore Soro, vedovo della cugina Jolanda e amico
carissimo. Il 22 febbraio tiene una conferenza a Montecerboli su Santa Giacinta
Marescotti ed a marzo un’altra al Chiassino su Marie Curie, che ripeterà il 20
novembre a Montecerboli. Successivamente svilupperà questa ricerca estendendola
allo scienziato e premio Nobel, Enrico Fermi, ed alla radioattività nell’area
geotermica. Problemi di salute lo terranno molto impegnato. In aprile accetta,
su invito del prof. Renato Bacci, di tenere una “conversazione” a Volterra, all’interno
della BAV, sui proverbi, destando interesse e ilarità. Conosce la giornalista
Gabbrielli. Ristabilisce un contatto con Marina Moncelsi di Nuoro che aveva
aiutato nelle sue ricerche (2004) sui partigiani sardi e con lo studioso di Medioevo
tra Massa Marittima, Siena e Volterra, Didier, con il quale aveva collaborato
per ricerche sulle antiche allumiere. In giugno tiene una lezione sulla poesia
agli studenti della Terza Media di Monteriggioni (SI), invitato dalla sua amica
professoressa Laura Merlotti. Sulla rivista La Comunità di Pomarance (n. 2,
giugno), esce il testo dell’intervista ad Armando Bartalesi, registrato nel
1994. Inizia a pubblicare sul blog GRAZIEALLAVITA l’intero testo del volume
inedito “Passioni, speranze, illusioni 1972-1985”, basato sulla sua esperienza
all’interno del sindacato Fnle-Cgil di
Larderello. Mette a punto il testo di poesie da tradurre in lingua francese in
collaborazione con l’amica poetessa Luciana
Radi Lisi. La traduzione sarà eseguita da Simone Lea Fayard, l’amica francese
con la quale Carlo sta collaborando per il romanzo storico di Alessandro De
Larderel e Marie Baskirtseff. Il 21 agosto, la bozza del libriccino è presentata
al Sindaco di Castelnuovo, Alberto Ferrini, che si dimostra interessato e ben
disposto alla stampa per farne dono agli amici francesi di Les Vans, il Comune
francese gemellato con Castelnuovo. Carlo Tiene una conferenza a Castelnuovo su Sesto Bisogni
(Castelnuovo,1865- Roma, 1940) due volte deputato socialista, dirigente
sindacale e ferroviere antifascista. In novembre esce su Rassegna Volterrana il
suo saggio su Dina Ferri che viene presentato in una conferenza a Volterra il 1
dicembre, alla presenza degli Accademici dei Sepolti e del Vescovo di Volterra.
Sul n° 4 della Comunità di Pomareance esce la seconda parte dell’articolo sul
maestro Lessi a Pomarance. Mette a punto la terza e la quarta parte da
pubblicare nel 2018. Alla fine dell’anno il Sindaco da’ il via libera alla
stampa del libriccino Nous sommes ici. Inizia la fase della correzione e
impostazione del testo, mentre Lea traduce il testo esplicativo della copertina
e della prefazione del Sindaco. Lavora alla raccolta dei proverbi ed alla
preparazione del saggio su Marie Curie. Il 31 dell’anno bella festa al VILE con
gli amici di sempre, Ave, Fabio, Annalisa, Sonia, Maurizio! Un anno con luci ed
ombre, molti impegni, molto lavoro, ma la creatività s’è appannata.
2018
Continua la lettura della
biografia di Rilke, molto datata, ma sufficiente a fargli comprendere la grandezza di questo Poeta Ma ciò non lo turberà
più di tanto. Come non turba il volo dell’aquila il saltellio nella siepe dello
scricciolo! La prima poesia composta in quest’anno parla di un episodio reale,
che ancora egli percepisce nitidamente, in questo tempo violento e crudele
verso tanti indifesi: l’incontro con il Male. In febbraio il testo del
libriccino di poesie in lingua francese, di Carlo e Luciana, è tradotto da Lea
Simone Fayard, corretto e portato in Tipografia. Completa la sistemazione
degli undicimila proverbi, ed invia a Jader Spinelli, per La Comunità di Pomarance,
i testi 3 e 4 del sunto del Diario del maestro Angelo Lessi. Il 18 gennaio
tiene una conferenza all’ULE di Pomarance su Marie Curie. Il 19 marzo tiene una
conferenza a Montecerboli sui temi “Il Piazzone di Castelnuovo” e “Bruno
Cappelli: Uomo, Medico, Scienziato”. Alla fine di marzo termina di scrivere il
breve saggio su Marie Curie, che si compone di due parti: la biografia e il
resoconto della visita che Marie fece a Larderello, per studiare la
radioattività dei soffioni, nell’estate del 1918. Il saggio esce, come allegato
alla rivista La Comunità di Pomarance nel numero 2, cioè in luglio, corredato
di alcune fotografie. Il 31 marzo esce infine il libro di poesie in lingua francese, con testo a fronte in
italiano “Nous sommes ici”, libro non in commercio ma commissionato
dall’Amministrazione Comunale come omaggio destinato ai “gemellati” del comune
francese di Les Vans in occasione della
visita che sarà effettuata il 26 maggio. Il 25 Aprile è il relatore ufficiale
della Celebrazione della Liberazione che si tiene nella Sala del Maggior
Consiglio del Palazzo dei Priori di
Volterra. In agosto compone due quaderni
dedicati alla “Primavera di Praga” (1968), nel 50° anniversario, e tre
racconti-lettere e poesie. Inizia la ricerca fotografica documentaria sui
cimiteri delle Colline Metallifere Toscane. In maggio esce in Francia il libro
di Lea Vanona “Alexandro de Larderel, les enfant oblié, a cui Carlo ha molto
contribuito. Esce infine in estate il
volume di Alessandro Rossi, di Pomarance, dal titolo “Feudalesimo industriale e
vicende del movimento proletario in Val di Cecina e dintorni, dalle origini
all’avvento del fascismo (1818-1921 ed oltre)” che si è avvalso, in larga
misura dell’Archivio personale e del
racconto orale di Carlo Groppi. Il 28 settembre tiene la commemorazione del
110° anniversario della nascita della Poetessa Dina Ferri al Palazzetto di
Chiusdino, presenti studenti, insegnanti autorità e la parente Dina Ferri-Borgianni, la custode di
tutte le carte della poetessa. Il 20 e 21 ottobre è invitato a due importanti
celebrazioni: il 25° anniversario della Fondazione CRV, della quale era stato
membro dal 1999 al 2012, ricoprendo cariche importanti, e del 10° anniversario
della inaugurazione dell’Osservatorio Astronomico di Volterra, alla cui
realizzazione aveva dato un prezioso contributo. Incontra antichi amici e amiche: Antonella, Lola, Ilaria,
Annalisa, Ivo, Maurizio, Sonia, Fabio.
L’anno si chiude con due conferenze (Montecerboli e Pomarance), sulla vicenda
di Alessandro de Larderel e Maria Bashkirceva, tratta dal libro di Lea Fayard,
al quale ha collaborato.
2019
Il 15 gennaio tiene una
Conferenza a Massa Marittima, all’UNIELI, sulla vita di Marie Curie.
Il 24 gennaio, insieme all’amica
poetessa Luciana Radi, presenta il
volumetto Nous sommes ici, a Montecerboli. Nello stesso mese stabilisce un
contatto con il Centro Studi Giacintiani di Viterbo, al quale ha compiuto una
visita nel dicembre, ed invia il
materiale da lui archiviato a partire dagli anni ’90, sulla presenza della
Santa Giacinta Marescotti nelle terre di Tegoni e Solaio nel Comune di
Radicondoli, materiale sconosciuto a tale Centro. Incontra lo scrittore e
giornalista, Giacomo Mameli, interessato alle vicende dei partigiani sardi
uccisi a Castelnuovo il 14 giugno 1944: Vargiu e Piredda (insieme a Gian Luca
Spinola e Franco Stucchi Prinetti), più i quattro minatori di Niccioleta, di
origine sarda, assassinati lo stesso giorno a poca distanza e Alfredo Gallistru
caduto in combattimento a Monterotondo Marittimo. ’11 marzo accompagna la
scultrice tedesca Doris alle cave di pietra di Campo alle Rose, sulle Cornate
di Gerfalco e, poche settimane dopo, è ospite nella casa dell’artista, con la
quale instaura un cordiale scambioi creativo. Il 15 marzo presenta all’AUSER di
Volterra, nella Sala Milani della Torre Toscano, una selezione di proverbi
licenziosi in uso in Toscana, mentre il suo amico, il professor Renato Bacci,
illustra il vernacolo volterrano.
Il 9 maggio, Mameli presenta il
suo libro, nel quale compaiono lunghi stralci dei lavori di Carlo, al
Salone del Libro di Torino, con un
notevole successo. Si sviluppano i contatti con Luciano Oblat, Direttore del
CEDIDO di Viterbo. L’8 giugno collabora con Orano Pippucci alla commemorazione
di Alfredo Gallistru a Monterotondo Marittimo. In tale occasione incontra le
due nipoti di Alfredo, Iosefina e Donatella, figlie del fratello Attilio,
residenti a Elmas (Cagliari), venute appositamente a Monterotondo per questa
celebrazione. In tale occasione Carlo dona al Sindaco di Monterotondo una copia
di tutta la documentazione in suo possesso inerente Alfredo, mentre analoga
copia viene donata alle nipoti di Gallistru. Il 12 giugno si reca a Siena alla
presentazione del libro di Pier Paolo Fiorenzani sulla sua storia personale e
quella della sua giovinezza a Radicondoli. Pier Paolo citerà molte volte Carlo
ed è contento che egli sia presente. Il 18 giugno si reca a casa di Carlo il
prof. Paolo Fabbri per notizie sulla Pieve di Commessano. I due storici parlano
dei loro progetti accennando ad una eventuale collaborazione del Fabbri
all’opera di Groppi: Dizionario de Larderel, ormai ferma da molti mesi.
Stabiliscono di riparlarne in autunno. Groppi gli presta la Tesi di Silvia
Bianchi sulle pievi matrici della Diocesi di Volterra. Il 20 giugno Doris e
Wolfgang sono ospiti di Carlo e Grazia, che li accompagno alla
visita a Bagno a Morbo, molto interessante. 1° luglio inizia la collaborazione
con la poetessa Luciana Radi per la pubblicazione di un nuovo libro di Poesie.
Lavoro complesso e impegnativo. Il 14 settembre partecipa con altri 11 poeti e
poetesse ad un reading di poesia alla Badia Camaldolese di Volterra,
nell’ambito degli eventi LA NOTTE ROSSA DI VOLTERRA, coordinato dal poeta Roberto Veracini. Legge
tre poesie: Carbonciolo; 1962: l’eclisse totale di sole; Sentieri. Sono presenti
circa un centinaio di persone. Esce il
terzo numero della rivista trimestrale La Comunità di Pomarance con a pagina 4-
6 l’articolo di Carlo sulla battaglia di Monterotondo e la figura di Alfredo
Gallistru, vice comandante della III Brigata Garibaldi “Camicia Rossa”,
medaglia d’argento al valor militare, rimasto ucciso per proteggere la
popolazione civile. Il 3 ottobre riceve
lo scrittore Simoni Giorgio coordinando la presentazione del suo libro che
uscirà in novembre e accetta di partecipare alla presentazione a Pomarance.
Il 24 ottobre tiene una
conferenza a Montecerboli con la storia dell’ultimo testimone vivente dei
tragici eventi connessi con la strage degli 83 minatori di Niccioleta, Mario
Fatarella. 1° novembre esce il libro POESIE stampato in 320 copie, dei poeti
Luciana Radi e Carlo Groppi. Libro riservato ad amici ed amiche che l’hanno
prenotato. L’intera tiratura sarà esaurita rapidamente. Il 23 novembre viene
presentato il romanzo giallo di Giorgio Simoni al Teatro de Larderel di
Pomarance con la partecipazione di un numerosissimo pubblico. Carlo, Jader, il
Sindaco Ilaria Bacci e Patrizia Pruneti partecipano all’evento portando un loro
contributo. Il 7 dicembre Carlo commemora a Saline di Volterra, l’artista ed
amico Roberto Marmelli, da poco deceduto, alla presenza dei familiari e del
Comune di Volterra , presenti oltre cento persone. Gli amici artisti espongono
una selezione delle loro opere in una bellissima mostra in onore dell’amico
Roberto, brillantemente presentati dalla critica d’arte Elena Capone. Il 12
dicembre tiene una conferenza all’Università della Terza età di Pomarance con
storie della Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane, tra cui la vicenda dei giovani deportati in Germania dopo la
strage dei minatori di Niccioleta, dal
racconto dell’ultimo testimone vivente, Mario Fatarella, e quella di Norma
Parenti ed Alfredo Gallistru E’ praticamente completata la distribuzione del
libro POESIE con l’esaurimento di tutte le 322 copie. Naturalmente scrive
alcune poesie, e tiene viva la
corrispondenza con amici ed amiche. Dunque un anno abbastanza positivo. Un
bilancio 2007-2019 relativamente al suo Blog “La vita larga” 2007-2011, e al
suo proseguimento su “Grazie alla vita”
dal 2011 al 2019, vede pubblicati 2008 testi, tra i quali molte poesie, con numerose immagini, registrando circa 40
visite al giorno, per un totale di oltre 180.000 contatti, sia in Italia che in
molto altri paesi del mondo..
2020
Il 13 gennaio tiene una
conferenza a Montecerboli su Machado e Guiomar.e il 23 gennaio una conferenza a Massa Marittima su
Alessandro de Larderel e Maria Bashkirceva, con notevole interesse da parte dei
presenti. Il 9 febbraio partecipa al PIL
nella Biblioteca Comunale di Radicondoli riprendendo i contatti con
amici ed amiche, Rosella, Daniela Moreno, Susanna. Il 18 febbraio elabora un breve testo su “Da Roccatederighi ad Auschwitz” per le scuole superiori di Volterra. Sempre in
febbraio scrive una lettera al Sindaco di Volterrra per promuovere la
titolazione, entro il 2021, di una strada a Norma Parenti. Agli inizi di marzo,
con la diffusione del “Corona Virus” su scala mondiale in una “pandemia”, tutti
i contatti fisici esterni vengono annullati per garantire una ampia distanza
spaziale tra le persone di circa un
metro e ottanta centimetri. Gli anziani, una delle categorie più fragili e meno
protette dalla pandemia, devono rimanere dentro la loro abitazione, annullando
ogni impegno esterno e, quando esso sarà impossibile, mettere su naso e bocca
una apposita mascherina e mantenere la distanza fisica con le altre persone
stabilita dalla legge. Così ha fatto anche il poeta, con i suoi 82 anni…Dopo
l’esaurimento dell’ultimo libriccino “POESIE”, e il rapido calo della vista
dall’occhio destro per cataratta (per il quale era già in programma per la fine
di marzo la visita pre-operatoria, rimandata sine die causa il COVID-19), Carlo
ascolta musica, crea qualche post sul
suo blog GRAZIEALLAVITA, mette fine alla taccolta dei proverbi in un ampio
Dizionario e scrive alcune poesie. Solo il 24 maggio sarà possibile un
rallentamento delle difese personali e si potrà fare un “pranzetto” con la
famiglia sul Torrente Pavone. Il martedì successivo si recherà con Grazia a
Siena per incontrare finalmente, per qualche ora, la figlia Tania e Paolo. In
giugno, si riprendono parzialmente i contatti con le famiglie delle figlie. Per
commemorare il 90° anniversario della morte della poetessa Dina Ferri
(1908-1930) risistema l’articolo pubblicato nel 2017 su Rassegna Storica
dell’Accademia dei Sepolti di Volterra, aggiungendovi 9 poesie in lingua
inglese e confenzionando un libriccino
artigianale in 15 copie di 30 pagine, che donerà ai più intimi amici ed amiche.
Inizia anche un nuovo progetto di preparazione di un mini-libro di nuovi testi
poetici sotto il titolo Non omnis Moriar (Non tutto morirò), che potrebbe
essere pubblicato nel 2021. Con la “seconda ondata” della pandemia,
l’isolamento parentale e sociale si fa ancora più rigido. In agosto si
manifestano problemi di salute, e il 16 ottobre si opera di cataratta
all’occhio destro, date le difficoltà di accesso alla sanità pubblica, è
costretto ad avvalersi di prestazioni private a Venturina (LI), con notevoli
spese. Il poeta inizia a sistemare
il suo grande accumulo di documenti e manoscritti e, infine, in autunno
ricompare lo stato d’animo creativo che si concretizza in una ventina di
poesie. Per questo
ultimo Natale gli hanno regalato un libro di poesie. “Sillabe di fuoco”, di
Gabriela Mistral (1889-1957) che ebbe il Premio Nobel per la
letteratura nel 1945. Carlo non sapeva nulla di lei. Era come una
aliena, una extraterrestre che s’era smarrita in Cile, in America latina, e che
non poteva comunicare con la nave madre perché andasse a recuperarla. Per
questo non aveva né i nostri bisogni, né i nostri stessi
desideri (lo scrive Roberto Bolano), ed è per questo, forse, o per
la sua immensa grandezza, che Carlo non riesce a sintonizzarsi con lei. Nel
libro ci sono poesie tratte da 6 raccolte, tradotte dallo spagnolo
all’italiano, ma ne avrà scritte molte altre. Carlo finisce la lettura proprio
nei giorni nei quali si accingeva a completare la sua ventiduesima raccolta, in
previsione di poter stampare 12 poesie della medesima (Non tutto
morirò) su di una bella rivista locale. Il poeta ha finora stampato (come
editore e come diffusore e mercante in economia) sei o sette
libriccini in 300-400 copie (tutti esauriti), e tanto gli basta per lasciare
eredità di se ai suoi familiari, amici e amiche, compaesani,
in modo che ritrovino immagini sfuocate delle memorie lontane, delle storie e
dei luoghi natii e di coloro che ormai sono defunti. Nulla di più. L’unico
tratto di collegamento che trova con Gabriela è la contaminazione tra poesia e
prosa nei testi, spesso un linguaggio conversazione abbastanza
prosaico che anch’esso usa nei suoi testi. Già questo piccolo accostamento
lo consola.
2021
Prepara una decina di poesie
tratte dalla raccolta “Non tutto morirò” per la rivista La Comunità di
Pomarance, vista, al momento, l’impossibilità di pubblicare, causa il perdurare
della pandemia da corona virus, un nuovo volumetto, con la Grafitalia. Nel 1°
Centenario della fondazione del PCI
compila una scheda della sua militanza nel PCI di Castelnuovo, su
richiesta della Biblioteca “Serantini” di Pisa. In aprile esce il 1° numero de
LCP con una Introduzione e tre poesie di Carlo: “Al cimitero di Prata di
Maremma (II)”, “La mia piccola cetra”; “Ricordo per l’eternità”. Lea gli manda
il suo nuovo libro “Marie Bashkirtseff ou l’impossibilité d’aimer” e gli
chiede una copia di “Nous sommes ici”, del quale ella era
stata la traduttrice in lingua francese. A metà giugno esce il 2° numero de LCP, con la pubblicazione delle
poesie: “Cosetta, Cosetta…”, “Quando il tempo era un mago” e “L’esile traccia”.
In settembre, esaurendosi la fase più aggressiva del virus che permette la
ripresa parziale dei contatti tra le persone,
mette insieme un nuovo libriccino con 21 poesie “Non tutto morirò” che viene
prenotato da circa 300 persone esaurendo le copie previste per la stampa presso
la Stamperia GRAFITALIA di Sandro Gherardini. Arriva finalmente la buona
notizia che a Montecerboli riprenderanno gli incontri culturali presso
l’Oratorio, segno che finalmente si potranno incontrare i tanti amici ed
amiche. In ottobre vi tiene una conferenza di storia locale “L’anno 1900 a
Castelnuovo. Spigolature e statistiche”. Nel 3° numero de LCP vengono
pubblicate le poesie “L’amata perduta” e “Piccolo mondo antico”. Alla fine di
ottobre esce il volumetto di 21 poesie “Non tutto morirò” in 364 copie,
destinate a coloro che l’avevano prenotato. Il 25 novembre tiene la seconda
conferenza a Montecerboli presentando il suo libro di poesie. Il 2 dicembre
presenta il libro a Massa Marittima. A metà dicembre l’intera tiratura (364
copie) è esaurita!
Causa il perdurare della
“pandemia” da Corona virus, nelle sue mutazioni, si acutizza la solitudine
sociale e si rarefanno i rapporti tra le persone anche nel territorio del
Comune di Castelnuovo. Ma il poeta ha, oltre ai vaccini ed al rispetto delle
norme anticovid ed a internet, un’arma
in più, quella dell’ascolto della sua anima e dei suoi ricordi lontani. A
quest’arma si affida per comporre i suoi versi, certo, le malinconie,
traspaiono nell’uso di facebook, del Blog e della sua corrispondenza email. Tuttavia
anche se la solitudine umana e la
mancanza di scambi tra le persone reali, lo rattristano, per fortuna ci sono i
rapporti familiari, intensi e affettuosi,
e così le frequentazioni giornaliere, settimanali mensili con figlie, generi,
nipoti e nipotine e qualche amico/a, scandiscono la normalità affettiva e la
speranza. La mancanza di presente e di futuro, oltre la piccola cerchia
familiare, lo portano però a riprendere le meditazioni sul senso della vita e
della morte, della creatività e del lascito, attraverso una alacre scrittura di
“nonpienapoesia”, ma tuttavia fiammella di speranza. In giugno viene vaccinato
AntiCovid per la quarta volta. La pandemia sembra affievolirsi e riprendono lentamente i contatti sociali e
gli incontri culturali nell’ambito locale. Intanto avvia la sistemazione e la
raccolta di tutti i suoi scritti inediti
presenti nello studiolo e la rivisitazione delle migliaia di documenti
archiviati caoticamente nei due locali al piano terreno e nel garage di Via
Giusti, con la speranza di una parziale catalogazione e raccolta dei più
significativi.
Per
memoria si trascrivono i titoli delle raccolte delle poesie di Carlo e la loro consistenza ed
anche lo schema dell'intera opera, col numero dei testi che la compongono, a
partire dal 1953 al giugno 2022:
Prefazione;
Cronologia.
Prime
poesie (43);
Le
speranze e i rimpianti (116);
Di
nuovo in cammino (40);
L’età
forte (50);
L’anima
mia è smarrita (16);
La
pesca delle perle (33);
Arance
a Natale (21);
Side
track (27);
Fabbrica
amica (21);
Arance
Il Sillabario (22);
Flos
Solis Major (20);
Stella
d'argento (28);
La
cometa Swan (104);
El
poeta canta por todos (10);
La
vita larga (157);
Agnes
e Martin: l'amore, il dolore (58);
Canto
quel che si perde (64);
La
lunga marcia (29);
Canta
la mia anima muta (34);
Notte
che sgorghi e ti dilati (31);
Vorrei
cantare il futuro, ma non oso (30);
Non
tutto morirò (55).
Postfazione
dell'autore;
Indice
dei titoli e dei capoversi;
Indice
generale;
Note
e commenti;
Nota
biografica;
Ringraziamenti
e debiti.
Totali
1009 poesie in circa 1350 pagine.
Si
dovrebbero aggiungere le oltre cento poesie disperse, delle quali si sono
conservati soltanto i titoli!