Una delle tante "buche" prodotta da una bomba sganciata dagli aerei inglesi per distruggere la Centrale geotermoelettrica di Castelnuovo nel 1943.
Quello che resta del podere "Merlinguzza", dove qualche volta mi spingevo col gregge delle pecore, tra il 1943-1945.
Le casettine di pietra.
Ritorno alle antiche pasture tra le bianche rocce,
cercando un ricordo, una voce portata dal vento,
una fonte nel fosso e pali di legno del telegrafo,
un ginepro e un tratturo per il casolare ancora lontano.
Saltellavo contento dietro il branco delle pecore,
Lupetta correva ai lati del gregge abbaiando,
già si vedeva fumare il camino al di là del pero stento.
Era stata per me, una giornata perfetta,
tiepida, pur avendo una gran fame e sete
che acqua non c’era sulle scavate pietre,
e le fette di pane coi fichi secchi e il cacio
non mi erano bastate e mi gorgogliavano in pancia,
nell’attesa di una tarda cena.
In più avevo molto faticato a costruire
le casette di pietra che ormai disseminavano
i pascoli del Dolmi, della Bassa e della Merlinguzza:
era questo il mio preferito gioco
che inventavo nella solitudine.
E dopo tanti anni ancora mi rallegravo
quando mia sorella, mi raccontava
di averne trovata ancora una tra il palero.
Ma nella vita non ho fatto il muratore!
Eppur qualcosa dovevo aver
assorbito dai miei parenti, Gino e Renzo,
perché avevo scoperto che lassù,
dietro la proda, tra l’erba selvaggia e la pineta
della Colombaia, nei loro vagabondaggi
senili, avevano costruito meravigliose casette,
con le scaglie di bianco calcare, intorno
alle profonde buche prodotte dalle bombe
degli inglesi, sganciate a bassa quota sull’altopiano
per distruggere la grande centrale elettrica.
Di loro, zio e padre, rimane soltanto
qualche catastina votiva nel bosco,
a lato della via di Pietralata,
il cui mistero solo io conosco:
lasciare agli immemori viandanti
il segno, che erano vissuti
con la speranza del Cielo
Nessun commento:
Posta un commento