Tempus edax rerum – O tempo,
divoratore delle cose.
Oggi, 27 gennaio, è il triste
giorno dedicato alla memoria della Shoah. La tardiva conoscenza e pentimento di
interi popoli e nazioni del piano di annientamento e cancellazione degli ebrei
messo in atto a partire dagli anni ’30 del
Novecento, dai nazisti e dai fascisti, di Hitler e Mussolini, e da molti loro
più o meno complici, in Europa e in altri Continenti. E’ importante quel
detto che “la memoria diminuisce se non
la si esercita”, ma è altrettanto vero
che “il tempo è divoratore delle cose”. Sono consapevole e convinto che
con la definitiva scomparsa degli ultimi sopravvissuti, la memoria della Shoah,
sarà sempre più confinata in strumenti elettronici, i luoghi lentamente corrosi
e cancellati, oppure, tra mille o duemila anni, oggetto di gite turistiche. Se,
allora, la specie homo, esisterà ancora o non sarà annientata dagli strumenti
di distruzione totale che lui stesso ha fabbricato e moltiplicato su tutto il
pianeta. Ma oggi, benché ottuagenario, un filo sottile eppur resistente, mi
sostiene nel ricordo. E’ un filo legato all’esperienza diretta della mia vita,
per questo ancora forte. E questo filo ho cercato di trasfonderlo in poesia,
immagini, amore, conoscenza, sia dei luoghi simbolo della Shoah, sia di quelli
meno conosciuti, ma a me vicini, come Roccatederighi e i bambini che da questo “lager”
nostrano furono deportati ad Auschwitz senza più far ritorno: Franca, Enzo,
Gigliola, Regina, Mary, Edita, Hans, Walter, Mosè... Mi onoro di essere stato
accolto nell’Associazione “Figli della Shoah” e di aver raccolto molte memorie
di quei tempi oscuri. Ad altri portare questa fiammella per illuminare la via.
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