SANTA GIACINTA MARESCOTTI. NOVITA’.
Nel gennaio 1997, uscì per le
Edizioni Gian Piero Migliorini di Volterra, il mio libro “Dare qualcosa in
cambio di niente. Storie di congreghe, compagnie e confraternite di
Misericordia”, che descriveva le vicende
di tali Associazioni dell’Alta Val di Cecina.
Si trattò del compimento di una ricerca avviata nel 1993, partendo dalle
vicende della Confraternita di Misericordia di Castelnuovo di Val di Cecina,
una Confraternita molto antica, che risale ad alcuni decenni innanzi il 1329,
quando appaiono i primi documenti storici. Il volume, presentato nella Chiesina
della Misericordia di Castelnuovo di Val di Cecina, alla presenza del Vescovo
di Volterra, del Presidente Nazionale delle Misericordie d’Italia, e del
Governato di detta Confraternita, ebbe un notevole successo tanto che l’edizione
andò ad esaurirsi nel brevissimo tempo. In tale opera ebbi a descrivere anche
la Confraternita (all’epoca non più esistente) di San Lorenzo a Montalbano, nel
Comune di Radicondoli, con la presenza, su quel territorio, di alcuni Santi dei
quali si conservavano culti e memorie per avervi essi soggiornato, come, ad
esempio, San Bernardino e Santa Giacinta Marescotti, da Bernardino convertita quand’ella
era in romitaggio a Cugnanello.
Negli anni successivi ho
ulteriormente svolto ricerche su Santa Giacinta, fino alla importante
celebrazione avvenuta alla fine degli
anni ’90 nella sua Cappella di Solaio. Si tratta, in questo caso, di una Santa
del Seicento, lontanissima dal nostro tempo, che giunse alla “santità”
attraverso inumane sofferenze, ed il cui culto, nonostante ne resti traccia sui
Calendari annuali nel giorno a Lei dedicato, il 30 gennaio insieme a Santa
Martina, è confinato alla Tuscia ed alla città di Viterbo. C’è però, a mio
avviso, un elemento della vita di questa Santa che ci deve far riflettere anche
adesso, anzi, adesso forse più che mai, e cioè la possibilità per ogni persona
di elevarsi alla “santità”, pur avendo vissuto nel peccato.
La tengo molto cara, in buona
compagnia con le altre mie due sante protettrici: Santa Teresa di Lisieux e Santa
Caterina di Labouré.
Recentemente sono stato a
trovarla nel luogo ove il suo corpo imbalsamato riposa. Credo che sia stata
molto contenta della mia visita. Ho visitato anche l’Archivio ove tutte le sue
memorie sono state raccolte. Veramente non proprio tutte le sue memorie, perché
mancanti le vicende di Giacinta e del suo culto, nel territorio di Radicondoli.
Ed è così che dopo questa visita ho potuto spedire i documenti di cui ero in
possesso al Centro di Documentazione di Viterbo, che si è dichiarato “onorato”
del mio dono, che andrà a colmare soltanto uno spazio infinitesimale, seppur
importante, tra i documenti della vita
di Santa Giacinta Marescotti! E chi si recherà a Viterbo vada al CEDIDO in
Piazza San Lorenzo 6/A, dove potrà
consultarli.