Progetti…
Il mio amico Lorenzo m’ha
chiesto: “Ma, Carlo, da tanto non pubblichi più le belle storie castelnuovine,
luoghi, fatti, biografie…né post di questo genere sul blog…che accade?”. Una
bella e imprevista domanda alla quale, al momento, non ho saputo rispondere. Ci
ho ripensato, senza arrivare ad alcuna definitiva conclusione. Per quanto
riguarda la “ricerca storica”, ormai credo di averla non soltanto trascurata,
ma abbandonata. Ho accumulato molto materiale per proseguire l’iniziale cammino
verso una ricostruzione della storia della piccola “comunità” di Castelnuovo di
Val di Cecina, dove sono nato ed ho vissuto fino ad ora, ma la percezione di un
cambiamento profondo nella sua composizione sociale, che si accompagna, a mio
avviso, ad un evidente degrado culturale, mi ha scoraggiato. Infine: non si può
offrire un “prodotto” se manca la “domanda”! E, se non bastasse, non possiedo
alcuna risorsa economica per tentare “il rischio personale d’impresa”. Anni fa,
presentando al Sindaco del Comune la bozza di uno dei miei lavori (Il
maldocchio ai maialini. Lotta politica e vita quotidiana dei mezzadri nelle
Colline Metallifere Toscane, 1944 – 1955), per ottenere un contributo
economico, mi sentii rispondere molto realisticamente così: “Si, Carlo, mi
sembra un bel lavoro. Ti darò il patrocinio e ti farò volentieri la prefazione.
Per quanto riguarda la parte economica, ti offrirò “una stampella”, ma il più
lo dovrai fare con le tue gambe!” Mi sembrò una proposta assai incoraggiante
per procedere nella stampa. Il libro, tirato in 800 copie, si esaurì
rapidamente, e così tra incassi e contributo, riuscii a mettere da parte
qualcosa per le pubblicazioni a venire! Adesso niente stampelle! E le gambe
sono diventate più deboli. Non c’è settore, tra quelli di cui mi sono
interessato in tanti decenni di ricerca, che goda migliori prospettive: un
lavoro abbastanza originale sulla poetessa Dina Ferri (1908-1930), dimenticata
fulgente cometa che abbagliò gli anni ’30 del secolo XX, in Italia, con la
traduzione del suo unico libro “Quaderno del nulla” in lingua inglese,
pubblicato a Boston nel 1933, rimane nel cassetto; e così ci rimangono lavori
sulla storia locale dal 1859 al 1900; quello sui “proverbi licenziosi”, che
sono passati dai circa 1200 stampati nel
2009 ai 2400 attuali; Memorie lontane (Interviste e storie di
Castelnuovo, 1822- 2000); Passioni, speranze, illusioni (storia sindacale a
Larderello, 1962-1985, che si salda al precedente volume pubblicato “Fabbrica
amica” 1944 - 1959) ed infine la monografia “Se tu verrai quassù sulle rocce”
una storia della vicenda dei partigiani sardi durante la Resistenza al
nazifascismo. Stendo inoltre un malinconico velo di silenzio sulla poesia,
forse il settore che più m’interessa ed al quale lavoro da oltre sessant’anni! La
fiammella della creatività non s’è spenta, ma credo che essa sia già abbastanza
importante per illuminarmi le segrete stanze dell’anima, senza pensare di
trasformarla in una pubblico lampione, sotto al quale non si fermerebbe nessun
viandante. In questi ultimi mesi sono riuscito a mettere insieme la maggior
parte dei testi “poetici” scritti tra il 1951 ed il 2013, in una sorta di Canzoniere. Ho corredato la
raccolta di tutti gli elementi che generalmente accompagnano le grandi opere di
poesia: prefazione, postfazione, cronologia, indici delle raccolte, dei testi,
dei capoversi, bibliografia e note! In più ho stampato sulla prima pagina una
simbolica immagine, una foto che scattai in un giorno “irripetibile” sul Ponte
Carlo a Praga, prima di scendere sull’isoletta di Kampa e sostare nella prima
notte sotto la finestra illuminata del poeta Holan! Nel volo misterioso dei
gabbiani, solo uno s’illumina del lampo di luce, in tutta la sua bellezza, in
quel solo attimo di eternità. E in quel gabbiano, talvolta, mi ravviso. Di
Holan pubblico una piccola poesia:
A Vladimir Holan [i]
Una ragazza m’ha chiesto: cos’è
poesia?
volevo dire alla ragazza bruna:
già il fatto che tu esisti, ha
si, che tu esisti,
e che nello stupito tremore,
che è testimonianza del miracolo,
soffrendo m’ingelosisco della tua
piena bellezza,
e che non posso baciarti e
goderti,
e che non ho nulla, e colui che è
sprovvisto di doni
è costretto a cantare…
Ma non gliel’ho detto, ho
taciuto,
e lei non ha udito quel canto…
[i] Ho una fotografia scattata col grandangolo al calar
del crepuscolo sul Ponte Carlo a Praga. C’è tutta la magia di questa memorabile
città, in più uno sbatter d’ali bianche ed una presenza invisibile, che però
s’avverte, perché non potrebbe essere altrimenti. Ripenso a Holan, a Vladimir
Holan, il poeta che in quell’anno infiammava gli animi giovanili, lui già
vecchio e misogino auto recluso nella sua casa di Kampa, dietro spesse cortine,
dalle quali filtrava una tenue luce. Il grande poeta, della notte e della
solitudine. La solitudine era la condizione ideale per lo sviluppo della sua
creatività. Allora mi fu tradotta la poesia che m’ha ispirato, con qualche
variazione, “A Vladimir Holan”.
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