SELVA OSCURA E
MERAVIGLIOSA.
MONTECASTELLI PISANO, 20
agosto 2023.
All’approssimarsi della fine
del cammin della mia vita
mi son trovato in una selva
oscura
che la diritta via era
smarrita.
Hai! Quanto a dir è cosa dura
esta selva selvaggia ed aspra
e forte
che nel pensier rinnova la
paura
tanto amara che poco è più morte.
Ma per trattar del ben ch’io
vi trovai
dirò dell’altre cose che vo’
scorte.
Partirò da ottobre, il mese
delle ricordanze,
nella storia ho conosciuto gli
eroi,
ai quali sempre ritorno,
per mantenere accesa la
fiammella
dei miei ideali.
San Francesco d’Assisi
morì il 4 ottobre del 1226,
per me è ancora vivo
e predica agli uccelli,
parla al lupo, a Chiara
e ai poverelli;
più di mill’anni prima
era nato Virgilio,
il poeta dei nostri miti,
e non a caso la mia nonna amata
si chiamò Enélide;
pure Picasso nacque in ottobre,
il 23 del 1881, e s’ingegnò
a trattare la natura
attraverso il cono, la sfera ed il cilindro,
e nella nuova arte
rappresentò la tragedia antica
della Terra: GUERNICA!
Francisco Ferrrer, l’anarchico,
la pura luce del mondo,
fu ucciso il 13 ottobre.
La sua fama non ebbe corso,
e dopo pochi anni fu tolto il suo nome
dai nostri giardini del Piazzone,
imperando il fascismo,
i preti e Mussolini.
Per fortuna ci furono Dongo,
la Villa Belmonte di Giulino
per gli assassini,
la forca a Norimberga
dei criminali nazisti, anche se i più
riuscirono a salvar pelle
e quattrini!
Ma c’è, in ottobre,
anche un giorno felice:
la nascita della mia sposa
che ho tanto amato!
Infine, è in questo mese
che i nostri castagneti si vestono a festa,
offrendoci i loro preziosi frutti,
mentre i boschi si rianimano di voci
e di memorie.
Avrei molte altre cose da narrare,
tristi e liete, ma non oso!
Ho soltanto l’ardire
di far parlare un vecchio castagno,
che adesso non c’è più.
Non dico bugie, andate
sul Monte, alla Capanna,
e vedrete le sue radici.
Il vecchio castagno racconta:
Ho sfamato mezzadri e paesani,
scoiattoli e cinghiali; ai bambini
del Borgo non ho chiuso i cancelli,
quando venivano a ruspolare,
raccogliendo stecchi per leggeri
fastelli.
In quel capannuccio di frasche
vuoto e cadente, dove dorme
la biscia e il vento ammontina
il suo tesoro di foglie secche,
un tempo vidi sbocciare
il tuo amore, ora larva
dell’evanescente memoria.
Nel castagneto silenzioso
l’eternità tesse la sua tela
incurante di speranze ed oblio,
ma io, il vecchio marrone,
non posso dimenticare.
So che sei poeta
e molte solitudini hai colmato,
né mirto, né ricchezze
hai guadagnato, solo baci
e carezze di leggiadre amanti,
perenne vena del solitario
canto.
T’amo per questo sogno ardito,
quasi fratello a me medesimo,
che, schivo, l’ombra e il frutto
spando, in questo autunno mite,
e mi protendo coi ricci aperti
che t’offro in dono, in attesa
dell’inverno che mi spogli.
Infine verrà la morte, per te.
Per me, la saetta o il tagliatore.
Ci sarà un ultimo fuoco,
di fascine e di parole.
Qualcuno in futuro scaverà:
il ciocco, per fare un buon terriccio,
e dai tuoi versi, un fiore!
(Carlo Groppi)