AUTUNNO
Io
sono qui. In questi boschi selvaggi
trovo ancora qualche saporita mora di rovo, ed altre bacche asprigne, ma che
sciogliendosi lentamente in bocca lasciano un sapore buono e salutare (penso).
Il torrente è completamente asciutto, per lunghi tratti, sorrena, e l’acqua
riappare più a valle dove piccoli pesciolini guizzano lucenti. La luce calda
del sole di questi luminosi giorni dell’inizio autunnale è bellissima; tuttavia
le ore del giorno stanno rapidamente accorciandosi, per far posto a notti
fresche e rilassanti. Anche se le piogge sono state scarse, son venute al tempo
giusto per far nascere i funghi e già molte voci si sentono nei castagneti,
mentre nelle macchie di querce e leccio, il terreno è arido e i funghi ci
saranno più tardi, alcune specie addirittura alla fine dell’autunno. Purtroppo non vado più nei boschi a cercare i
funghi. In gioventù sono stato davvero “un fungaio” e la nonna mi aveva
mostrato molti segreti dei funghi e dei luoghi dove immancabilmente rinascevano
ad ogni autunno. L’abbondanza dei funghi
“mangerecci” di provata bontà e
sicurezza da intossicazioni (anche se, come sappiamo, anche i porcini o i
cocchi, o le pupole e i prugnoli e giallarelli, per dire di quelli più comuni,
hanno sempre un piccolo grado di tossicità ed è bene non abusarne nel mangiarli), non mi impediva di
raccogliere i più belli esemplari di un’amanita, quella rubescens, la quale,
tuttavia, andava spellata e soprattutto mangiata cotta ad una temperatura
superiore ai 60° gradi, dato che il veleno contenuto nella cuticola e nella
polpa è termolabile a questa temperatura e quindi non rimane nel fungo, il
quale, specialmente fritto, è di un sapore eccezionale! Inoltre il fatto che
pochi cercatori di funghi la raccolgano, la fa trovare con una certa
abbondanza. Adesso, alla mia età, non posso andare solo nei boschi profondi,
per paura di un qualche malore o incidente, che potrebbe causarmi grave danno.
Ossia, una giratina, vicina al paese, la posso ancora fare! E la farò.