mercoledì 30 novembre 2016


Una rosa e il buco nel muro.


E’ fiorita questa rosa ed accanto ha ancora dischiuso un bocciolo, ma non ci lasceremo ingannare, perché l’inverno è alle porte e maggio è lontano! Da ieri la temperatura è scesa di oltre 10 °C (la notte son -4°C e il giorno + 3-4°C). I vecchi dicono a me che sono vecchio, “Bimbo, l’inverno è sempre venuto!” Forse non lo dicono solo meteorologicamente, ma soltanto all’inverno della loro vita. Per me ho tirato fuori dal cassetto la sciarpa e la berretta di lana, credo che dei guanti non ce ne sia bisogno. Uscirò di nuovo anche dopo cena per partecipare ad una seduta teoretica di fotografia, mentre ieri sera sono stato fin oltre alle 23 ad una assemblea per costituire un “Comitato di Accoglienza Solidale” verso profughi o migranti nel mio paesello  che avverte il peso della crisi etica (nonostante la mirabile presenza e parola di Papa Francesco) e si schiera per opporsi a tale accoglienza, vaticinando muri, se non peggio. Mi hanno scaldato molte parole da labbra e cuori giovanili, forse una minoranza, come spesso accade nella storia. Dietro a questa rosa si potrà notare un buco nel muro, lì ho dato accoglienza a due lucertoline, adesso già in letargo, ma che spero di rivedere a primavera. Sono due amiche e avranno figliolanza. Certo sono assai diverse da me, ma la convivenza è stata possibile. Il buco c’era già, piccolo, ma io l’ho allargato. Ora è il momento di allargare i nostri cuori. Sarà una metafora?



COMITATO DI ACCOGLIENZA SOLIDALE A CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA.


Quando non esistevano i “vaccini” immunizzanti,  l’immunizzazione avveniva, molte volte, dopo aver contratto una malattia. Castelnuovo di Val di Cecina, un Comune noto per la sua “accoglienza” che, senza andar troppo lontani, agli etruschi, romani, longobardi…si è scoperto  da pochi anni essersi trasformato in un Comune il cui Sindaco ha proclamato “l’accoglienza zero” ai profughi e migranti in fuga dalla fame e dalla povertà, dalla guerra, dalla schiavitù. Tale virus pernicioso ha per fortuna sviluppato nell’organismo sociale un ANTIVIRUS che porterà alla guarigione! Non dimentichiamo di essere in Toscana, regione civilissima, nella quale proprio oggi 30 novembre, si festeggia l’abolizione della pena di morte e l’uso della tortura. Il primo Stato al mondo ad abolire legalmente la pena di morte fu il Granducato di Toscana il 30 novembre 1786 con l'emanazione del nuovo codice penale toscano (Riforma criminale toscana o Leopoldina, preparata dal giurista Pompeo Neri alcuni anni prima) firmato dal granduca Pietro Leopoldo (divenuto poi Leopoldo II del Sacro Romano Impero), influenzato dalle idee di pensatori come Cesare Beccaria; tale giornata è festa regionale in Toscana. Seguirono il Granducato di Toscana la Repubblica Romana di ispirazione mazziniana (che tuttavia ebbe breve esistenza) nel 1849, San Marino (1865) e altri. L'Italia l'abolì, tranne che per crimini di guerra e regicidio, nel 1889, per poi reinserirla con il Codice Rocco del 1930 con il regime fascista, e abolirla definitivamente nel 1948. Il Regno Unito l'abolì negli anni sessanta del Novecento, mentre la Francia nel 1981. E proprio oggi, 30 novembre, furono bruciati sulle pubbliche piazze dei comuni toscani gli strumenti di tortura e di morte esistenti nelle prigioni. Dunque, la “malattia” ha prodotto un resistente vaccino, un mixer di efficaci anticorpi, che all’accoglienza ZERO oppone resistenza con “ACCOGLIENZA SOLIDALE”. E ieri sera, data importante, da ricordare, un folto gruppo di persone, ha costituito nel Comune il COMITATO DI ACCOGLIENZA SOLIDALE, che proclama  nelle sue finalità: “Costituiamo il Comitato Volontario “Comitato di Accoglienza Solidale” perché riteniamo inaccettabile l’atteggiamento apertamente ostile manifestato inizialmente dall’Amministrazione Comunale di Castelnuovo di Val di Cecina nei confronti dei profughi e perché, al contrario, riteniamo indispensabile un’azione umanitaria di ascolto e integrazione nei confronti dei profughi e di eventuali soggetti in difficoltà”. Il Comitato sostiene che: “Il modo migliore per affrontare e risolvere i problemi delle persone e dei gruppi, come già nel passato, è la via del DIALOGO. I profughi hanno diritto, come tutti, al rispetto della dignità della propria persona. L’atteggiamento da tenere nei confronti dei profughi è quello della disponibilità e dell’accoglienza. I rapporti tra persone e culture devono essere basati sulla reciprocità e sulla solidarietà. L’atteggiamento verso il profugo non deve essere di tolleranza, ma deve avere come prospettiva il reciproco arricchimento”. Tutti i cittadini che condividono le finalità del Comitato possono farne parte sottoscrivendo la propria adesione e informandosi dal presidente, Roberta Vichi, o dai membri del direttivo: Katia Taddei, Fabrizia Doloverti, Mauro Bianciardi, Monia Neri, Beat Weibel, Rodolfo Marconcini. 

lunedì 28 novembre 2016





1979. Un convegno a Siena, una rosa ed una radiolina accesa.


                I maggiori responsabili della crisi energetica italiana si sono riuniti il 27 e 28 giugno all’Hotel Garden di Siena in un Convegno organizzato dall’Enel. Due giornate intense di meditazione alla faticosa ricerca di salvare l’Italia da quello che viene paventato come il più grande “disastro” dei tempi moderni nei paesi capitalistici avanzati: la mancanza di energia elettrica e di petrolio. L’Enel ha voluto dimostrare, conti alla mano, che non ci sono alternative al petrolio al di fuori delle centrali nucleari. Si, ci sarà uno sforzo nell’utilizzo  di tutte le altre fonti energetiche nazionali (idroelettriche, geotermiche, eoliche, rifiuti, solare, maree…), ci dovranno essere i risparmi, le doppie tariffe, i razionamenti, ma questo, nel suo insieme, darà un apporto molto limitato e comunque inferiore all’incremento della domanda. Quindi o crisi o, sostanzialmente, ancora petrolio ed uranio.
            Da un’ottica tecnocratica e neocapitalistica poco c’è da ribattere alle cifre e alle considerazioni fornite dagli esperti dei problemi energetici, tanto più se esaminati in riferimento a una singola nazione come l’Italia, oppure alla sola Europa occidentale.
            Esse partono dal presupposto dell’immutabilità dei rapporti politici mondiali e quindi dal fatto che un miliardo di uomini realizzi un “alto” livello di vita sfruttando i rimanenti quattro-cinque miliardi della popolazione della Terra. Non a caso i consumi pro capite di energia sono negli Usa 300 volte superiori a quelli dei cinesi…Ma serve davvero a migliorare la qualità della vita umana accrescere continuamente la produzione ed il consumo di energia? Per quello che sappiamo sembra di no. Solo una piccola parte dei problemi, o forse nessuno, è fuori dall’essere umano, dei sentimenti, dei rapporti sociali, familiari, di gruppo o di più estese comunità e il cuore fondamentale delle questioni è di natura politica.
            Dobbiamo cominciare a riflettere ed a chiederci se la crisi energetica, fatta balenare sinistramente come un flagello che colpisce i lavoratori e le masse degli sfruttati, non sia in realtà l’unico grande mezzo che si offre ai popoli per trasformare, in senso democratico, ugualitario, non consumistico e non antagonistico, la vita sulla Terra costruendo quella società a misura dell’uomo che ci appare, altrimenti, sempre più irraggiungibile.

***
            In un mattino di luglio, stranamente fresco e trasparente per questa stagione, mi sono recato a Villa Caggio, un ex padiglione dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra, come membro della Commissione d’esami per il “Corso professionale di avicoltura”, frequentato da un gruppo di internati. Mi accompagnavano i sospetti ed i pregiudizi che una persona “normale” ha di solito verso i “diversi”, in particolare verso gli ammalati di mente, o, come si dice, i matti.
            Ero teso, preoccupato, ansioso di verificare le mie idee politiche sulla istituzione manicomiale, sulla necessità o meno del suo smantellamento, sull’assoluta necessità di ridare dignità di “uomini” a tante creature offese e abbandonate. E parlando con loro, ascoltando le loro storie, visitando le camerette pulite ed intime, scherzando e ridendo per qualche battuta arguta, visitando il cortile adibito all’allevamento dei polli – “qui ci mettevano noi a prendere l’aria, ora ci sono le galline!” – di fronte alla bontà dei loro sentimenti pensavo a quanto male è capace di fare l’uomo ai propri simili. Le privazioni, l’istituzione totalizzante del manicomio, avevano fatto enormi danni, ma non irreparabili se queste persone si aprivano con tanta fiducia, tanto calore, a degli estranei, forse intuendo l’ansia dentro di noi. Era per loro un giorno di festa, questo d’esami tanto atteso, e il “diploma” che chiedevano era una piccola grande rivincita sulla loro esclusione. Certo non tutti i loro problemi sono risolti e gli operatori sociali che li hanno così amorevolmente seguiti dovranno ancora guidarli in un primo timido tentativo di autosufficienza economica basata sull’allevamento dei tacchini ed altri animali da cortile; guai a lasciarli soli! Guai a tradire così ingenue speranze!
            E quando sono partito per rientrare nella mia vita di problemi, di lotte, di inganni e, talvolta, di solitudine, violenze, superficialità, mi hanno regalato una rosa…una rosa per ognuno di noi…una rosa cresciuta da loro, così vicini alla verità, senza usare né una goccia di quel petrolio, né un watt di quella energia, per il cui dominio “l’umanità sana” sembra pronta a scatenare la sua follia nel mondo intero.

***
            Una settimana in campeggio, il sogno di un breve riposo e anche di un arricchimento della vita sociale vivendo in modo libero e aperti al contatto e alla conoscenza degli altri. Ma, immancabilmente, la delusione di constatare che non bastano le strutture per cambiare in così poco tempo i modelli di comportamento delle famiglie che riproducono quelli chiusi che si riscontrano oggi nelle grandi metropoli e anche nelle nostre zone, dove si sono avute trasformazioni profonde e negative e dove i contatti umani e sociali si vanno progressivamente immiserendo di pari passo all’aumento del benessere materiale.
            Una giovane coppia con una bambina, immancabilmente in ascolto della radio o della televisione, sempre, in pineta, sul mare, nella veranda, mi ha riportato alla mente un brano di Konrad Lorenz, il famoso etologo e premio Nobel per la medicina: “…il dilagante bisogno di rumore, che sembra paradossale se si considera la nevrastenia degli uomini d’oggi, si spiega solamente col bisogno di soffocare qualcosa. Durante una passeggiata nel bosco mia moglie ed io fummo un giorno sorpresi dal rapido avvicinarsi degli strilli di una radiolina che un solitario ciclista di circa sedici anni portava con se sul portapacchi. Mia moglie osservò: “Questo ragazzo ha paura di sentire cantare gli uccelli!” Penso che egli temesse soltanto il pericolo di potere, per un attimo, incontrare se stesso”.
            E per quale motivo persone anche di notevoli pretese intellettuali preferirebbero le stupidissime trasmissioni semi-pubblicitarie della televisione (specialmente emittenti private) o di Radio Montecarlo, alla propria compagnia? Certamente perché questo li aiuta ad evitare la riflessione.

            Le forme lussuose di vita, che sono il risultato del terribile circolo vizioso istauratosi tra aumento della produzione e “crescita dei bisogni”, premiando il consumatore con il miglioramento del suo tenore di vita, e così condizionandolo perché continui a competere con il suo prossimo in una gara che alla fine diverrà fatale, sono una tra le cause che minacciano di annientare l’umanità. L’americano medio ha subito uno schok tremendo ascoltando il discorso di Carter sull’energia. Non sono le penurie future, in senso materiale, ad allarmarlo perché il Presidente ha ribadito il predominio dell’economia e della potenza militare Usa, all’interno e nel mondo, ma il concetto timidamente introdotto che l’uomo deve valere per quello che è, non per quello che ha. E su quali fondamenti potrà durare allora la società capitalistica che al Moloch del denaro, del potere, della competizione, della devastazione dello spazio vitale naturale, dell’estinguersi dei sentimenti e della tradizione, dei mass-media, ha costruito la propria identità politica e culturale? Quale futuro senza una politica di austerità per cambiare la nostra vita?

domenica 27 novembre 2016

EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI VOLTERRA.

Oggi, con 18 amici del Gruppo Fotografico di Castelnuovo di Val di Cecina, sono andato a visitare il Museo e le strutture ancora esistenti dell'ex "manicomio" di Volterra. A suo tempo uno dei più grandi d'Italia con quasi 5000 ricoverati. Un vero e proprio grande centro abitato, autosufficiente o quasi, che tra ricoverati, infermieri ed altre unità lavorative,  annoverava oltre 8500 persone. E' stata una esperienza bellissima e sono stato contento di sapere che nella civilissima Toscana, anche il trattamento della "follia" o "del disagio mentale", oppure l'accoglienza di tantissimi "sani", ma vittime della miseria, è stato dignitoso, senza mai far ricorso a terapie violente, ma utilizzando l'unica capace di dare notevoli risultati di miglioramento o guarigione, "l'ergoterapia", cioè il LAVORO! in tutte le sue forme. Sia all'interno della grande struttura, fatta di grandi padiglioni salubri, alternati ad altrettanti e maggiori spazi a verde ed a bosco, e sia nelle "colonie", cioè la vasta rete poderale dove si allevavano bovini, tacchini e polli, maiali e si coltivavano orti. Anche l'arte aveva il suo spazio: disegno e poesia, musica e teatro, ma oggi quello che appare il reperto più emozionante è un graffito alto circa 2 metri e lungo 40 realizzato con il gancio della cintola dei pantaloni dal "matto" Nannetti. E' una storia, una riflessione sulla vita, un sogno...della quale restano adesso poche tracce perché essendo esterno è stato danneggiato dagli agenti atmosferici e dalle muffe, ma, soprattutto, dalla mano vandalica delle persone "sane". Per fortuna c'è chi ha provveduto a microfilmarlo e poi a tradurlo ed infine a farne un duplicato, che ha trovato il suo spazio in un Museo...di Losanna (Svizzera)!  Adesso, circa 4 metri sono esposti nel piccolo, ma interessante "museo" a Volterra. Parlando con una delle nostre guide mi è tornato a mente un giorno, o più giorni, dell'anno 1979 quando partecipai, come membro di una Commissione di esami scolastici, ad esaminare gruppi di "matti" addetti alle lavorazioni agricole nei poderi disseminati sulle pendici volterrane, per dargli il diploma della scuola elementare. Ci scrissi un breve articoletto su un periodico sindacale della CGIL che riproduco, a distanza di 37 anni! Ma non decrepito...
(1^parte)

lunedì 21 novembre 2016



POESIA

Il giorno 7 dicembre 2016, ore 15,30, presenterò  il mio ultimo libriccino di poesie “Notte che sgorghi e ti dilati”, in una seduta del Corso Annuale  di “lezioni” dell’Università della Terza Età di Pomarance.  Sono ormai 19 anni che partecipo  e mi sono fatto molti amici e amiche “anziani” di età (come lo sono anch’io!), ma giovani nella mente ed anche ottimisti! Mi trovo bene tra loro, e mi da’ piacere la gentilezza nei miei riguardi, che, tra l’altro, un “docente” non sono e perciò le mie “lezioni” sono più o meno storie di persone e fatti locali, alcuni anche  divertenti. Come si vede, a prescindere dal risultato al Referendum del 4 dicembre, nel quale VOTERO’ SI CONVINTO, la vita e gli impegni continuano…
Certo, parlare di un libro e più estesamente di poesia, non sarà una cosa tanto semplice. Già la definizione di poesia presenta problemi. In più in un libriccino di poesie non c’è una trama, né un ordine di lettura, perché possiamo rifarci dall’ultima pagina, come da quella del mezzo o dalla prima,  possiamo anche lasciare intonso il volumetto, per mesi od anni, per poi “riscoprirlo” e, magari, leggerlo avidamente e cavarci qualcosa che fa bene alla nostra anima! Chi lo sa? Non ultimo elemento critico c’è il fatto che chi l’ha scritto sia un modesto autore, e le sue opere circolino in un territorio ristretto, distribuite a mano,  per lo più in copie singole (salvo  tre o quattro “tifosi” che ne hanno prese  ben 10 copie!) Tuttavia il fatto che i miei 8 lavori letterari, le cui copertine si possono vedere nell’illustrazione qui allegata, siano tutti ESAURITI e che le loro tirature abbiano oscillato tra le 300 e le 800 copie, mi da’ molta gioia! Ieri ho incontrato uno  scrittore vero, storico e giallista e uomo di lettere e di cultura che mi ha detto di avere un amico critico letterario che organizza reading di poesie ecc. ecc. e quindi lui poteva presentarmi. Io mi sono schernito e lui, m’ha detto “Ma Carlo, non fare il modesto…”, ma a questo punto l’ho interrotto dicendogli “No, non hai capito, non sono modesto, sono immodesto…” “Credevo ti  interessasse…”  “Ti ringrazio ma io mi sento “oltre”, al di là…” “Oltre…?” “Si, vedi, è un po’ come se ai tempi del Leopradii lo avessero invitato ad un concorso di poesie o a un reading letterario a Montelupone!) “Dove? Ah! ho capito…ti faccio i miei auguri…”. Dunque affido un valore alto ai miei versi ed a loro affido la mia anima e memoria attraverso il tempo. Forse mi sbaglierò, forse…

I versi (Vittorio Sereni, 1965).
Lines.

A few still get written.
You’re thinking about them, meanwhile
telling lies to the anxious faces wishing you
all the best on New Year’s Eve.
A few get written just as negatives
Inside a black space of years
like paying offa naggins debt
that’s been due for years.
No, there’s no fuyn it in anymore.
You wrote (they’re laughing) for art, only art.
Not me, not that, that’s the last thing I wanted.
Each line is a load strugge off
to make space for the next. There are always
extra loads to take, and no single line
ever soffice

if you yourself can’t even remember it tomorrow. 
AVVENIMENTI LOCALI (III).

Ieri, domenica, ore 17, a Belforte nella Casa della memoria “L’Aquilante”, dopo un lungo periodo  di inattività,  incontro degli amici del PIL (Piccoli Incontri Letterari), la cui attività ha oltrepassato i 10 anni!

Eravamo soltanto in 5 e chi per una ragione, chi per l’altra non è venuto.  Al di là degli aspetti preoccupanti per la riduzione de “pilisti”, abbiamo fatto molte scoperte e molte risate!  Certo, il territorio del Comune di Radicondoli, con i suoi 932 abitanti, non può dar molto di più ed anche ieri sera, sui cinque, in tre  eravamo “esterni”. Per me, che vengo da più lontano di tutti, è bello anche il viaggio, parte del quale  adesso si svolge nella notte.  La solitudine che incombe in questo tratto di quasi 30 chilometri,  la luna, o la pioggia, o i temporali, le ombre dei  grandi boschi misteriosi, i fuggitivi animali selvatici che al mio passaggio spariscono rapidamente nella macchia: daini, lepri, cinghiali, ricci, volpi, ma non i lupi, come sembra che in branchi stiano ripopolando i boschi delle Colline Metallfere: certo, vederne qualcuno sarebbe bellissimo! Mentre ascolto le mie canzoni preferite, ho modo anche di “ripensare”alle cose dette e al clima amichevole che ho respirato. Mi fa bene all’anima e soffrirei  tantissimo se anche questa porta rimanesse chiusa. Grazie alla voglia ancora salda di Rosella e Daniela…ci rivedremo il 15 gennaio 2017! Auguri a tutti i pilisti di un Buon 2017, molto molto creativo!



AVVENIMENTI LOCALI (II).


Sabato 19 novembre ore 16,30 Teatro dei Coraggiosi a Pomarance. Incontro promosso dai Comitati per il SI di Pomarance e Castelnuovo di Val di Cecina in occasione del prossimo referendum del 4 dicembre in Italia sulla “Riforma Costituzionale”. Un incontro molto interessante per il valore dei relatori, in primis, ma non per ragioni affettive, ma per conoscenza profonda della materia costituzionale, non solo dell’Italia, di mia figlia Tania. E chi volesse più informazioni può aprire il suo curriculum. Gli interventi dei relatori sono stati integrati  da tre interventi del pubblico, molto pertinenti e che sono stati approfonditi esaurientemente da Tania. Mi ha dato molta gioia ritrovare e salutare  alcuni amicissimi, coi quali ho condiviso anni di impegno politico e sindacale, amici che hanno arricchito la mia vita e che non dimentico mai: Giovanni Balatri “Nasetta”;  Angiolino Rossi “Scalabrino”; Loriano Fidanzi; Graziano Pacini; Lido Costagli;  Marcello Cerri; Carlo Becorpi…il Fedeli  “Cacchio”, Maurizio Maggi, ed anche il Sindaco Loris Martignoni, che tanto bene opera in quel comune e altri che ora mi sfuggono. Buona la partecipazione di più di sessanta persone, molto attente e partecipi. Che sia di buon auspicio? Non lo so, non vorrei essere ingannato dal vivere in Toscana, in questa regione  conosciuta e amata in TUTTO IL MONDO, civilissima e non dimentica del suo inimitabile passato di arte, letteratura, scienza, Fede e  umanità.  Nutro però speranza  che il SI prevalga, non perché contenga la VERITA’STORICA del divenire, in questo caso di una Nazione,  che solo a Dio appartiene, ma per nutrire l’attesa di un nuovo ciclo virtuoso, proprio nel rispetto dei fondamenti intoccabili della nostra Costituzione, che non sono assolutamente sfiorati dalle necessarie manutenzioni da apportare alla parte seconda. Infine, anche se sono vecchio, quindi più immerso nel passato che nel futuro che tante volte mi spaventa, è al “sonno della ragione” che mi oppongo, perché con le parole di Goya non vorrei che, questo sonno e ripiegamento  negativi, generassero MOSTRI.




AVVENIMENTI LOCALI (I).

Tra sabato  e domenica (19 e 20 novembre 2106) ho partecipato a tre “avvenimenti locali” degni di nota. Il primo, sabato mattina a Castelnuovo di Val di Cecina, riunione straordinaria del Consiglio Comunale per il conferimento agli 83 minatori di Niccioleta (Massa Marittima) della CITTADINANZA ONORARIA. Riconoscimento tardivo, ma sempre importante per conservare alla storia il ricordo del drammatico eccidio compiuto dalle SS naziste e dalle “camicie nere” italiane della RSI di Mussolini, fra il 13 ed il 14 giugno 1944.

Ai primi 6 minatori uccisi la sera del 13 a Niccioleta, si aggiunsero oltre 150 minatori imprigionati e trasportati  nella notte, per un gran tratto dei 25 Km. a piedi e poi,  negli ultimi sei-sette km., a mezzo camion, nel salone del cinema  “Tirreno” di Castelnuovo. Il giorno seguente, dopo una spietata selezione, alla quale contribuirono anche fascisti di Niccioleta,  i minatori furono suddivisi in tre gruppi: il primo, di 77 per essere uccisi; il secondo di 21 per essere deportati nei Lager della Germania e il terzo, di una cinquantina, i più anziani, da rimandare a Niccioleta come esempio ed ammonimento a non molestare le armate tedesche in ritirata.  La sera del 14 giugno i 77 minatori furono mitragliati e assassinati con una pallottola nella testa nei pressi della Centrale elettrica di Castelnuovo, in un vallino profondo ribollente dei vapori geotermici. Si tratta, nell’ambito della “guerra ai civili” programmata da Hitler, del più grande eccidio di lavoratori in Italia. Nonostante ciò la memoria della strage è rimasta per decenni confinata alla memoria locale, fino ad un risveglio, negli anni più recenti, grazie a studiosi dell’Università di Pisa ed alla nostra cara professoressa Katia Taddei, che ha speso ogni energia  per oltre due decenni a ricostruire in ogni dettaglio la genesi e lo svolgimento della strage. Si deve anche aggiungere che l’eccidio poteva avere dimensioni anche maggiori, se non fossero fuggiti altri cinquanta prigionieri della Niccioleta e tre dal Mastio di Volterra. Tuttavia ai 77 minatori si devono sommare i quattro partigiani della “piccola banda di Ariano” fucilati a mezzogiorno del 14 giugno poco discosto dal luogo dell’uccisione dei minatori, dagli stessi assassini.  La cerimonia è stata semplice e solenne allo stesso tempo e momenti di vera commozione si sono avuti quando il Sindaco Alberto Ferrini a letto la lista interminabile di nomi e cognomi delle settantasette vittime. Ho visto molti parenti e familiari, venuti da Massa Marittima ed altri paesi del grossetano, piangere. Il Sindaco ha preannunciato che nel prossimo futuro anche agli altri 10 partigiani fucilati sul suolo della Comunità di Castelnuovo, sarà concessa la Cittadinanza Onoraria. Presenti molte rappresentanze dei Comuni vicini, Monterotondo Marittimo e Pomarance, oltre che, naturalmente a quella di Massa Marittima, città medaglia d’argento della Resistenza, con la presenza e l’intervento del suo Sindaco, Marcello Giuntini.  Hanno preso la parola, il presidente dell’ANPI di Pisa e quello di Massa Marittima. Tra le bandiere dell’ANPI, spiccavano i ragazzi della II e III media di Castelnuovo con i loro insegnanti. Una lapide è stata apposta al muro esterno dell’ex cinema, il luogo dove furono rinchiusi, fino alla sera del 14  giugno i minatori.  In un dibattito successivo alla Cerimonia Ufficiale, Katia ha intervistato gli unici due minatori, allora appena ventenni, deportati in Germania: Fabio Scali e Mario Fatarella, dei tre ancora viventi. Mancava Fabio Terrosi, impossibilitato a partecipare. Sono stati momenti emozionanti ascoltare dalla viva voce il ricordo di quelle ore drammatiche, insieme al calvario personale che li vide inviati ai lavori forzati nel Reich tedesco fino alla fine della guerra mondiale. Come sappiamo il popolo di Castelnuovo, sfidando l’orrore, la paura e la presenza dei tedeschi in ritirata, si riversò intorno al “vallino della morte”, ricomponendo i cadaveri sfigurati dal calore geotermico, trasportandoli per il riconoscimento sul mattonato antistante le cappelle del cimitero prima di dargli sepoltura all’esterno, dietro l’abside della cappella, in attesa dell’esumazione e del trasporto, chi ai luoghi di nascita e molti al cimitero di Massa Marittima. Né si devono dimenticare coloro che accudirono per anni i luoghi “”sacri” dove il delitto fu consumato, il luogo dove fu eretto un cippo marmoreo, e il “vallino della morte”.  Questi uomini erano operai delle sonde di Larderello, coordinati dal partigiano combattente, già operaio alle miniere di Niccioleta, Mauro Tanzini, e i loro nomi sono Renzo Groppi, Astenio Di Sacco, Angiolino Rossi, Niccolo Marconcini.  L’unico neo di questo giorno memorabile, in parte causato dal brutto tempo, è stata la scarsissima presenza di “castelnuovini”! Un vero peccato.  

venerdì 18 novembre 2016






Grillo notturno nello spazio immenso

Il grillo notturno che canta sulla proda del campo
nascosto tra l’erba che freme alla guazza d’autunno
con voce gioiosa e pura oltre lo spazio e il tempo
- là dove io solo mi fermo ad ascoltare
stupito del cielo così chiaro e immenso -
di dolcezza mi riempie il cuore.

Solitario io penso a come poco dura
il nostro andare tra gli uomini, come felicità
sia avara, inganno dolore angoscia pianto
solitudine e paura ci sian compagni
nella stagione più estrema della vita.

Anche il mio canto appassionato e antico
forse qualcuno ascolterà in segreto
lungo le gole dove muore il vento.


lunedì 14 novembre 2016





Dichiarazione di Otto alla luna…

Luna, che fai tu luna in ciel, dimmi
che fai silenziosa luna?
Io sono un vecchio cane,
ormai poco ho da vivere,
ma pure godo del tuo debole raggio
che par quietare gli orti
e dei pollai i sentieri, i margini del bosco
ed i fossati col canto delle rane,

che par portar pace anche
nel duro cuore degli uomini
ed accarezza i pensieri del mio amico,
che più d’ogni altra cosa  amo.

Al tuo lucore, già cieco e sordo, pur’io
mi perdo alla debole traccia di un profumo
soave che mi sconvolge l’anima
e guaisco e tento liberarmi dalla mano
di Carlo che mi tiene e mi guida
lontan d’ogni pericolo.

E anch’io lo guido con pazienza amorosa
al luogo, ahimè da tempo deserto,
d’una presenza dolcissima, dove insieme
sostammo, nella tarda sera ottobrina,
 a rimirar quel bianco innocente sorriso
e degli occhi neri il fiero sguardo
aperto sul futuro.

E a te, silenziosa luna, che su di noi, anime
erranti, spandi il tuo lume amico,

alziamo il  guardo e l’abbaiar dolente.

domenica 13 novembre 2016



Geotermia, Larderello, opere e progetti. 

Da ieri si vedono, proprio di fronte alla mia finestra, le creste montuose del Pratomagno innevate, e, più a nord, le cime dell’Alpe S. Benedetto dove la neve è caduta anche a quote più basse del Monte Falco con i suoi 1657 metri di altezza. Qui, sul terrazzo il termometro segna + 11°C. e non c’è vento. Mi riposo una mezz’ora da una laboriosa ricerca che ho avviato circa due anni fa, riguardante la stesura di un “Dizionario” sui personaggi, la storia, gli scritti che hanno visto come protagonisti principali i De Larderel, essenzialmente per il periodo 1814-1925. E ciò mi impone una più approfondita rilettura del materiale che mi servì da base per la stesura dei miei due lavori sul tema, pubblicati nel 2006 e nel 2007: Larderello, geotermia: dagli Etruschi al 2004, in Rassegna Volterrana, pp. 167-214, a. LXXXIII, pp. 47, Volterra, Ed. Accademia dei Sepolti, pag.47, 2006 e In questi fummacchi risiede un grandissimo tesoro…Dalla scoperta dell’acido borico nei lagoni toscani, alle soglie del terzo millennio. Cronologia 1702-2004, in Rassegna Volterrana, a. LXXXIV, pp. 81-156, Volterra, Ed. Accademia dei Sepolti, pp. 75, 2007 e la consultazione di molti lavori usciti in questi ultimi dieci anni, compresi i miei sparsi appunti e il materiale, molto copioso e di provenienza straniera, inerente una vicenda romantica di un discendente il conte Francesco De Larderel. Spero di ultimare la ricerca e la scrittura del testo entro il 2017, cioè in prossimità del 200° anniversario della posa della prima pietra della Fabbrica dell’acido borico sui “lagoni di Montecerboli”, là dove sorge l’attuale villaggio di Larderello con i relativi impianti industriali, sia chimici che elettrici. Naturalmente il mio sarà un approccio dilettantistico alla materia scientifica e industriale e riguarderà soprattutto elementi biografici, psicologici, sentimentali e parentali dei principali protagonisti. Sul periodo moderno e contemporaneo ricordo che ho pubblicato il volume: Fabbrica amica. Sindacato e lotta politica a Larderello (1944-1956), Ed. Migliorini, Volterra, 1998, mentre è ancora inedito il volume: Passioni, speranze, illusioni, storia sindacale a Larderello, 1962-1985, volume terzo di una trilogia che andava dalla statalizzazione della Società Larderello SpA, praticamente dal 1939, alla nazionalizzazione della medesima nel giugno 1963, proiettandosi fino all’anno 1985, cioè alla soglia del grande “rinnovamento”. Il secondo volume, quello che dovrebbe affrontare gli anni della “nazionalizzazione” e della divisione in due settori, chimico ed elettrico della Larderello SpA, impossibilitato io poterlo affrontare, spero che prima o poi esca come tesi di laurea in una delle Università toscane.

mercoledì 2 novembre 2016

Marie Bashkirtseff, il diario, l'arte. Durante la ricerca sull'Ottocento (1859-1900) a Castelnuovo di Val di Cecina, ultimata nel 1999 e inedita, parlando diffusamente delle vicende dei De Larderel, così intimamente legate a quelle della mia Comunità, mi sono imbattuto in un breve brano riguardante un rampollo del ramo di Enrico de Larderel, Alessandro, morto giovanissimo senza praticamente lasciar tracce importanti di se, e scomparso dalle biografie dei De Larderel e dei Ginori Conti, sia dalle classiche (Nasini, Pescetti) sia dalle moderne (Fedi, Spinelli, Viviani M.B.R...). Accanto al nome di Alessandro ho trovato un riferimento a Maria, un'artista parigina di origini ucraine. Mi piacciono molto le storie romantiche ed anche le biografie delle donne, delle quali ho scritto qualcosa su Dina Ferri, Giacinta Marescotti, Marie Durand, Norma Parenti, Teresa Ghini...perciò ho cercato Marie. Anzi, sono stato trovato da una studiosa francese, la quale m'ha preso per mano con sapienza, introducendomi nel favoloso mondo di Maria Bashkirtseff! Così ne sono stato contagiato e la mia ricerca è diventata una vera e propria ossessione. Ho appena iniziati, posso dire, ma emozione e piacere mi accompagnano. Grazie a chi mi porterà un aiuto.

Marie Bashkirtseff - Film Documentaire: "Rester dans la Vie"