sabato 29 giugno 2013



29 giugno 1944, LIBERAZIONE DI CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA (PI).  SS. PIETRO E PAOLO.

Sarà stato un giorno caldo e luminoso e, a quanto mi ha raccontato il mio babbo, nei campi il grano era maturo e le spighe alte. Il cannoneggiamento degli americani era cessato da parecchie ore e ormai i soldati tedeschi erano tutti sul fronte del fiume Cecina, sotto Volterra. Tuttavia gli “sfollati” dal paese, anche per evitare le cannonate, le mitragliate e le bombe sganciate dagli aerei, nonché sfuggire a episodi di violenza da parte di qualche soldato tedesco isolato, non erano ancora rientrati a Castelnuovo dai rifugi nei fossi e nelle grotte dei dintorni. Era anche un giorno festivo, una grande festa religiosa per gli Apostoli Pietro e Paolo, purtroppo senza scampanio perché il prete era rimasto gravemente ferito (una suora fu uccisa) da una cannonata americana. Sulla strada rotabile in direzione di Massa Marittima, molti ponticelli erano stati distrutti dalle mine tedesche e il traffico dei grandi mezzi corazzati procedeva a rilento da strade secondarie, sulle dorsali delle colline. Tuttavia, nei pressi del Ponte della Stregaia, camminavano svelte due paesane che si erano avventurate a piedi per raggiungere la Fattoria di Bruciano per procurarsi qualche alimento. Una si chiamava Telene Antonelli e la compagna Nastasia Calzolari. Proprio lì sopraggiunse una jeep americana con la grande stella bianca e si fermò all’altezza delle donne. Uno dei soldati, in uno stentato italiano, chiese loro se il paese fosse lontano e se ci fossero ancora dei soldati tedeschi. Telene disse che ormai da giorni non c’erano più soldati tedeschi e la strada era sicura. Il soldato allora le domandò se conoscevano il signor Pietro di Lucino, che era un suo parente. Telene rispose che lo conosceva bene e che anche la famiglia di suo marito i Francini (Franks) vivevano in America. Il tenente allora esclamò: “Io sono il cognato di Ugo Francini, Ugo Franks di Masontown!”I soldati fecero salire le donne sulla jeep giungendo in paese tra lo stupore e l’entusiasmo della popolazione. Intanto un gruppetto di giovani, tra cui mio padre, si mosse per andare incontro agli esploratori americani innalzando la bandiera italiana dalla quale avevano strappato l’insegna sabauda e la bandiera bianca. L’incontro con gli americani avvenne tra le spighe mature del grano dei campi del Podere La Fontaccia. Anche a causa della grande emigrazione da Castelnuovo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, verso gli Stati Uniti d’America, molti italo-americani combattevano nelle armate alleate perciò l’accoglienza ai liberatori fu spontanea e calorosa. Tutto filò alla perfezione. E gli americani trovarono già un embrione di democrazia, tanto che il Maggiore responsabile del settore per il Governo Militare Alleato, appena cinque giorni dopo, fu in grado di insediare il Sindaco e la Giunta Comunale.
I soldati americani appartenevano al Complesso Tattico B della Prima Divisione Corazzata, 34 Divisione di Fanteria del Generale Harmon, della 5 Armata USA del Generale Clark.

Forse sarebbe il momento di dedicare una via o una piazza o un monumento ai soldati americani liberatori!

mercoledì 26 giugno 2013









26 giugno 1944
Castelnuovo di Val di Cecina (PI)
località “Podere La Valle
500 metri a nord del paese.
I soldati tedeschi, ormai in ritirata,
sconfitti e frustrati, uccidono
barbaramente 4 partigiani del vicino
villaggio di Gerfalco (GR)
componenti della “Guardia Armata”
catturati in un rastrellamento.
Li conducono a Castelnuovo  dove
pochi giorni prima erano stati fucilati
77 minatori e 4 partigiani
dai famigerati componenti italo-tedeschi
del III Bataillonen Italien
specializzato nella “guerra terroristica
contro i civili”.
La Comunità di Castelnuovo non

s’è mai dimenticata di loro! 

domenica 23 giugno 2013

Vado la lepre: sera del 22 giugno 2013.






Vado la lepre

Oggi ho terminato di comporre l'Antologia de Il Canzoniere, scegliendo 160 poesie delle oltre 800 che lo compongono. Scelta molto ardua e problematica in quanto, scorrendole di nuovo tutte, mi sono reso conto che  sarei dovuto arrivare almeno a 280-300. Tuttavia le dimensioni mi consigliano la scelta fatta, che potrebbe portare addirittura ad escludere dall'Antologia altre 30-40 poesie. E' stato come ripercorrere quasi sessant'anni della mia vita, memoria ancora viva, dalla quale, m'è risultato doloroso eliminare "le scorie" ad essa funzionali. A tarda sera son salito in uno dei luoghi a me più cari. Il monte che ad ovest sale dolcemente, un tempo pascoli e brughiera, dove ho vissuto alcuni anni bambino con madre e sorellina, quando i genitori si separarono. Ci vado spesso lassù, per una comoda strada rotabile, senza sbocco. Si vedono il mare, l'Isola d'Elba, le montagne degli Appennini dalle Alpi Apuane, al Cimone al Fumaiolo e più raramente, nelle giornate limpide e freddissime d'inverno, anche il Terminillo! Anche adesso qualche pastore vi pascola le pecore. E' un luogo di caccia, sia per il "passo" dei migratori, sia alla lepre ed anche al cinghiale. Vi ho seppellito la mia gatta "Cirilla" e ogni tanto vado a mettere una pietruzza sulla sua tomba che ormai si amalgama alla perfezione con l'ambiente naturale. Proprio sulla sommità vi fu costruito un Centro di Telecomando ad onde radio per collegare la Sardegna, poichè avendo posato i cavi sottomarini che trasportavano la corrente continua dall'Isola ad  una sottostazione elettrica nell'area di Larderello, per poi trasformarla in corrente alternata, occorreva il controllo istantaneo del sistema. Adesso questo Centro non è più in funzione e le imponenti parabole che caratterizzavano il territorio sono state quasi del tutto smantellate. I ricordi affluiscono ancora incessanti. E le emozioni che più di trent'anni fa provai a descrivere in una poesia non sono morte. Le ripropongo adesso:

Vado la Lepre

Solo la notte e il vento
che inesausto l’abbraccia
nel grande concerto dei grilli;
come il vento la memoria si scioglie
e l’anima trema: luna, volpe, bacca,
bruma, stella, respiro, isola, capanna
e amori, sogni, errori, certezze,
carezze di sere antiche
tra donne languide e amiche…
Chi sono? e perché quale dove?
Ahi! prove sempre più ardue
                                   e nuove,
nella mia vita,
come siepi di pruni disseccati
sulle pasture di tenero smeraldo!


sabato 22 giugno 2013


Norma Parenti, Cimitero di Massa Marittima (GR).





NORMA PARENTI

23 giugno 1944, poco prima della mezzanotte,
nell’imminenza della Liberazione di Massa Marittima (GR),
dopo essere stata brutalmente torturata da soldati
tedeschi e criminali della Repubblica Sociale Italiana,
viene uccisa la giovane partigiana NORMA PARENTI,
(Monterotondo Marittimo (GR) 1/6/1921,   - Massa Marittima, 23/6/1944)
Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria. Fulgido esempio

di carità cristiana, di eroismo, di amor di Patria e di libertà.

martedì 18 giugno 2013

I grandi amici

Questa è Trudi, la bernese lenta...



e questo è Carlo, ossia il suo sosia arabo (non vi meravigliate, il mondo è piccolo!)






Lezione sul possesso.

M’inchino a un ramo
di rose nel primo mattino,
non lo farei ad un Re!
Seguo della tortora il volo
sullo svettante cipresso
e mi soffermo a mangiar
ciliegie piccole ed amare
sulla proda di via giusti,
c’è un solo bambino
nella strada, lo conosco,
timido s’avvicina:
<Chi è il padrone del ciliegio?>
<Tutti e nessuno> gli rispondo!
<Anche mio?> <Si,
anche tuo, perché il seme
lo portò il vento,
la pioggia, il sole e
il raspaticcio dei merli
l’hanno fatto crescere
così alto e snello!
Soltanto mi raccomando,
non rompere i suoi rami,
sii gentile con picciòli e
foglie, proteggi i nidi
che sugli alti rami
ci regalano il canto>.
Lui assaggia i frutti e dice
<Sono un po’ aspri!>
<Si, vedi, devono diventar
neri, ma t’assicuro che
ci verrà ben la marmellata,
tra qualche giorno.
Se ritorni, insieme
li coglieremo, faremo
a metà!>
Lui ci stà, e se ne va contento

di questa inaspettata “proprietà”!.

domenica 16 giugno 2013




Dal mio terrazzo, mattino...

Ieri sera in pizzeria a Volterra con carissimi amici, fatto tardi, molte risate e risveglio precoce, estate piena e luce intensa. Voglia di fare. Fotografia della vista dalla piccola terrazza della mia camera, domina il verde. Il cipresso è rassicurante e polifonico. Una corsa a Follonica e  pranzo con i nipotini e genitori al Caseificio San Martino a Monterotondo Marittimo. Infine a casa tentando di ripristinare facebook, adesso che ho gmail. I miei 8 amici e amiche spero di rivederli presto! Funziona il blog e ne approfitto per dichiarare solennemente che oggi ho ultimato il completamento del file IL CANZONIERE, Tutte le poesie dal 1952 al 2013! 975 pagine, comprese le note, la cronologia, la bibliografia, la prefazione dell'autore e la postfazione! Un lavoro serio  per un'opera immateriale come una raccolta di poesie, la maggior parte delle quali non vedrà né il fuoco purificatore, nè la luce dell'eternità! Resterà in una scatola buia. Potrei cavarne alcune antologie a tema: ad esempio, i luoghi, gli amori, le lotte, la fabbrica, la Resistenza,...ma avrei bisogno di qualcuno capace di aiutarmi. Per adesso non so chi. Occorre pazienza, come ammoniva Rilke. Gli darò retta.
Buona giornata a tutti. 

giovedì 13 giugno 2013









14 giugno 1944

Giorno della memoria dei 77 minatori di Niccioleta uccisi a Castelnuovo di Val di Cecina (PI); dei 6 uccisi la sera innanzi al Villaggio minerario di Niccioleta (Massa Marittima, GR) e dei 4 partigiani combattenti della “Piccola Banda di Ariano”, uccisi a Castelnuovo di Val di Cecina, poche ore prima dell’immane eccidio.

Niccioleta, per me, nato prima della seconda guerra mondiale a Castelnuovo di Val di Cecina, evoca giorni tragici, morte, vicende dolorose di vedove ed orfani, di genitori vecchi e soli, di supersiti alla deportazione tormentati dai ricordi, di superstiti esclusi dalla “conta della morte”, carichi di interrogativi: perché lui si ed io no?

Per lunghi anni il piccolo testo commemorativo di Emilio Zannerini è stato il mio unico riferimento sull’eccidio, insieme, naturalmente, al monumento eretto a Castelnuovo ed al sacrario sul luogo delle uccisioni, del quale, coordinati dal partigiano, ex minatore di Niccioleta, appartenente alla III Brigata Garibaldi, Banda Camicia Rossa, Mauro Tanzini, un gruppetto di volontari, tra cui Angiolino Rossi, Astenio Di Sacco, Niccolo Marconcini e mio padre, Renzo Groppi, sono stati per decenni i curatori.

Ma anche in casa se ne parlava poco. Era, sembrava, un massacro assurdo, alla vigilia della Liberazione (avvenuta il 24 giugno dello stesso anno), senza che nessuno avesse fatto qualcosa d’importante per evitarlo. La passività dei minatori, praticamente vittime sacrificali, l’assenza di una resistenza nella popolazione, la mancanza di interventi armati dei partigiani della due grandi Brigate operanti nell’area, la XXIII e la III Garibaldi…niente mine sotto i ponti, mitragliamenti alleati, non riuscivo a spiegarmelo.

Ed anche dopo, salvo la commemorazione il 14 giugno di ogni anno, la gente cercò di dimenticare tutto, in fretta. In fondo, del mio paese, non era morto nessuno quel giorno.

Stessa sorte per i quattro partigiani uccisi a Castelnuovo il 14 giugno 1944 a poche centinaia di metri di distanza dal luogo dove furono uccisi i 77 minatori:  per anni non abbiamo saputo chi fossero, e sulla loro tomba c’era scritto “Partigiano Ignoto”. Ancora oggi, sul luogo dell’uccisione c’è il cippo originario (accanto ad un totem moderno che rivela i loro nomi e azioni) che dice: “A mezzo giorno del 14 giugno 1944 la polizia nazifascista fucilava qui tre ignoti partigiani” (il quarto, il marchese Spinola, fu ucciso dal tenente Block nella cella di sicurezza della Caserma dei Reali Carabinieri del paese). Erano i componenti della “Piccola Banda di Ariano” al comando del marchese Gianluca Spinola, catturati dopo un sanguinoso scontro con un reparto corazzato di tedeschi nei pressi di Castel San Gimignano, trasferiti al Mastio di Volterra, e portati a Castelnuovo per essere fucilati.

La tenacia dei familiari dei minatori uccisi è stata sorprendente, ed anno dopo anno, prima la madri e le vedove coi figli, i padri, i fratelli e sorelle, poi i nipoti, ogni 14 giugno son venuti sul luogo dell’eccidio e al monumento commemorativo, accompagnati dai gonfaloni dei comuni di provenienza, da quelli di Pomarance, di Massa Marittima e di Castelnuovo, da quelli dell’ANPI e dei partiti politici antifascisti, tenendo accesa la fiammella della memoria. Una memoria senza odio, una memoria che fin dal giorno seguente l’uccisione s’è indirizzata solo a chiedere giustizia e a domandarsi: perché?

Una giustizia che praticamente non c’è stata, e non ci sarà mai più. Una domanda alla quale è stato parzialmente risposto grazie a recenti approfonditi studi di storici di livello nazionale e locale, tra i quali quelli della mia amica carissima Katia Taddei che ha saputo ridar voce non solo ai familiari dei minatori uccisi, ma a chi per decenni è vissuto nell’ombra, dovendo sostenere il peso immane della tragedia. Tuttavia molte altre ombre restano insondabili e la strage è stata praticamente confinata in una memoria locale, nonostante le dimensioni e il valore etico che essa trasmette: l’amore per il lavoro, quello durissimo del minatore, quello che permea il PRIMO ARTICOLO della Costituzione della nostra Repubblica! Come aveva ben compreso padre Ernesto Balducci, il lucido e sconsolato cantore dell’eroismo di quei minatori (molti erano suoi compagni di scuola),  le Alte Cariche dello Stato avevano sempre tradito quel sacrifico, si erano (e lo sono ancora) disinteressate di quel sangue che resta a fondamento di quell’Articolo 1, e mai hanno trovato UNA MEZZA GIORNATA (a spese dei cittadini) PER VENIRE QUASSU’ A CASTELNUOVO a rendergli il doveroso omaggio…

Personalmente sono sempre andato al Cippo ed al Vallino della morte, quasi che ci fosse un potente magnete che mi attirava. Infatti il monumento parla a chi sa ascoltarlo: Loca significo nomina declaro viventium futurorumque pietati sacrata hos digne colito quos hostis seve necavit, c’è scritto nel fregio, cioè:

Io indico il luogo
e rendo noti i nomi
consacrati alla pietà dei viventi
e dei posteri
Tu onora degnamente costoro
che il nemico crudelmente uccise


Io indico, Tu onora degnamente…questo ci dice il monumento! Onorare degnamente, rito antico che ci ha trasmesso nella storia e nel mito le pagine indelebili dei più alti valori dell’Umanità, validi per ogni luogo, all’infinito, facendo da motore propulsivo ad una memoria non mummificata, ma creativa verso le nuove generazioni. 

sabato 1 giugno 2013



La dolce dedica

                      A Red 
Non smetterò di ringraziare il cielo,
per aver portato il tuo canto
dov’io potessi percepirne la voce,
e non ti ringrazierò mai abbastanza,
perché donandomi la gioia di ascoltarti

mi hai insegnato a sentire.