mercoledì 7 novembre 2012


E' morto il professore e poeta FRANCO BELLI!

  
E’ morto questa notte a Siena il professor Franco Belli figura storica dell’Universita’ di Siena dove era stato preside della facolta’ di economia dal 1999 al 2005 e docente nella stessa facoltà dal 1976. Tra le sue passioni quella per la scrittura tanto che amava definirsi “poeta a tempo ritrovato”. Belli era nato a Siena nel 1942 ed era malato da tempo. Le esequie si terranno domani mattina alle 10.30 a Traversa, al cimitero militare germanico al Passo della Futa. Per tutta la giornata di oggi sarà allestita la camera ardente al Policlinico Santa Maria Alle Scotte di Siena. Alle 19 il feretro sarà esposto nella Cappella Universitaria di San Vigilio dove resterà fino alle prime ore di domani mattina.

Il ricordo del rettore Riccaboni «E' una perdita gravissima per l'ateneo e per tutta la città» commenta così Angelo Riccaboni, rettore dell'Università di Siena la scomparsa del professor Belli. «Franco era un docente e un amico, un uomo di cultura poliedrico e un intellettuale a 360 gradi. In questo momento siamo molto colpiti dalla notizia della sua scomparsa che lascia un vuoto incolmabile anche in quel dibattito civile e sociale al quale ha contribuito fortemente in questa città. Lo ricordo anche per la capacità di instaurare un rapporto diretto e sincero con tutti i suoi studenti che a lui hanno sempre dimostrato forte attaccamento. Siamo vicini alla famiglia in questo momento di grande dolore».

Il ricordo dell'editore Luca Betti «Caro Franco, ho appena preparato i libri per l'annuale Salone senese quando vengo raggiunto dalla triste notizia della tua scomparsa. Ho seguito da lontano e in punta di piedi la tua situazione al rientro dal tuo "buen retiro" estivo dove avevi portato in scena anche la Bibeide che avevamo terminato nella sua seconda edizione a fine luglio. E tra i libri preparati spicca, appunto, la tua Bibeide. Conservo a apprezzo nel ricordo il tuo anticonformismo. Mi stupii quando mi mostrasti il tuo Pinocchio in versi, e mi dicesti della tua passione per la poesia, proprio tu, un docente di economia! Un'antitesi all'apparenza. Un perfetto dualismo, quasi un Giano bifronte, invece grazie alla tua sensibilità accompagnata da una schiettezza che ti portava  -giustamente - a essere anche caustico e critico. La terra ti sia lieve, Franco. e concludo con le tue parole, che dedicasti a un amico: "Prega per me, per noi, mio capitano, che oggi sei a discorrere coi santi, lassù-lassù-lassù, fuori di mano».

Il ricordo del giornalista Lello Ginanneschi «Un bercio sulle scale della facoltà di economia..."Lello, vieni subito nel mio ufficio". Dopo qualche minuto ero da lui: "Gli studenti bighelloni come te fanno perdere dignità alla facoltà ed alla categoria degli studenti. Ti manca un esame, vai a STUDIARE, smetti di perdere tempo. Fallo subito, nel frattempo finisci la tesi". Dopo due mesi ero laureato. Questo uno dei mille ricordi che ho con Franco Belli, uomo di economia, una persona veramente per bene. Siena e il mondo universitario perdono moltissimo. Ciao Franco!»

Il ricordo della giornalista Susanna Guarino «Eri appena andato in pensione, un po' dispiaciuto ma anche entusiasta di avere tanto tempo a disposizione per le tue passioni. Tutto questo è ingiusto»

Il ricordo di Zatarra il Pirata «Stanotte hai lasciato questo mondo in punta di piedi, senza far pesare il tuo male su niente e nessuno, dimostrando una volta di più semmai ce ne fosse bisogno il grande Uomo che sei stato Franco...divertiti ovunque tu sia, e sappi che da adesso ciò di cui parlavamo da mesi farò di tutto perché diventi realtà, ti renderò onore per quel minimo che mi è possibile...ti saluto come ci salutavamo sempre: Zatarra :bella Barbanera .Franco :OK, Capitan Uncino».

Il ricordo del sindaco di Monteriggioni Bruno Valentini «Esame col professore Franco Belli: “Bravo Valentini, hai studiato e ti dò trenta, ma la lode no perché hai ripetuto i miei appunti a memoria. Anche se quelle note le ho scritte io di pugno, volevo più ragionamento”. Ciao ho imparato molto, sia come uomo e sia per tutto quello che ho capito sul diritto pubblico applicato all’economia ed alle banche Franco, da te»

Il cordoglio del presidente della Provincia di Siena «La scomparsa di Franco Belli - afferma Simone Bezzini - lascia un grande vuoto, sotto l'aspetto umano, professionale e accademico. La sua figura si è intrecciata per molti anni con la vita sociale e culturale della città di Siena, portando un contributo importante anche alla crescita e allo sviluppo del territorio. Alla famiglia rinnovo le più sincere condoglianze a nome mio e di tutta la Provincia di Siena».

Il ricordo di Giuseppe Morrone, studente modenese «Me lo ricordo. Durante i miei anni senesi, la sua inventiva ha riempito tante assemblee e occupazioni. Ci insegnava che l'economia non è una materia fredda e astratta, che senza i saperi umanistici le società deperiscono e muoiono. Siena perde un intellettuale e un grande uomo, distante anni luce dai formalismi dell'Accademia. Franco Belli insegnava a tutti e tutte, nella sua Facoltà o nei giardini e nei corridoi delle altre Facoltà».

Il cordoglio del sindacato «La CGIL e la FLC CGIL di Siena partecipano con commozione al lutto della famiglia del professor Franco Belli e a quello della comunità accademica senese, ricordando le sue grandi qualità professionali e l’intensa azione per la democrazia ed il rinnovamento dell’Università degli Studi di Siena; di raro spessore la sua sensibilità sociale».

Il saluto dell’Orto de’ Pecci «Un saluto con nostalgia a Franco Belli, che tanto ha condiviso dell'esperienza de La Proposta, con il circolo culturale La Pergola e condividendo sempre la nostra missione e le nostre iniziative».

Il ricordo del professor Giulio Ghellini, attuale preside della facoltà di Economia «In facoltà, dove ha svolto una lunga ed eclettica carriera il suo ricordo è impresso nella memoria di tutti i colleghi e soprattutto dei numerosissimi studenti con cui riusciva ad avere un rapporto straordinario. Tutti abbiamo in mente le file interminabili davanti alla sua porta nelle giornate di ricevimento: gli studenti con cui lavorava si rivolgevano volentieri a lui per raccoglierne i consigli e i geniali suggerimenti. Personalmente – ha proseguito Ghellini - al mio arrivo a Siena, ho trovato da parte sua un’accoglienza straordinaria, e il tempo ha fatto sì che la collaborazione e lo scambio diventassero molto stretti. Mi piace ricordare Franco anche nella dimensione di scrittore e attore, che aveva affiancato alla sua frenetica attività scientifica e didattica. Negli ultimi anni, con intelligenza, ragionamento e completa partecipazione, ha messo in scena tanti spettacoli affascinanti, alcuni dei quali presso il cimitero tedesco del Passo della Futa, che lui stesso ha voluto come luogo per l’ultimo saluto»

Il ricordo di Susanna Cenni «La notizia della scomparsa di Franco Belli mi lascia attonita e addolorata. La sua capacità di analisi, la sua competenza e anche la sua ironia lo hanno reso ai miei occhi, da anni, un uomo attento e un interlocutore interessante sulle grandi questioni economiche del nostro territorio, sui mutamenti in atto e sulle vicende di "casa nostra". Ricordo con grande affetto i suoi commenti e le vignette che amava disegnare come dedica su alcuni libri che conservo gelosamente. Alla famiglia vanno le mie più sincere condoglianze. Ci mancherà tantissimo la sua sincerità, il suo pensiero e la sua lettura del mondo».

Il ricordo di Karl <Sapevo che era ammalato e che presto sarebbe morto. Ho raccolto notizie da amici e familiari, pensando spesso a Franco e a come riusciva a “spaventare” la morte con la sua ironia, facendo coraggio ai vivi. Ci eravamo conosciuti al di fuori dell’Università, in una sede Istituzionale  per parlare di Fondazioni bancarie, allora ai primi vagiti, ed alle cose che ci accomunavano, l’amore per la letteratura e la poesia. I miei “proverbi licenziosi” avevano avuto il suo apprezzamento e ne sono fiero. L’ultima volta che l’ho incontrato è stato nella libreria Ancilli, a Siena, quest’anno volevo andare alla Futa per assistere ad una delle sue “tragedie greche”, ma ho rinunciato sapendo che ormai impiegava tutte le sue energie sia per dissimulare la gravità della malattia che per immergersi, solitario, in ciò che amava. E’ stato un “personaggio” di grande talento ed umanità. Ho il rimpianto di averlo soltanto sfiorato…. Addio, caro Franco!”   

martedì 6 novembre 2012





Nella finestra in alto a dx., sotto la finestra bianca semicircolare, la camera dove sono nato: il mitico Serrappuccio (ossia Serra a Puccio).


Al Serrappuccio,
in un mattino un po’ triste di fine ottobre.

Vedo con non l’ho visto mai il mio paese
avvolto dalle nuvole che vengono
dal mare, nere, pesanti di pioggia
e vento, appiccicose,
 e di mestizia foriere,
che il novembre è ormai
alla porta, coi fiori di plastica, tristi
per la gente morta.

Anche stamani
suona lamentosa la campana,
a rammentare una partenza amica;
pure noi siamo in attesa,
noi che ci sentimmo immortali,
quando la bellezza ci sfiorava
e l’amore ogni porta spalancava.

Con questa donna umile e mite
m’incontrai alla mensa nuziale
di un cugino, la vedo ancora,
ridente, porgermi dal fiasco
il vino che ancor più faceva divampare
l’amor che dentro me sbocciava.

Salgo nel Serrappuccio, dove son nato,
dove a vent’anni sono ritornato,
io poeta, il babbo musicista e la nonna
già vecchia che per amor di noi
la vita sua  allungava. Tutto è silenzio
ora se non fruscio di vento sulle cime
dei cipressi, e rauche grida
d’ uccelli, intorno alla torre e in cielo.

Scandaglio la memoria 
alla ricerca di volti, nomi, parole,
ma poco affiora dal gorgo della storia.
Lenzina, Corinna, Teresa, Solidea,
Concetta, la Manetta, Iris, la Tradotta,
e Franca, Vittoria, Seconda, Gustavo,
Livio, Carla, Natalino, ed altri ancora,
che un tempo amavo.

Chi condivise i miei giorni felici
della giovinezza, é partito,
verso perduti lidi,
altri dispersi nel mondo,
come le foglie brune
per gli stretti vicoli.

E’ l’umano destino che ci attende:
morire soli e far perdere ogni traccia,
con la speranza mai sopita,
d’incontrarci nell’eterna vita

lunedì 5 novembre 2012


Senza fiabe e rosari



Sfila sotto la neve
lento corteo di dame
occhi grandi e pazienti
ricordano la strada.

Ogni tanto dal fitto
di quei corpi pesanti
fra lo scuotere d'orecchi
che tremano
attenti a una voce più forte
fa capolino un muso 
velato dal respiro,
mite nel riconoscere
la strada del ritorno.

Chissà se hanno davvero
la certezza del mondo
che passa loro accanto,
mobili campanili
al primo gelido vento.

Sembra che suonino a festa
nel loro lento andare.
Un riparo li attende
alla fine del giorno
e un inverno di veglie
solitarie
senza fiabe e rosari.

red


Dedicata a mia madre, al mio caro amico Karl e al mio caro amico Antonio, che ringrazio per avermi permesso di portare qui un altro dei suoi capolavori. Grazie cara amica! K.